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Il fenomeno del volontariato di impresa si sta diffondendo tra numerose aziende, che ne riconoscono i vantaggi in termini di reputazione, soddisfazione  e senso di appartenenza dei dipendenti. Occorre però svilupparlo maggiormente nel mondo delle piccole e medie imprese

Il volontariato di impresa, o volontariato aziendale, è l’insieme delle attività di volontariato promosse da un’azienda con il coinvolgimento dei propri dipendenti. Il volontariato d’impresa non si svolge nel tempo libero, ma durante le giornate lavorative. I dipendenti, anziché svolgere i propri compiti quotidiani, si dedicano a progetti di volontariato durante l orario di lavoro. In Italia il fenomeno sta iniziando a diffondersi, ma presenta ancora molte potenzialità inespresse, specialmente nel vasto mondo delle piccole e medie imprese, che ancora faticano ad organizzarsi.  Tuttavia, sarebbe importante incentivare progetti di volontariato aziendale anche nelle realtà di dimensioni ridotte, perché queste attività hanno ricadute estremamente positive sulla soddisfazione dei dipendenti, sul senso di appartenenza all’azienda e sulla reputazione di quest’ultima all’esterno.

Dove si svolge il volontariato di impresa

Gli ambiti nei quali il fenomeno del volontariato d impresa si può sviluppare e applicare sono molteplici. Possono essere attività svolte presso la comunità locale, ad esempio programmi educativi per persone con disabilità o raccolte fondi per associazioni non profit  del territorio. O ancora la partecipazione di progetti di sostenibilità ambientale, l’organizzazione di eventi locali a scopo di beneficenza ma anche il supporto a Organizzazioni non governative o enti del Terzo settore che operano nella cooperazione internazionale. Il panorama è vasto. L’elemento imprescindibile è la partecipazione attiva e il pieno coinvolgimento dei dipendenti.

La situazione in Italia

Da una ricerca condotta da GfK Italia nel 2019 emerge che il 70% delle aziende (su un campione di 126 intervistati) realizza progetti di volontariato d’impresa da almeno 3-4 anni. Le motivazioni prevalenti che spingono a intraprendere queste attività sono le seguenti:

  • contribuire a sostenere progetti di enti non-profit
  • sviluppare reti sociali sul territorio
  • favorire la propria visibilità e consolidare la reputazione aziendale
  • premiare la forza lavoro motivata e coesa
  • sviluppare nuove competenze.

Parallelamente, le aziende che partecipano a iniziative solidali traggono anche dei benefici che si traducono in un miglioramento della reputazione aziendale (57% degli intervistati) e delle relazioni con la comunità (49% degli intervistati). Più rilevanti ancora i vantaggi interni all’organizzazione relativamente al coinvolgimento e alla fidelizzazione dei dipendenti, al clima aziendale e al lavoro di squadra.

La partecipazione attiva dei dipendenti

Una fase successiva della ricerca si è focalizzata sul riscontro da parte dei dipendenti relativamente alle attività di volontariato di impresa. L’84% del campione valuta molto positivamente l’esperienza e il 70% sarebbe disposto a prenderne parte più volte durante l’anno, magari con un progetto continuativo, e anche al di fuori dell’orario di lavoro. Le ragioni risiedono prevalentemente in motivazioni di natura personale. I dipendenti non sottovalutano il miglioramento della reputazione aziendale, dello spirito di squadra e del senso di appartenenza, ma la maggiore soddisfazione deriva dalla capacità del volontariato d’impresa di rispondere a bisogni che restano normalmente insoddisfatti. Come la necessità di aprirsi al sociale e di impegnarsi per il bene comune, prendendosi cura dei bisogni concreti della comunità. Non a caso, tra le attività preferite dei dipendenti spiccano i lavori manuali, specialmente se volti a migliorare il territorio locale.

Sfide e opportunità del volontariato di impresa

Affinché un progetto di volontariato d’impresa risulti efficace, è fondamentale che l’azienda sia consapevole dei benefici esterni e interni ai quali avrà accesso e che sia in grado di bilanciarli. È decisivo l’equilibrio tra approccio top down (con coinvolgimento diretto del management) e bottom-up, favorendo il ruolo attivo dei dipendenti anche nella fase di progettazione. Inoltre, come metodo operativo, è consigliabile privilegiare la co-progettazione e la collaborazione tra imprese e realtà del Terzo settore. L’azienda che decide di attivarsi, d’altro canto, deve mettere in campo risorse umane e non solo e una strategia di comunicazione ben pianificata. Probabilmente anche per questo motivo la maggior parte delle aziende che ha dichiarato di essere già attiva è di medie-grandi dimensioni.

Francesca Gervasoni

Laureata in Filosofia presso Università degli studi di Milano, ha un’esperienza di 15 anni nel mondo delle agenzie di comunicazione per il mondo profit. Nel 2012 cambia vita e approda su Rete del Dono, dove mette in pratica quello che ha imparato nella precedente vita professionale, per aiutare ONP e aziende ad attivare campagne di raccolta fondi non profit. In Rete del Dono, ricopre il ruolo di Head of Charity Program e si occupa dei rapporti con le aziende.

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