Un viaggio che cambia la vita, non tanto di chi si va ad aiutare, ma di chi parte. Ecco i campi di volontariato di Compagnia del Perù, in quel Paese sudamericano dove anche quest'anno altri 26 ragazzi andranno per un mese. Prima di partire hanno già raccolto fondi per pagarsi la permanenza e portare ai bambini laggiù un aiuto, un primo segno del loro passaggio, anche se non potrà mai compensare l'esperienza umana.

Tiziana Casti è responsabile di Cdp, che aiuta i bambini della regione di Trujillo, nel nord del Paese. Dal 2010 si reca in Sud America ogni estate con un gruppo di volontari provenienti da ogni parte d'Italia.

Questo permette al personale della struttura di tirare il fiato per circa un mese e di far svolgere ai bambini attività diverse da quelle abituali. Ogni volontario si paga il proprio viaggio, mentre le spese di vitto e i materiali necessari vengono finanziati tramite vari progetti di raccolta fondi. “Con le nostre staffette della Milano Marathon o con eventi come le cene di finanziamento abbiamo raccolto più di 20mila euro che saranno fondamentali quest'estate: verranno utilizzati per comprare materiale scolastico”. Il campo di volontariato 2017 si svolgerà dal 3 agosto al 1° settembre: come ogni anno verrà scelto un tema, a partire dal quale saranno sviluppati giochi, lezioni e programmi.


Un'esperienza che stravolge la vita

“Quando i volontari tornano dal Perù, la frase più ricorrente che sento dire loro è 'Questa esperienza mi ha cambiato la vita'. Partecipo ai campi di volontariato da otto anni e posso dire che l'incontro con questi bambini è davvero emozionante” racconta Tiziana. Vivendo a contatto con minori che hanno perso i genitori, sono stati abbandonati dalla famiglia o hanno subito violenze domestiche, la scala di valori abituale di un giovane italiano viene completamente stravolta.

 

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Una vita senza cellulare né internet

La vita dei volontari in Perù si adegua totalmente a quella dei bambini ospitati nella struttura, con cui condividono tutto. Se il cibo è poco, si mangia tutti di meno, se manca lo spazio ci si stringe tutti. I ragazzi italiani, normalmente abituati alla vita da studenti nelle nostre città, si trovano a stare un mese senza cellulare né internet, senza i comfort da cui sono circondati per il resto dell'anno. “Credo che nella società moderna, il sistema di valori delle persone sia fortemente alterato: il periodo del campo di volontariato ci riporta ogni anno a comprendere le vere priorità della vita”.

 


L'importanza delle relazioni famigliari

“Il Perù mi ha insegnato a cogliere le occasioni – confessa Tiziana - lì le persone hanno poco e devono sfruttare al massimo tutte le chance che la vita concede loro. Sia in termini materiali (un'occasione di lavoro, un aiuto concreto), sia in termini di rapporti umani: noi tendiamo a banalizzare tutto, ma in un posto dove anche le relazioni famigliari non sono date per scontate questo non è possibile”. Il 99% dei bambini che ha conosciuto, dice, avevano perso o non avevano mai visto uno o entrambi i genitori: situazioni come queste permettono di apprezzare meglio la nostra quotidianità.

In Perù c'è molto da fare e non solo in termini materiali: manca soprattutto l'educazione famigliare, servirebbero più figure maschili di riferimento. Spesso le donne allevano i figli da sole, gli uomini le hanno abbandonate o, nel migliore dei casi, sono spesso lontani da casa per cercare di guadagnare qualcosa. “Quando nel C.A.E.F. i bambini si confrontano con gli educatori maschili l'effetto è piacevolmente sorprendente”.


Nuovi donatori grazie a Rete del Dono

Tiziana non nasconde la sua felicità “Siamo molto soddisfatti di come sta procedendo la nostra raccolta: avevamo fissato l'obiettivo di 1500 euro, ma ora abbiamo raggiunto e superato quota 2000 euro. Sono contenta perché quest'anno c'è stato anche un boom di nuove iscrizioni al campo”. La diffusione sui social network delle iniziative ha permesso di arrivare più facilmente a chi non ci conosceva e la semplicità del meccanismo di Rete del Dono ha agevolato le donazioni. “Alla Milano Marathon la mia staffetta ha ricevuto una grossa somma da un donatore che nessuno di noi conosceva, nemmeno per vie traverse. In quel momento ho capito cosa voleva dire allargare la propria rete. Quest'anno servirà uno sforzo in più perché bisogna ricostruire parti della struttura distrutte dalle inondazioni de “El Niño”: noi ci metteremo le braccia e lo sforzo necessario, i soldi per i materiali arriveranno dai donatori”.

 

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