Il remo è più leggero e la barca scorre meglio, quando a motivare l’equipaggio c’è una buona causa. Dopo otto giorni di navigazione, il coraggioso team di reMI VEri e C6 Siloku è giunto al termine di un percorso faticoso e affascinante, da Milano a Venezia, a forza di remate nei fiumi e nel mare. E allo stesso tempo c'è una raccolta fondi che ha superato i 6.000 euro.
Un’accoppiata vincente tra sport e solidarietà
L’impresa nasce dall’incontro fra C6 Siloku, una Onlus che supporta le persone malate di cancro e loro famiglie, e reMI VEri della canottieri San Cristoforo di Milano, associazione che punta a riaprire le vie d’acqua alla navigazione a remi. L’idea è semplice ma suggestiva: due barche con cui vogare dai Navigli milanesi alla laguna di Venezia passando per il Po, quattro rematori più un timoniere per imbarcazione e otto giorni di fatica e sudore tutti insieme. L’impresa sportiva viene associata a una raccolta fondi su Rete del Dono: le donazioni finanzieranno le attività di gruppo dedicate ai malati oncologici, che la onp offre in maniera gratuita. “Per noi l’attività fisica è fondamentale nella prevenzione e nella cura della malattia”, spiega la counsellor psiconcologica Elena Canavese di C6 Siloku. Più di 90 amici e conoscenti si sono appassionati alla sfida e hanno sostenuto il progetto grazie al crowdfunding con le loro donazioni.
In viaggio fino al mare
Quando si è trattato di metterci le mani e il cuore, i componenti di C6 Siloku non si sono tirati indietro. Elena e le altre socie fondatrici, Giada e Cristina sono state al timone delle barche per tutto il tragitto, tenendo dritta la rotta, aggirando gli ostacoli che il fiume prima e il mare aperto poi presentavano. “Abbiamo condiviso la bellezza profonda della natura in cui eravamo immersi e anche la stanchezza che arriva dopo ore di navigazione. Abbiamo sperimentato la gioia di un’esperienza straordinaria e la resilienza necessaria quando si affronta un’impresa che ci coinvolge nel corpo e nello spirito”.
Dall’altro lato del fiume
Il contatto con l’acqua è fondamentale per le attività di C6 Siloku, che offre ai pazienti oncologici e ai loro familiari sessioni di dragonboat sui Navigli di Milano. E proprio Giada e Cristina, che adesso raccolgono fondi per le persone colpite da tumore, hanno già affrontato la loro personale battaglia contro il cancro. “Ora sono in follow-up, hanno risposto positivamente alle terapie e la malattia è in remissione. Hanno portato nel gruppo una straordinaria dose di energia emotiva e carica mentale”. Così come Nicola Frisia, oncologo e direttore scientifico della Onlus, che ha dato tutto sé stesso per questa sfida. “Credo che la nostra impresa abbia un grande valore simbolico: remare è un’attività semplice, che possono fare anche i malati di cancro. Ma aiuta il corpo e la mente e favorisce l’aggregazione, migliorando benessere e qualità della vita: in pratica gli obiettivi della nostra associazione”, aggiunge Canavese.
Grazie, Rete del Dono
Per C6 Siloku si trattava della prima esperienza di crowdfunding e, confessa Elena Canavese, avevano bisogno di qualche dritta: “Rete del Dono ci ha dato un grande aiuto a entrare nel meccanismo della raccolta fondi. Il loro video è stato fondamentale per capire cosa fare e mostrarlo a chi voleva aiutarci ci ha semplificato parecchio le cose. Il nostro problema non era tanto raccontare gli obiettivi dell’associazione, quanto far partire dal punto di vista tecnico e pratico un crowdfunding di successo”. E la risposta è arrivata, sia da vicino che da lontano: “Abbiamo ricevuto finanziamenti da parte di persone in qualche modo collegate a noi o a reMI VEri, ma anche da chi ha saputo di questa impresa in modo indiretto, come i miei pazienti”.
La prossima sfida
L’avventura fluviale, però, non finisce qui: con questo spirito e questa determinazione, infatti, è impossibile pensare di tirare i remi in barca. Per questo il prossimo anno stiamo pensando un viaggio ancora più lungo, da Torino a Venezia lungo il fiume Po. “Vogliamo alzare l’asticella, rendere questo progetto solidale ancora più conosciuto e coinvolgere le persone nei luoghi dove ci fermiamo per le nostre soste”. Un traguardo da raggiungere una vogata alla volta.