Durante il lockdown, mentre gli italiani sostenevano campagne di solidarietà legate all'emergenza sanitarie, molte non profit hanno bloccato le attività di fundraising, capendo che l'attenzione in quel momento era rivolta ad altri campi. La situazione ha preso alla sprovvista anche i volontari del Telefono Amico Italia, che con i loro 20 centri sparsi in Italia erano pronti a lanciare una campagna di raccolta fondi. Ma non si sono lasciati andare. Hanno sfruttato la quarantena per formarsi e prepararsi, per poi dare il via e raggiungere l'obiettivo in poco tempo, ma con un grande sostegno popolare.
Il Personal Fundraising contro la quarantena
“Abbiamo preparato i presidenti dei nostri centri e abbiamo chiesto di sensibilizzare a loro volta i volontari locali” racconta Cristina Rigon, responsabile della comunicazione: “Sono state così identificate alcune persone da coinvolgere come personal fundraiser, perché si muovessero loro stesse a raccogliere fondi tra i loro contatti”
La prima sorpresa, è che il lockdown ha fermato sì gli eventi fisici, ma non le relazioni. “Il personal fundraising è stata anzi la soluzione alla quarantena prima e al distanziamento sociale poi. Dove non siamo arrivati con gli aperitivi o le feste, sono arrivati i volontari. Hanno mandato messaggi whatsapp agli amici, personalizzandoli uno ad uno. Hanno telefonato spiegando la motivazione alla realizzazione del progetto. Alla fine hanno raccolto tanto, da tanti”.
Un obiettivo preciso
Il risultato finale è stato di oltre 14mila euro, con 329 donatori. “Ci siamo fermati perché quello era l'obiettivo per comprare il nuovo centralino”. Telefono Amico Italia offre un servizio d'ascolto per persone che soffrono, i volontari danno il loro tempo, ma il centralino è importante per smistare le chiamate e il vecchio strumento cominciava a dare problemi, bisognava cambiarlo. “Avere un traguardo preciso ha dato la spinta, e arrivati, abbiamo deciso di fermarci, come segno di trasparenza. Potevamo fare di più, ma preferiamo così”.
L'importanza della formazione dei volontari
Prima di partire, Cristina e i compagni hanno deciso di seguire tre webinar di Rete del Dono per attivarsi nel migliore dei modi. “Ci sono stati utili, ci hanno aiutato a strutturare le strategie e le comunicazioni. Dalle grandi alle piccole cose, ogni suggerimento ci è servito e non ci siamo trovati impreparati davanti ai problemi o alle sfide”.
L'entusiasmo e l'attenzione
La vera gioia è stata scoprire alcuni volontari sconosciuti, magari nuovi, che si sono attivati subito portando a casa cifre sostanziose: “Molti hanno superato i 1000 euro, altri hanno coinvolto mariti e mogli o parenti che magari ci conoscevano solo per passaparola e a loro volta hanno aperto delle raccolte. Ora dobbiamo coinvolgerli ancora di più e vogliamo assolutamente festeggiare a settembre. Intanto abbiamo mandato, come segno di ringraziamento per il loro impegno la borsa con la grafica del nuovo numero. Ma vogliamo rafforzare ancora di più quel rapporto stretto che si è creato tra tutti noi durante il Covid. Sembra strano, ma le videochiamate e le chat hanno aiutato.
Alcuni suggerimenti per chi vuole provare il crowdfunding
Ci sono alcuni suggerimenti che Cristina propone per chiunque volesse provare una raccolta fondi in crowdfunding
- Formarsi e formare i volontari che raccoglieranno in prima persona
- Parlare prima di tutto ad amici e conoscenti
- Usare tutti i canali a disposizione
Cavalcare l'entusiasmo dei personal fundraiser
“Lo ripeto, non era un momento facile, c'era il Covid in piena fase crescente e tanti pensieri. Eppure ce l'abbiamo fatta e anzi portiamo a casa un grande gruppo di volontari e amici molto coeso. L'importante è crederci, prepararsi, studiare bene i canali da usare : per noi telefono e whatsapp. Sono emerse delle potenzialità che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato e il futuro è tutto da costruire”