Simona Biancu racconta le differenze tra Francia e Italia nella raccolta fondi culturale. Dai mecenati agli esperti di fundraising negli enti locali, c'è tanto da imparare.

L'invito da parte dell'Association Francaise des Fundraisers a tenere due sessioni in occasione dell'8° Conferenza Nazionale sul Fundraising per la Cultura si sono trasformati per l'esperta di fundraising Simona Biancu in una interessantissima esperienza professionale. La collaborazione con l'Associazione Bergamo Film Meeting onlus per lo sviluppo della strategia di fundraising è stato lo spunto per raccontare ai colleghi francesi il fundraising per la cultura di una organizzazione italiana che ha deciso di investire in una strategia organica di sviluppo utilizzando lo strumento, appunto, del fundraising.
 

I mecenati al cuore del fundraising

Il cuore del fundraising culturale francese continuano ad essere i  ​major ​donor​s​, ​tutt'ora il segmento più consistente sia dal punto di vista dei fondi donati che, in particolare, nel loro ruolo di traino e impulso del settore. ​che ancora donano tanto. “I tre quarti dei donatori sono i mecenati, che amano valorizzare le bellezze e le arti locali”. Certo a favorirne l'arrivo sono anche le agevolazioni fiscali favorevoli “Si arriva al 66%, ma ​il feedback dai colleghi francesi è che non sia l'unico motivo che induce al dono​ - d'altro canto per chiunque si occupi di fundraising, qualunque sia il Paese di provenienza, è tema ormai assodato: le agevolazioni aiutano ma quello che determina la differenza è una cultura del dono condivisa e definita come valore a monte. ​La rilevanza del fundraising come strumento di sostenibilità è piuttosto diffusa, anche tra le piccole e medie ​organizzazioni in ambito culturale; analogamente a quanto spesso si rileva anche in Italia, nelle "piccole"​ organizzazioni il ruolo di impulso sul fundraising è in mano ai direttori artistici, non sempre formati sul tema e con un gap culturale in tal senso da colmare con un'azione di formazione e coinvolgimento.

Il fundraising per la cultura negli Enti Locali 

Un impulso ad investire su strategie di fundraising, anche internazionali, da parte del settore pubblico arriva dagli Enti Locali, che in molti casi, negli ultimi anni, hanno formato e istituito una funzione interna di fundraising. In particolare le città di Nantes, Lione, Parigi, hanno presentato dei progetti interessanti. "Una chiacchierata con la responsabile del fundraising di Nantes - racconta Simona - ha​ evidenziato gli scenari in cui questi Enti si stanno muovendo, con un lavoro attento su Fondazioni straniere, di intercettazione del flusso turistico nell'area e di sviluppo delle relazioni con le aziende, tutto orientato al fundraising. Ho trovato in particolare interessante, e molto sensato, l'approccio orientato all'investimento: prima di chiedere studio, analizzo, pianifico, all'interno di un orizzonte pluriennale che ha come obiettivo lo sviluppo di un piano strategico di fundraising che avrà un suo peso specifico importante all'interno della più generale strategia di sostenibilità dell'Ente". Su questo punto c'è sicuramente da imparare, anche se i primi, timidi esperimenti italiani fanno sperare in uno sviluppo in tal senso.

Digital "poco" ​pervenuto​, qualche differenza in tema di formazione​

​Non considerato particolarmente strategico il digital fundraising. "Facebook è utile ma, in generale, la percezione è quella di uno strumento da utilizzare per l'engagement, la comunicazione", è il feedback. Nota di diversità rispetto all'Italia è la formazione - "da quel che ho ascoltato, non ci sono iniziative come il Master in fundraising italiano, e un ruolo predominane in tal senso è proprio dell'Associazione dei Fundraisers, molto attiva nell'organizzare corsi, occasioni di approfondimento, momenti di confronto in tutto il Paese, attraverso i gruppi locali".​

Note per l'Italia 

“​Pur nelle tante similitudini tra il fundraising nei due Paesi, la consapevolezza che in modo più forte mi porto a casa è che il settore pubblico italiano dovrebbe - davvero, in modo convinto - fare di più, considerare il fundraising come un investimento di sostenibilità e non solo come un "ufficio sponsorship". A maggior ragione considerando il patrimonio culturale che ogni città, ogni singolo luogo del nostro Paese, può offrire. Investire sulla formazione di risorse, fare uno sforzo verso una cultura dell'investimento in grado di definire una sostenibilità strutturale e non (pericolosamente) temporanea, dovrebbero entrare a pieno titolo nell'agenda politica​. L'Art Bonus è indubbiamente un ottimo strumento: pur con le criticità che si possono rilevare sta dimostrando il suo ruolo di impulso, in particolare con riferimento al tema del mecenatismo. Sicuramente c'è molto da fare sulla cultura del dono come investimento, insisto su questa parola perché, a mio avviso, rappresenta la modalità in grado di definire un salto di qualità nell'approccio" 

Premio Rete del Dono per la Cultura

Intanto continua fino a fine dicembre il Premio Rete del Dono per la Cultura, a cui partecipano 7 Organizzazioni Non profit con le loro raccolte fondi per progetti culturali. Rete del Dono mette in palio un contributo del 20% dell'obiettivo della campagna di crowdfunding (fino ad un massimo di 5.000 €) per i 3 progetti che per primi raggiungeranno l’80% del loro obiettivo nel periodo compreso tra il 1 ottobre e il 31 dicembre 2017.

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