Questa settimana, alla vigilia di Venicemarathon, condividiamo con voi due belle storie di solidarietà: da un lato Andrea Santini che corre e raccoglie fondi per AIRC e dall’altro l’avvincente storia di un team di runner solidali, La Folgorante.

Ecco in sintesi cosa li accomuna:

1. La passione per la corsa, domenica parteciperanno in massa a Venicemarathon

2. Il desiderio di fare del bene a sostegno di buona causa

3. La scelta della buona causa da sostenere che nasce dal cuore, da un vissuto tutto personale che li ha avvicinati!

Chi sono i protagonisti

Andrea Santini: Ingegnere di nascita, ma runner per passione. Corro da quattro anni, ho una moglie con cui condivido questa grande passione e un bambino di sette mesi che metteremo presto in pista. Mi sono sempre occupato di sociale, sono stato scout AGESCI per tanti anni e ora rotariano da un paio.

La Folgorante: Eravamo quattro amici al bar…questo è l’inizio della nostra storia e della Folgorante, il movimento di corsa che abbiamo creato in memoria di Nicola (Che non correva ma ci seguiva). Ci ha lasciato l’anno scorso, dopo una breve malattia, una settimana prima di correre la Maratona di Padova che voleva essere una corsa della speranza e che poi abbiamo dedicato e corso per lui. Non era ancora La Folgorante, ironicamente ci divertivamo a chiamarci “Il Lungo, il Corto ed il Pacioccone”, per le nostre caratteristiche “tecniche”. Poi è arrivata la proposta della Banca degli Occhi e in pochi giorni l'idea di una squadra è diventata concreta.

Perché avete deciso di diventare runner solidali?

A.S.: Sapevo già dall’anno scorso della possibilità di collegare la corsa a una causa benefica e così, quest’anno, ho buttato il cuore oltre l’ostacolo e mi sono attivato lanciando la mia prima iniziativa di personal fundraising, ovvero raccolta fondi.  Ho scelto AIRC perché, nell’ultimo anno, mio padre si è ammalato di cancro e ne è guarito. Un anno difficile che mi ha insegnato molto e che ho deciso di coronare con questo gesto di solidarietà.

L.F.: Francesco, conosceva uno dei ricercatori della Fondazione, noi non sapevamo nulla nè di essa nè del personal fundraising. Nicola aveva donato le cornee e ci è sembrato un’occasione giusta per celebrarlo, correre raccogliendo fondi sulla nostra pagina “Occhio al Nikio”.

La Folgorante l’abbiamo fondata in tre corridori più la moglie di Nicola ed una ristretta cerchia di amici più cari; nel giro di pochi giorni eravamo già una trentina, ora siamo molti di più, amici, amici di amici, persone che intercettiamo nella nostra vita: chi corre e chi no, ma tutti raccolgono fondi, partecipando a Venicemarathon o alla serata benefica che organizziamo, il cui ricavato versiamo poi su Rete del Dono.

Quest’anno saremo in otto a correre tutta la maratona e in dieci faranno la 10k.

E’ la vostra prima esperienza di personal fundraising?

A.S.: Si, è la prima ma non certamente l’ultima. E’ stata un’esperienza molto intensa ed emozionante, ad oggi ho già raccolto oltre 1.000euro di fondi. Veder piovere le donazioni è stato molto coinvolgente, mi ha fatto sentire protagonista di un progetto molto più grande e importante e dare ulteriore stimolo e significato ai miei quotidiani allenamenti.

L.F.: No, l’abbiamo già fatto l’anno scorso, sempre per Fondazione Banca degli Occhi. Lo scorso anno la nostra iniziativa ha raccolto oltre 2.200euro, quest’anno siamo già a oltre 3.200. Visto che non c’è due senza tre, prevedo già che l’anno prossimo avremo una bella responsabilità.

Quest’esperienza di sport e solidarietà, cosa vi ha insegnato e cosa vi ha lasciato?

A.S.: Molto. In primis che basta poco per attivarsi e dare una mano, oltre che le gambe, a supporto di una buona causa. Sorprendentemente sembrava che molti non vedessero l’ora di contribuire alla mia causa, forse perché aveva toccato direttamente anche loro. E poi mi ha lasciato un grande senso di benessere, fai del bene agli altri ma prima di tutto a te stesso.

L.F.: La gente ha bisogno e voglia di incontrarsi e di stare insieme. Il fatto che un nostro amico sia mancato ci ha reso consapevoli che la vita può essere breve e che più si condividono esperienze con gli amici, più questa vita si arricchisce e si sta bene.

Abbiamo avuto l’opportunità sensibilizzare le persone e la sensazione è che se ci metti la faccia, le persone che si fidano, ci credono. Sempre più abbiamo l’impressione che la Folgorante sia diventata uno strumento sociale, capace di dare sostegno a una buona causa. La gente ha voglia di aiutare e di dare il suo contributo, basta chiedere. Lo sport diventa un pretesto per coinvolgere anche chi non corre ma vuole partecipare con il cuore. Poi magari si mette a correre sul serio e allora ne ha pure un beneficio fisico. Paradossalmente, io potrei decidere di non correre la maratona, ma alla maratona solidale non rinuncio. Qualche “Folgorante” che correrà al mio posto si troverà di sicuro. E poi è stato un modo per dare gambe al nostro blog, che è diventato un compagno di viaggio e a cui contribuiscono in tanti, raccontando la loro esperienza di running e non solo.

Buona Venicemarathon a tutti!