Video, selfie, whatsapp, instagram e i tag giusti. Per i runner solidali che si preparano alle maratone, i social media sono ormai uno strumento indispensabile per raccogliere fondi.

Poiché i suggerimenti funzionano di più se accompagnati da esempi pratici che possano aiutare a capire, andiamo subito a citare alcuni dei personal fundraiser che si stanno dando da fare anche sui vari canali social per farsi conoscere. Ma prima di tutto una precisazione: questo è il momento dei video, sia su Facebook che su altre piattaforme! Ne avevamo parlato anche qui.

 

Instagram e Facebook per fare comunità

Parliamo di Run For Emma, gruppo ormai noto agli amici di Rete del Dono per il suo incredibile attivismo. Usano i social con uno scopo principale: galvanizzare i propri compagni e personal fundraiser. L'ottica della community è importante, ricordare con le immagini passate, ma soprattutto con quello che si sta facendo e i risultati ottenuti con i fondi. Quindi: immagini del pulmino acquistato, dei bambini con disabilità portati a correre o a sciare con loro, ma anche tanti volontari con i loro video di allenamenti, selfie post allenamento con le applicazioni che calcolano le distanze. Questa allegata è la diretta facebook di Marco Mottola, in cui ci racconta il suo allenamento sotto la neve e l'andamento della raccolta.

 

Raccontare i propri sforzi per convincere amici e non

C'è poi il caso di quei runner come Franz Rossi, che per preparare la New York Marathon si è raccontato settimana dopo settimana con i video post-running. Nei suoi messaggi, univa notizie sulla tipologia di allenamento, sulle distanze e i tempi, ai numeri della raccolta fondi. E alla fine sempre un solo invito: quello a donare. Importantissimo, perché sennò le persone non lo fanno. I suoi post e la sua attività continua sui social hanno attratto anche altri sportivi che sulla sua spinta hanno iniziato a unire le loro sfide sportive a sfide solidali. Bè, una bella soddisfazione.

 

Uno sguardo agli allenamenti per il team building aziendale

Soprattutto su Instagram, si trovano tanti che stanno preparando le loro maratone con i colleghi e che non esitano a raccontarlo. Per esempio gli amici della Comerio Ercole si sono ripresi pure mentre erano in trasferta in Repubblica Ceca o sotto la pioggia scrosciante, oppure le ragazze di Timberland che si fotografano con il selfie stick durante le loro corse per raccontare come va la preparazione alla Milano Marathon.

 

Le facce in primo piano, anche di chi non corre

La faccia, bisogna metterci la faccia per forza. Non è un consiglio, è proprio un dovere. Come diciamo sempre, i social sono un canale che collega persone, perciò la gente apprezza di vedere la faccia di chi corre, ma anche di chi dona, di chi partecipa a una cena di solidarietà collettiva, pure di chi ringrazia. Sì proprio così. Per esempio l'Associazione Piccoli Punti ha ringraziato il runner solidale Alessio, che ha raggiunto la grande cifra di 10.000 euro, con un video: ci sono tutti i responsabili che lo ringraziano. Semplice, ma molto efficace. O come i selfie di Marco Ellena, che anche quest'anno correrà con Lillo. Niente di speciale, solo tanti sorrisi. Ma giorno dopo giorno, è questo lo storytelling.

 

I ringraziamenti, taggando gli amici

Davide ha deciso, per esempio, di fare video semplici post corsa per ringraziare volta dopo volta chi ha donato per la sua causa. In queste immagini saluta i suoi amici insieme ai figli. Li cita uno ad uno. Tanta semplicità e l'invito finale: Donate!
 

 

 

Il nostro invito finale invece è questo: non pensate a tante strategie, cari runner solidali. Usate i social, taggate i vostri amici, ma metteteci sempre la faccia. I vostri amici vi seguiranno, che facciate le dirette, i video, le foto, che siate sudati o meno. Sempre col sorriso e sempre rimanendo voi stessi. La motivazione che vi spinge attrarrà più donazioni di mille stratagemmi grafici.