"Se le formiche si mettono d'accordo possono spostare un elefante", recita un proverbio africano. Un motto che si adatta perfettamente alle donne del “Pink is Good Running Team”. Da nord a sud, si sono organizzate, riunite e allenate: diverse le imprese sportive, comune l’obiettivo di sostenere la ricerca della Fondazione Veronesi contro il tumore al seno.
Le storie delle fundraiser raccontano vicende di coraggio e rinascita, di momenti di sconforto superati anche grazie allo sport e al senso di comunità. Tutte si stanno impegnando a fondo per combattere i tumori femminili e le tre migliori raccolte sono state premiate con il Pink Ambassador Fundraising Award 2019: un pettorale in omaggio da Rete del Dono per una corsa del 2020 e la soddisfazione di aver vinto la gara più bella, quella della solidarietà.
Rinascere dal dolore
Al primo posto si è classificata Chira Vittone, avvocato torinese che il suo nome preferisce scriverlo con la K. “Quando ho appreso di avere un tumore mi sono chiusa al mondo intero: mi sembrava che nessuno potesse capire il mio dolore. Evitavo di parlare della malattia, non volevo essere guardata con compassione e temevo i clienti pensassero che non fossi in grado di seguirli”. Le cure le hanno tolto energia, ma lei non ha mai mollato. Ha continuato a lavorare e, appena ha potuto, ha ripreso l’attività sportiva che praticava da tempo. “Il progetto Pink Ambassador e la raccolta sono stati l’occasione per raccontare cosa mi era successo e trasformare la mia esperienza in qualcosa di positivo”.
Kira, una raccolta fondi “all’antica”
Kira ha messo in campo la stessa tenacia che ha contraddistinto la sua battaglia personale. “Per raccogliere fondi ho contattato ogni singola persona: parenti, amici, conoscenti, clienti”. Niente social network, ma spazio a mail, messaggi di WhatsApp, chiamate al telefono e incontri faccia a faccia. “Ho avuto tante sorprese: persone che appena conoscevo sono state generose ed empatiche”. Per la vincitrice del Pink Ambassador Fundraising Award 2019 è fondamentale stabilire un legame con i donatori, come testimoniano le risposte a ogni singola donazione: “È bello anche leggere le parole di incoraggiamento, mai banali e mai scontate che le persone scrivono sulla mia pagina. Ti ripagano di ogni fatica”.
Erlinda, Pink nell’anima
“Io sono e resterò una pink. E sono felicissima di aver conosciuto altre persone come me. Questa iniziativa significa testimoniare la vita, l'entusiasmo e la resilienza”. Ha le idee molto chiare Erlinda Oliverio, che nelle pink romane ha trovato una famiglia e nelle sue allenatrici Alessia e Antonella due modelli da seguire. “Avevo paura di morire, ma grazie alla cura sono ancora qui. Sono diventata una pink per aiutare me, le mie figlie e tutte le donne a vincere, a superare i propri limiti”.
La sua raccolta fondi si è classificata al secondo posto del Pink Ambassador: merito secondo lei della semplicità della piattaforma di Rete del Dono e della sua capacità di non scoraggiarsi al primo tentativo: “Ho chiesto e sto chiedendo adesioni ad amici, ma anche a persone appena conosciute. Se non rispondono subito, continuo a provare fino a quando non raggiungo l’obiettivo. Alla fine, sono arrivati sostegno e incoraggiamento da tutti quelli a cui mi sono rivolta”.
Giorgia, una battaglia vinta in gruppo
La raccolta di Giorgia Pisano è iniziata quasi per gioco. Dalla sua aveva l’esperienza come grafico pubblicitario e l’abilità con social network e strumenti moderni, ma soprattutto la voglia di mettersi in gioco al massimo: “Le persone vogliono sapere dove finiscono le loro donazioni, è fondamentale metterci la faccia. Per questo ho raccontato i miei allenamenti su Facebook e aggiornato sempre i miei contatti su WhatsApp. Ho poi organizzato momenti di incontro con le persone, tra cui una camminata per ringraziare i donatori”.
In questo modo la mia raccolta è cresciuta giorno dopo giorno, fino ad arrivare sul terzo gradino del podio. La piattaforma di Rete del Dono è stata di grande supporto: “Grazie per i suggerimenti, i link sempre utili, il pdf della raccolta che ho usato come volantino e la possibilità di rispondere per iscritto a ogni donazione, fondamentale".
È arrivata anche qualche bella notizia: “Vecchie compagne di scuola, amiche che non vedevo da molto tempo, persone che frequento poco, mi hanno dimostrato il loro sostegno. Ognuna di loro è preziosa: tante piccole gocce che compongono il mare del sostegno alla ricerca”.