A 6 anni dall’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, qual è l’impatto e che forme assume il contributo del Terzo Settore al raggiungimento dei 17 Obiettivi individuati dall’ONU? Ce lo siamo chiesti il 12 ottobre scorso in un panel presso il Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale 2021.
Tutti i volti della sostenibilità
Si fa presto a dire sostenibilità, ma la maggior parte delle persone non sa esattamente di cosa si sta parlando: “Secondo il recente studio di Green Media Lab oltre il 60% degli italiani - ricorda Valeria Vitali, Co-Fondatrice di Rete Del Dono e moderatrice dell’incontro - la associa a tematiche ambientali; solo il 14% invece pensa alla riduzione delle diseguaglianze, il 9% alla parità di genere e un residuale 7% allo sviluppo di comunità sostenibili”. Ecco perché una prima missione del Terzo Settore è proprio quella di fare cultura rispetto a queste tematiche: i Case Studies presentati durante la conferenza sono un esempio plastico, poiché “affrontano problematiche di valore quale l’inclusione sociale e lo sviluppo territoriale”.
Fondazione Bracco nella periferia milanese
Baranzate, comune alla periferia Nord di Milano, vanta il record di stranieri residenti (35%) per oltre 80 etnie diverse e un reddito pro capite tra i più bassi dell’hinterland. Qui Fondazione Bracco ha attivato dal 2016 diversi interventi in collaborazione con APS La Rotonda (organizzazione non profit del territorio) e il Comune: “I progetti sono cresciuti nel tempo - spiega Cecilia Soldano, Manager comunicazione ed eventi della Fondazione - Siamo partiti dall’apertura di un ambulatorio pediatrico che offre assistenza gratuita una volta a settimana; poi abbiamo potenziato le attività di una sartoria sociale per favorire l’inserimento lavorativo di donne migranti con fragilità; infine abbiamo affrontato la povertà educativa con un progetto che ha proposto laboratori scolastici e permesso a oltre 600 bambini e ai loro genitori di accedere ai dei luoghi della cultura, il museo Poldi Pezzoli di Milano”. Salute, lavoro, educazione: tre ingredienti fondamentali per favorire l’inclusione sociale che dal 2021 hanno trovato casa nel nuovo Spazio Inoltre, nel cuore del quartiere.
Le Cooperative di comunità di Emil Banca Credito Cooperativo
Di rigenerazione urbana e sociale parla invece Alberto Montanari, Referente Terzo Settore - TEAM MUG Magazzini Generativi di Emil Banca Credito Cooperativo che ha illustrato un innovativo progetto in alcune realtà dell’Appennino emiliano per contrastarne lo spopolamento e l’impoverimento socio-economico: “Ci sentiamo una ‘banca di comunità’ e per questo proviamo ad essere un punto di riferimento per attivare processi collaborativi sui territori. In sinergia con Confcooperative e l’Università di Bologna abbiamo promosso la creazione di Cooperative di comunità. Questo per intercettare anche le nuove potenzialità di queste aree, emerse soprattutto dopo la pandemia: il boom dei cammini e del turismo ‘slow’ appenninico, il contatto con la natura, la valorizzazione dei prodotti a filiera corta”. La Coop. Foiatonda ad esempio, posta al crocevia di diversi cammini a lunga percorrenza, ha trasformato gli empori di paese ormai in disuso in negozi per i turisti, con beni di prima necessità ma anche prodotti agroalimentari conferiti da aziende del territorio.
Carrefour Italia per la dignità del lavoro
Con i loro progetti per stranieri rifugiati, NEET e Over 50 Carrefour Italia si impegna, dal 2018, nell’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati: “Perseguiamo l’obiettivo di offrire un lavoro dignitoso per tutti, anche per chi ha meno opportunità - racconta Chiara Simeone, Responsabile Risorse Umane Operations - Lo facciamo in collaborazione con Comune di Milano e Fondazione Adecco, fornendo percorsi di formazione on the job specifici. Per i giovani che non studiano né lavorano, vi è un tutoraggio che forma anche alla cultura del lavoro; per gli Over 50, si valorizzano le competenze tecniche pregresse con corsi di aggiornamento permanente”. Tutte iniziative che coinvolgono in prima persona anche i dipendenti dei punti vendita, che sono orgogliosi di accompagnare i colleghi in questo processo formativo: “Sono nate molte amicizie umane e professionali e anche sorprendenti storie di riscatto personale”.
Fondazione Allianz per un benessere condiviso
A chiudere gli interventi Nicola Corti, Consigliere Delegato di Fondazione Italia per il Dono. “Occorre ripensare alla filantropia d’impresa, che non è più un privarsi di qualcosa ma al contrario un investimento che genera motivazione tra i dipendenti (pensiamo al volontariato aziendale), comunicazione positiva dell’impresa e valore. Un valore condiviso, perché più la società sta bene più anche il mio business è florido”. In quest’ottica si muovono i progetti di Fondazione Allianz Umana Mente, come una piattaforma per favorire l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità o ‘Impariamo dall'eccellenza’ che, in collaborazione con oltre 50 hotel in Italia, insegna un mestiere nel settore alberghiero a ragazzi in situazioni di difficoltà segnalati da diverse associazioni territoriali. “La filantropia però deve essere alla portata di tutti e non può rimanere appannaggio solo di Fondazioni e imprese: grazie quindi a chi come Rete del Dono diffonde la cultura del dono e la rende accessibile a chiunque”.
Il valore di rete e partnership
Non vendere una causa, ma creare relazioni per raggiungere obiettivi ambiziosi: è sicuramente una regola d’oro del fundraising, ma anche l’approccio con cui il Terzo Settore contribuisce agli SDGs. “Ad accomunare questi progetti - conclude Valeria Vitali - è il lavoro di rete e alleanze che li ha resi storie di successo: le organizzazioni non profit, per aumentare l’impatto sociale dei lori interventi, non possono fare a meno di interagire con enti pubblici, imprese, scuole e realtà territoriali. Un impegno che può rallentare alcuni processi, ma che poi si rivela prezioso anche in termini di risonanza e coinvolgimento sociale e individuale”.