Pirko Hamer è nata in Germania, cresciuta in Spagna e ora vive a Hong Kong. Gira il mondo per lavoro e per partecipare alle maratone con progetti benefici. Il suo impegno come "runner solidale" è cominciato nel 2014 a New York, per proseguire a Berlino nel 2015. La prossima sfida è quella di Tokyo, nel febbraio del 2017. A motivarla è il profondo rapporto con Julius Neumann, conosciuto a Parigi 25 anni fa come collega di lavoro e diventato ora uno dei suoi migliori amici. Julius è affetto da Sla ed è in cura al Centro Clinico Nemo di Milano, che offre assistenza ai pazienti affetti da malattie neuromuscolari e alle loro famiglie. Pirko Hamer correrà per loro, provando a superare i suoi limiti personali e a scendere sotto le cinque ore di corsa. Anche se l'obiettivo più importante, quello di raccogliere 3.380 euro tramite un crowdfunding su Rete del Dono, è già stato raggiunto.

Perché hai cominciato a correre maratone per scopi benefici?

“La ragione per cui ho cominciato è molto pratica. Ci sono diversi modi per partecipare a una maratona: puoi entrare perché hai un ottimo tempo, perché vieni sorteggiata fra i partecipanti, perché compri un pacchetto con un'agenzia di viaggio in cui è inclusa la partecipazione o tramite un'associazione benefica. Io ho scelto quest'ultima soluzione, che mi sembrava la migliore. Correre le maratone è sempre stato il mio sogno e ho pensato: perché non fare del bene facendo quello che più mi piace?”

Il tuo obiettivo è correre una maratona in meno di cinque ore. Smetterai quando lo avrai raggiunto?

“Non lo so, non posso saperlo adesso. Del resto pensavo di smettere dopo la prima maratona, quella di New York, ma poi ho conosciuto Julius, una persona speciale che mi ha convinto a continuare. Quella successiva l'ho corsa per lui, ma anche per me stessa”.

Correrai la maratona di Tokyo per sostenere il Centro Clinico Nemo di Milano, che si prende cura dei malati di Sla. In che modo le donazioni possono aiutare i pazienti?

“Riguardo alla ricerca sulla Sla ci sono grandi raccolte fondi, come l'”Ice Bucket Challenge”, che nell'estate 2014 diventò un fenomeno virale sui social network. La mia campagna però aiuta direttamente le persone di questo centro, a cui servono risorse per pagare le cure e le attività quotidiane. Sono molto contenta perché vedo i miei sforzi tradotti in azioni concrete”.

Come hai incontrato Julius e quanto è importante la vostra amicizia nella tua vita?

“Ci siamo conosciuti nel 1992 a Parigi, lavoravamo nella stessa azienda. Tecnicamente lui non era il mio “capo”, ma aveva molta più esperienza di me, spesso mi consigliava e mi motivava. Quando mi ha detto che era malato di Sla, ho pensato a come fare per aiutarlo e quando mi ha suggerito di partecipare alla maratona di Berlino non ci ho pensato due volte. È una persona straordinaria, che mi ha reso migliore”.

Hai raggiunto e superato il tuo obiettivo di raccolta fondi un mese prima della scadenza. Qual è il segreto del tuo successo? I social network sono stati utili?

“Non ho segreti, semplicemente molti amici. Ho mandato loro e-mail in cui spiegavo bene i motivi della mia raccolta fondi e li ho sempre tenuti aggiornati su come stavano andando le cose, in modo da far capire che i loro soldi non erano stati donati a vuoto. L'unico social network che ho usato è stato Facebook, non ho account sugli altri”.

In che modo ti è stata utile la piattaforma di Rete del Dono?

“Rete del Dono è stata di grande aiuto: io non la conoscevo, me l'ha fatta scoprire Julius. È davvero semplice creare e promuovere una pagina di raccolta fondi, ma è ancora più facile e donare. Un mio amico mi ha detto: “Vorrei aiutarti, ma contribuire alle campagne benefiche è sempre così complicato”. Si è poi sorpreso del fatto che bastasse cliccare su un testo e inserire i dati della propria carta di credito”.

È stato importante promuovere in inglese la tua raccolta fondi?

“Sì, e il fatto che Rete del Dono offra una versione in inglese è stato molto utile. Ho amici in tutto il mondo e ho ricevuto donazioni da tanti Paesi, tra cui Stati Uniti, Germania, Olanda e Australia. Se avessi comunicato in tedesco non avrei mai raggiunto questo obiettivo”.

Quale messaggio manderesti a chi si impegna come te per raccogliere fondi a scopo benefico?

“Non arrendetevi mai. Se ci credete davvero, realizzerete tutti i vostri obiettivi. Questo è il mio mantra, che applico sia quando corro che nel quotidiano. Ma non sono io l'esempio da seguire, è Julius: lui è affetto da Sla da anni e continua a combattere contro la sua malattia con ottimismo e speranza. Quello che faccio io, in confronto, non è nulla”.

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