Il crowdfunding fa crescere il donatore culturale: dal reward al donor pride.

Conosci il tuo donatore! Pianifica con successo

 

Nel processo di pianificazione di una campagna di crowdfunding una fase strategica sarà quella in cui si delineano le fasce di donazione, scegliendo al contempo se offrire o meno dei reward a chi sosterrà il vostro progetto. Uno sguardo al database ci aiuterà a capire quali possono essere le passate esperienze donative dei vostri contatti e potrà aiutarvi nel definire da che quota far partire le donazioni.

Anche qui la decisione può, anzi deve, essere guidata da un’attenta analisi della vostra mappa relazionale o di quelli che immaginate essere i potenziali donatori, i potenziali sostenitori della vostra campagna.

Se conoscete abbastanza la vostra community e se avete una buona consapevolezza di quelli che sono i contatti all’interno del vostro database, non sarà impossibile immaginare che tipo di donazioni i vostri donatori potrebbero essere motivati a fare. Se lavorate sul coinvolgimento di una community più ampia di quella con cui siete abituati a relazionarvi dovrete fermarvi a riflettere su quelle che possono essere le motivazioni al dono, tracciando dei profili ideali di donatore che immaginate possano rispondere al vostro appello a donare su scala più ampia.

Una volta definite le fasce di donazione – partendo da quelle molto basse, per arrivare a quelle medie a quelle di importo superiore, con i relativi cost example (ovvero cosa il donatore contribuirà a realizzare con quella cifra) - la decisione da prendere è: fare una pura campagna donation based o una campagna donation con reward, ovvero con ricompensa.

 

Un percorso di crescita: dal reward alla coproduzione

 

A seconda di quello che sarà il suo legame col progetto il donatore online potrà essere motivato a donare anche senza una sorta di riconoscimento in cambio.

Ecco perché nel pianificare una campagna di crowdfunding per un progetto culturale dobbiamo cercare di mettere a fuoco quali possono essere le motivazioni al dono del donatore di questo tipo di campagna. Dona perché conosce chi lo propone? Dona perché vuole poter godere dello spazio o del prodotto culturale che si va a realizzare? Dona perché il sostenervi gli dà accesso a condizioni di fruizione agevolate? O ad un contatto diretto con gli artisti da voi coinvolti? Perché potrà avere contenuti culturali esclusivi?

Se avete deciso che in ogni caso il vostro donatore si aspetta qualcosa in cambio, una volta definite le fasce di donazione vi dovrete concentrare sul mettere a fuoco eventuali reward o ricompense, sia materiali che immateriali che siete in grado di offrire. È importante spendere del tempo ad analizzare quali sono i punti di forza del vostro progetto o della vostra organizzazione e capire come potrete gratificare chi vi sostiene e vi aiuta a raggiungere il traguardo che vi siete prefissati.

 

 

Se la campagna invece mira a coinvolgere anche molti donatori freddi e se il vostro progetto prevede una qualche forma di produzione artistica può avere senso immaginare di offrire al donatore una “ricompensa”, ad esempio  una copia firmata di un libro, una prima edizione di un cd, un biglietto gratuito per accedere alla prima di uno spettacolo di teatro, una lezione di danza o un laboratorio di fotografia.

Se il progetto non prevede nulla di tutto questo possiamo immaginare piuttosto dei gadget collegati alla campagna: cartoline, fotografie, matite, borsette di tela o quanto di più creativo riuscirete a produrre. Dall’esempio dei grandi collezionisti fino ad esperienze più contemporanee e a costi limitati come quelle di hopipolla o kuvva ci dimostrano che c’è un vasto pubblico disposto a mettersi in gioco per assicurarsi dei contenuti culturali esclusivi, prodotti da artistici o designer emergenti.

Ma attenzione!! Uno degli errori in cui potreste incorrere è quello di sottostimare le spese di spedizione dei reward. Una delle grandi opportunità che avrete, essendo online con il vostro progetto, sarà quella di raggiungere donatori ben “oltre confine”, soprattutto se avrete tempo per scrivere il progetto in più lingue. Non guastate questa bella occasione con il timore di dover spendere tutto quello che avete raccolto per spedire in capo al mondo i vostri reward materiali. Oppure inserite nel vostro piano di comunicazione diversi momenti off line dove proporre ai donatori di venire a verificare con mano cosa hanno contribuito a realizzare: sarà l’occasione perfetta per consegnare a mano il reward promesso. 

Dal materiale all’immateriale: si può fare!

 

Un graduale passaggio dal reward materiale a quello immateriale può passare attraverso la proposta di reward digitali facili da inviare a costi molto contenuti ma soprattutto che offrano un contenuto culturale esclusivo al vostro donatore: un mp3 con una registrazione speciale, una serie di immagini da usare come screensaver, un testo speciale dedicato solo al vostro donatore…

Se non avete modo o non volete immaginare un vero e proprio reward materiale, è possibile anche ragionare su quelle che possono essere le forme di reward immateriale che nel settore culturale hanno a che fare, ad esempio, con l’opportunità di entrate gratuite, di biglietti omaggio per visitare lo spazio restaurato o vedere lo spettacolo realizzato, con la possibilità di ottenere accessi preferenziali o in orari dedicati alla struttura, o alla possibilità di mettersi in contatto diretto o passare del tempo con gli artisti coinvolti…

 

Dal reward alla “donor recognition”: quando l’esperienza di crowdfunding valorizza il donatore

 

Un altro aspetto su cui credo davvero che i progetti in ambito culturale possano e debbano lavorare è quello che riguarda la “donor recognition”, ovvero il riconoscimento e la valorizzazione del donatore. Raggiungerete l’apice se sarete in grado di far scaturire un vero e proprio sentimento di orgoglio nel donatore che ha preso parte ad una campagna di crowdfunding, sostenendo un progetto con un importante impatto sulla propria comunità.

In questo senso è strategico lavorare sulla donor recognition ovvero sul ringraziamento pubblico del donatore e tendere a quelle che nel mondo anglosassone vengono chiamate le “naming opportunities”, ovvero le occasioni per legare il proprio nome al progetto che si è contribuito a realizzare.

In questo senso potete promettere la realizzazione di una targa con i nomi dei donatori che hanno sostenuto l’acquisto o la realizzazione di un’opera (pensate al Louvre, al Museo Della Scienza di Milano o a Palazzo Madama a Torino), o all’inserimento dei nomi dei sostenitori nei titoli di coda di un documentario cinematografico (penso alla campagna “Io sto con la Sposa”). Fino al più classico inserimento del proprio nome sul libretto della stagione o del testo che si riesce a portare alle stampe, o all’ancor più immediato e facile da garantire ringraziamento pubblico sul sito o sulla pagina facebook del progetto o dell’organizzazione.

Ogni forma di riconoscibilità è lecita: quanto più sarete creativi tanto più sarete in grado di valorizzare il supporto dei vostri sostenitori e di far vivere loro un’esperienza positiva che magari vorranno ripetere. In questo modo raggiungerete il vostro obiettivo di raccolta fondi, ma soprattutto avrete contribuito a formare nuovi donatori per la cultura orgogliosi e consapevoli dell’importanza del loro supporto!