Gli eroi del dono nascono a scuola: da questa convinzione è nato il progetto Donor Hero, il percorso scolastico che porta nelle classi della primaria i temi del dono e della gratuità. L’iniziativa, ideata da noi di Rete del Dono insieme a Fundraiser per Passione, è entrata nel vivo ed è il momento di un primo bilancio: come stanno rispondendo i bambini e le bambine alla proposta? Lo abbiamo chiesto a Alessandra Valerio e Silvia Bartoli, maestre che hanno seguito la realizzazione del Kit didattico interdisciplinare e che stanno accompagnando diverse classi in questo percorso.
Per allargare gli orizzonti
“La nostra adesione al progetto è stata spontanea - racconta Alessandra - soprattutto per la sua concretezza: i bambini imparano facendo e solo così si rendono più consapevoli delle competenze e abilità che acquisiscono”. C’è poi una dimensione sociale e di cittadinanza attiva importante, aggiunge Silvia: “A scuola c’è la necessità di avere uno sguardo più ampio sulla realtà, che esce dai confini ristretti dell’aula”. Sono gli alunni stessi a chiedere delle lenti per comprendere il mondo attorno a loro, e nello stesso tempo a confrontare le proprie opinioni: “I bambini vogliono riconoscere la realtà e hanno anche tanta voglia di essere ascoltati sia dai loro pari sia da noi adulti: le attività pratiche e le brevi storie filmate lasciano grande spazio a loro per esprimersi”.
Un metodo coinvolgente
Ora le classi sono in attesa di iniziare la terza tappa del percorso, ma già una cosa è certa: la modalità interattiva e non frontale di Donor Hero è vincente: “Tutti i bambini, ognuno con il proprio stile di apprendimento e caratteristiche, si sono messi in gioco. Hanno percepito che si tratta di qualcosa di reale, che parla della vita vera e che quindi è importante. Mi ha colpito molto l’attenzione e l’accoglienza che ho trovato, le domande pertinenti che hanno posto”. Le fa eco Alessandra: “Silvia ha presentato l’attività come un ‘gioco-lavoro’ e in effetti i bambini hanno giocato sul serio! Durante la prima attività, sulla collaborazione, nei vari gruppi si sono create delle vere riunioni di lavoro. E poi si è azzerata la competizione, alcuni andavano dai compagni a offrire il proprio aiuto e a coinvolgere anche chi si era un po’ estraniato".
Dai bambini ai genitori
Proprio le attività non strettamente curricolari rispondono al bisogno dei bambini “di sentirsi parte di un gruppo, di fare insieme agli altri e confrontarsi attraverso situazioni che fanno scoprire di sé e degli altri degli aspetti nuovi”. Essere attori in prima persona di un progetto ludico, ma che diventa concreto, rende poi più immediato per loro trovare un nesso con le proprie vite. Silvia: “Nella seconda tappa abbiamo riconosciuto la catena della gratuità e si sono sentiti chiamati in causa dalla storia presentata, l’hanno collegata alla loro: si sono resi conto che possono essere un pezzo di questa catena, che non interromperla dipende anche da loro. E in questo la ricaduta è ancora più ampia, perché raccontano e portano a casa tante domande: i genitori ci hanno ringraziato di aver aperto un canale per parlare con i figli di alcuni argomenti di valore”.
Cambiare il mondo a partire dal loro sguardo
Ecco perché dunque è fondamentale parlare a scuola di cultura del dono: “L’esperienza concreta di Donor Hero avvicina i bambini in modo naturale a ragionare sul senso di equità, a vedere il mondo con un occhio più consapevole e disincantato. Ogni tanto invece pensiamo che non siano in grado di sostenere il dolore e l’ingiustizia e per questo li educhiamo a girarsi dall’altra parte”. La scuola in questo ha un ruolo fondamentale e questo progetto le permette, secondo Alessandra “di imparare a lavorare in rete con chi c’è al di fuori, evitando di rinchiudersi in schemi autoreferenziali che non trovano le ricadute esistenziali che ci chiedono i bambini. Perché la cultura del dono in fondo apre la porta a qualcosa che il bambino ha dentro, a una domanda di senso che ci portiamo dentro tutti: i bambini hanno forte il desiderio che si possa stare bene tutti e si rendono conto che parole come pace, solidarietà, giustizia sono grandi e importanti”.