Corsa e solidarietà hanno molto in comune. In questi mesi abbiamo conosciuto da vicino molti esempi positivi ed oggi vi proponiamo una nuova testimonianza che ci arriva dal progetto Run For Good dell’associazione Sport Senza Frontiere. SSF utilizza proprio l’attività sportiva come un efficace strumento di cambiamento sociale. Lavora quotidianamente con bambini ed adolescenti che si trovano in una situazione di grave disagio per garantire loro il diritto allo sport, renderlo accessibile e portarlo lì dove non c'è.
Per far conoscere e finanziare il progetto, Sport Senza Frontiere si è rivolta anche al mondo dei runner coinvolgendoli in veste di personal fundraiser su 2 importanti eventi sportivi: la Milano Marathon e la Maratona di Roma.
Tra i tanti corridori che si stanno impegnando a sostegno di questa buona causa, abbiamo intervistato Fabio Bartocci runner milanese che grazie alla sua pagina di personal fundraising su Rete del Dono ha già raccolto oltre 500€ raggiungendo e superando l’obiettivo che si era prefissato. Ecco la sua storia.
Ciao Fabio, grazie per la disponibilità. Come sei entrato in contatto con il mondo della maratona?

Come hai conosciuto il personal fundraising e perché hai scelto di correre per il progetto Run For Good di Sport Senza Frontiere?
Ho conosciuto Sport Senza Frontiere lo scorso anno grazie alla mia azienda, Cisco System. Sono rimasto molto colpito dal lavoro dell’associazione nel coinvolgimento di bambini con problemi famigliari o di integrazione in attività sportive.
Io da piccolo non ho mai praticato sport a livello agonistico ma ho capito molto bene quale sia la valenza educativa e formativa che può avere sui più giovani. Il fatto di prendersi degli impegni, di portarli avanti, di mettersi in gioco e competere, crea una tensione positiva che aiuta nella vita. Ecco perché sono legato all’associazione e ai suoi collaboratori che oramai conosco e che apprezzo molto per il loro impegno.
Come personal fundraiser sono molto coinvolto. All’interno dell’azienda sto svolgendo un ruolo di focal point, tant’è che in 3 correremo la maratona ed ho costretto altre 40 persone a formare 10 staffette sempre a sostegno di Sport Senza Frontiere.
Ho spinto molto perché ero consapevole che con un atteggiamento soft molti non avrebbero partecipato. In alcuni casi ho trovato qualche resistenza ma anche i ringraziamenti e non sono mancati e sono certo che alla fine saremo tutti felici.
La tua raccolta fondi ha già superato l’obiettivo prefissato. Un ottimo risultato. Come hai promosso la tua pagina?
Inizialmente ho condiviso l’iniziativa sul mio profilo facebook ed ho ricevuto alcune donazioni. La raccolta principale è però arrivata da colleghi e amici che ho contattato in maniera diretta tramite mail.
In particolare hanno risposto positivamente coloro che già conoscevano Sport Senza Frontiere e che appena hanno saputo dell’iniziativa e del mio coinvolgimento hanno donato con piacere.
Credendo molto nella causa e nella destinazione dei fondi ho fatto un passo in più: ho inviato una mail a tutti i colleghi di Cisco Italia. Alcuni hanno risposto spontaneamente mentre altri sono stati coinvolti in maniera un po’ spontanea. D’altra parte una mail di massa non ha lo stessa efficacia di una comunicazione one to one o di una conversazione fatta in corridoio.
Ho notato anche una cosa molto interessante. I colleghi stranieri, inglesi e francesi, hanno colto con più naturalezza la mia comunicazione ed hanno risposto in modo molto positivo. Credo che all’estero sia più diffusa la metodologia della raccolta fondi tramite eventi sportivi ma sono contento di portare avanti anche qui questa nuova cultura del dono.
Corsa e solidarietà hanno qualcosa in comune?
Si, assolutamente. In primis la corsa migliora la qualità della vita degli altri perché, come nel mio caso, ho potuto contribuire ad offrire ad un giovane la possibilità di fare sport e vivere le emozioni che sto provando io.
Inoltre correre ha migliorato la qualità della mia vita e sicuramente anche quella delle persone che mi stanno accanto. Io ad esempio pratico la corsa al mattino presto verso le 5:30 o le 6, per non togliere tempo alla mia famiglia. Quando torno a casa sono sempre di buonumore perché correndo ho scaricato tutto lo stress e le preoccupazioni. Questo mi rende una persona migliore sia con loro che con tutti coloro che incontrerò durante la giornata, per cui credo che anche questo aspetto abbia una valenza sociale.
Sto inoltre cercando di trasmettere i valori dello sport e della solidarietà a mia figlia e sono sicuro che il mio impegno le stia dando un ottimo esempio da seguire.