Tutto il mondo ha diritto a proteggersi dalla pandemia in atto. Eppure la gran parte della popolazione mondiale fatica ad accedere al vaccino anti Covid 19. Un’ingiustizia inaccettabile, che ha portato Unicef a scendere in campo per il programma COVAX, per garantire la vaccinazione soprattutto alle popolazioni più fragili del mondo. E per farlo, in prima linea ha chiamato i suoi sostenitori per lanciare quella che potrebbe rivelarsi una delle campagne di Personal Fundraising più grandi di sempre.
Non c’è sicurezza senza equità
Nessuno si salva da solo: è la convinzione che ha spinto Unicef a diventare l’Agenzia di riferimento per COVAX, la più grande operazione di approvvigionamento e fornitura di vaccini anti Covid. “È un momento storico importantissimo, che segnerà la ripartenza del mondo - dice Andrea Iacomini, Portavoce di Unicef Italia - E noi ci siamo, con una campagna lanciata a livello mondiale: chiediamo di superare l’indifferenza, le immagini delle pire di cadaveri in India non possono non toccarci. Sono tante le popolazioni che, senza vaccini, vivono quotidianamente il dramma del Covid. La pandemia dovrebbe avercelo insegnato: non c’è sicurezza, nemmeno per i Paesi ricchi, senza equità. Il nostro appello dunque è a non guardare solo il nostro ombelico, ma che ciò che accade fuori da noi ci riguarda. I governi possono proteggere i propri cittadini solo se si interessano anche di quelli vicini”.
Un obiettivo su scala globale
L’obiettivo è ambizioso: consegnare 2 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19 entro la fine del 2021 in 190 Paesi, soprattutto per quelli con basso reddito: “Si tratta delle persone più fragili del mondo, che vivono in paesi che non hanno potuto stringere accordi bilaterali con i produttori. Ecco perché lo sforzo, organizzativo ed economico, coinvolge moltissimi attori: OMS, privati e istituzioni stanno lavorando per stringere accordi con i produttori, formare i governi locali e approntare la logistica e lo stoccaggio. Un’alleanza che ha già iniziato ad aiutare 92 Paesi a basso reddito, ma vogliamo raggiungere tutti per ribadire che chiunque, anche chi non può permetterselo, ha il diritto di accedere al vaccino negli stessi tempi degli altri Paesi. Abbiamo deciso di chiedere aiuto direttamente a ogni singolo cittadino perché qui c’è in gioco una rivoluzione culturale: il senso di COVAX è aiutare chi non ce la fa”.
Il Crowdfunding per la rivoluzione
Ogni rivoluzione culturale richiede un’innovazione, e Unicef così ha puntato su Rete del Dono e sul Crowdfunding: “È la primissima volta di Unicef in questo tipo di iniziative, e ciò avviene nell’occasione forse più importante della nostra storia. Il Personal Fundraising ha certo lo scopo di sopperire con le donazioni private alle ridotte risorse destinate alla Cooperazione, ma soprattutto per sensibilizzare in modo capillare più persone possibile, dal basso. La differenza la faranno le persone, le aziende, le preziosa rete dei nostri volontari e chiunque voglia metterci la faccia: se manterremo alta l’attenzione su questo programma, anche con l’alleanza dei media, potremo sorprendere anche quei governi che ad oggi si sono mostrati tiepidi verso COVAX. Qui a contare saranno il numero di Personal Fundraiser e di donatori, non tanto gli importi. Il nostro sogno? Che ogni cittadino italiano che fa la sua seconda dose di vaccino, ne doni una per una persona di un Paese che non se lo può permettere”.