A cavallo tra Londra e l’Italia, Valentina Cipriani, ciclista solidale di Granfondo Campagnolo Roma, non è nuova alle raccolte fondi. Per questo e altri motivi abbiamo deciso di farci raccontare la sua storia; è un modo, questo, per approfondire ancora una volta il binomio Sport e Solidarietà, coinvolgendo chi lo vive quotidianamente e in prima fila, ma soprattutto per mettere a confronto le esperienze di Fundraising nei diversi paesi.
Ciao Valentina, grazie per la disponibilità. Ci racconti la tua esperienza di fundraiser?
Ho sempre praticato vari sport a diversi livelli, donato piccole somme in beneficenza a favore di varie associazioni e dedicato un po’ del mio tempo ad attività di volontariato in tutte le città in cui ho vissuto: Avezzano, la mia città natale in Abruzzo, Roma, Pavia e, da circa 9 anni, Londra. Quando ho scoperto che in Inghilterra si potevano combinare le tre cose, non ho esitato a mettermi in gioco e la Granfondo di Roma sarà la mia settima partecipazione a un evento del genere e, finalmente, la prima in Italia.
A cavallo della mia bici ho macinato in questi anni moltissime miglia inglesi, facendomi promotrice della raccolta fondi per associazioni di diverso tipo, come Against breast cancer, che si occupa della lotta al tumore al seno, Ganet’s adventure school fund, che sostiene l’istruzione di ragazzi tra i 4 e i 16 anni in un istituto scolastico in Malawi, la British Heart Foundation, la principale associazione inglese che sostiene la ricerca su malattie cardiovascolari. Fino alla mia amatissima Emergency, l’associazione italiana che sostengo da molti anni. Una volta ho anche camminato per quindici miglia di notte per la città di Londra per raccogliere fondi per Fight for Sight, associazione che finanzia la ricerca su malattie degli occhi.
Dove prendo la motivazione? Sono una ricercatrice in statistica genetica presso lo University College di Londra e mi occupo di malattie genetiche dell’occhio. Il finanziamento pubblico da parte dello Stato alla ricerca, prevenzione e cura è fondamentale, ma credo anche nell’importanza del finanziamento da parte di privati, che siano aziende o semplici cittadini. Moltissimi miei colleghi qui in Inghilterra ricevono fondi di ricerca da associazioni Non Profit e il mio primo contratto di ricerca di tre anni è stato finanziato dall’associazione inglese dei cani per non vedenti (The guide dogs for the blind association).
Hai fatto raccolte fondi anche all'estero. Quali sono le principali differenze con il nostro paese?
In Inghilterra dedicare un’attività sportiva a una raccolta fondi per beneficenza è una cosa davvero molto comune. Prima di partecipare in prima persona, avevo spesso sostenuto con piccole donazioni le moltissime richieste da parte di amici e colleghi. Loro sono stati di grande ispirazione finché ho deciso di mettermi in prima linea.
La differenza fondamentale con l’Italia è proprio il fatto che una raccolta fondi a livello nazionale collegata alla partecipazione di un cittadino privato a un evento sportivo non è consuetudine ancora, e la Granfondo di Roma è la prima di questo genere. Anni fa ho tentato con degli amici di organizzare un piccolo evento sportivo per fare raccolta fondi per un’associazione che svolge la sua attività di volontariato in Africa. Forte della mia esperienza in Inghilterra ho pensato che sarebbe stato facile, ma ci scontrammo subito con l’assenza di un sito web per gestire la raccolta fondi online.
In Inghilterra, i principali siti web sono due, www.justgiving.com e www.virginmoneygiving.com. Oltre alla donazione online viene offerta la possibilità di donare tramite messaggio da cellulare assegnando a ogni fundraiser un codice personale che i donatori inseriscono nel messaggio insieme all’ammontare della donazione. Lo trovo un metodo efficace e veloce perché riesce a raggiungere anche i più pigri o quelli che ancora hanno diffidenza o poca dimestichezza ad utilizzare la propria carta di credito online. Inoltre, l’organizzazione che si sceglie di sostenere fornisce in genere dei moduli cartacei da riempire per donazioni off-line. Insomma, ad ogni donatore il metodo di donazione che più gli si addice. La maggior parte delle associazioni inglesi, poi, sono registrate su questi due siti web e quindi, oltre a partecipare ai loro eventi, è semplicissimo organizzare anche un’attività privatamente e dedicarla all’associazione che si preferisce, che sia un evento sportivo o no, come ad esempio devolvere i propri regali di nozze o compleanno in beneficenza. Un ultimo dettaglio importante è che se il donatore lavora in Inghilterra può collegare la propria donazione al cosiddetto gift-aid: per ogni sterlina donata l’associazione scelta potrà reclamare 25 centesimi all’agenzia delle entrate e lo stesso donatore potrà dedurre parte della cifra che dona dalla propria dichiarazione dei redditi.
Perche’ hai scelto Granfondo?
Erano un po’ di anni che volevo partecipare alla Granfondo, ma non vivendo in Italia non mi risultava facile organizzarmi. Il pettorale solidale mi ha dato la giusta motivazione, ho esclamato ‘Finalmente anche in Italia si può!’ e non ci ho pensato due volte. Ho vissuto a Roma durante gli studi universitari e la amo con tutti i suoi pregi e difetti. Sarà fantastico tornarci in bicicletta e poter ammirare la sua sempre sorprendente bellezza. La prossima avventura sportiva per beneficenza sarà senz’altro, al più presto, la famosa Londra-Parigi, anche se il vero obiettivo è Londra-Roma, ma mi servono dei compagni di viaggio. Qualcuno vuole unirsi?
Perché hai scelto LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori?
Putroppo ormai tutti, direttamente o indirettamente, facciamo esperienza di una malattia atroce come il cancro. Il cancro, in tutte le sue molteplici forme, è senz’altro tra le malattie più complesse da studiare, ma il progresso scientifico visto negli ultimi anni deve farci sperare. Allo stesso tempo, la ricerca, la prevenzione e la cura hanno dei costi e sono possibili solo con un continuo supporto finanziario.
Ho avuto modo di conoscere da vicino l‘attività della LILT durante gli anni in cui ho vissuto a Pavia per la necessità di effettuare alcuni controlli al seno, fortunatamente risultati negativi, e sono rimasta molto colpita dalla professionalità e umanità dei loro volontari. Ho pensato inoltre di scegliere un’associazione con una buona visibilità a livello nazionale in modo che fosse più facile chiedere fondi anche ai miei colleghi e amici inglesi. E infatti le donazioni sia da italiani che da inglesi non hanno tardato ad arrivare e abbiamo già superato i 500 euro in meno di due settimane!
In particolare, i fondi raccolti durante la Granfondo andranno a favore di Movember, una campagna internazionale che si svolge durante il mese di Novembre, lanciata in Australia circa 10 anni fa per sensibilizzare gli uomini sul carcinoma della prostata e diffondere l'importanza della diagnosi precoce e della prevenzione. Movember vede gia’ 21 paesi coinvolti in tutto il mondo. In Italia LILT sarà pioniere e io sono molto orgogliosa di contribuire al lancio di questa iniziativa nel mio Paese.
Con quali strumenti hai promosso la tua pagina di raccolta?
Ormai ho una sorta di protocollo di azione. Ho almeno due mailing list, una con gli indirizzi email dei colleghi e un’altra con quelli di amici, parenti e conoscenti. Cerco sempre di scrivere un messaggio piuttosto personale e di mettere foto pertinenti sulla mia pagina web. Aggiungo alla fine del messaggio i link alle mie precedenti pagine di raccolta in modo da dimostrare che sono una Fundraiser affidabile. Ho poi creato due eventi sul mio profilo Facebook per il giorno della Granfondo a Roma (11 Ottobre), uno in italiano e uno in inglese, e spesso posto aggiornamenti su come sta andando la raccolta e per ringraziare delle donazioni ricevute fino a quel momento. Ho anche messo per iscritto una lista di amici che di solito mi sostengono e di tanto in tanto li punzecchio con un messaggio da cellulare per ricordare loro gentilmente se vogliono fare una piccola donazione. Ma naturalmente questo si può fare solo con alcune persone e sempre senza esagerare. Mi piace poi preparare dolci e credo che anche questa volta organizzerò una piccola vendita di dolci a lavoro. Gli inglesi possono pagare oro per una fetta di tiramisù! A parte gli scherzi, negli anni sono rimasta sempre molto colpita dalla loro grande generosità. Invierò a breve una seconda email e poi un’ultima ancora il giorno prima dell’evento per ricordare che e’ ancora possibile donare. Molte persone vogliono fare una donazione, ma semplicemente lo dimenticano o quando ricevono la prima email sono impegnate.
Insomma, serve un po’ di impegno e una lista di azioni da compiere metodicamente, ma non e’ difficile e quando arriva l’email con la notifica di un’altra donazione non si vede l’ora di scoprire l’ammontare e di vedere da chi proviene. E’ una vera gioia. Io mi commuovo spesso, ma forse sono un po’ un caso limite!
Quali consigli daresti a chi ha il desiderio di avvicinarsi al fundraising ma teme che si tratti di un'esperienza difficile o troppo impegnativa?
Direi che bisogna semplicemente provare senza pensarci troppo! E ci si stupirà di come sia facile e appagante. Non bisogna prenderla come una competizione e non bisogna scoraggiarsi. Qualsiasi cifra si riesca a raccogliere sarà utilissima. Inoltre, anche se la maggior parte delle persone che verranno contattate non effettueranno una donazione, è molto importante anche solo diffondere il messaggio, far conoscere l’associazione scelta e dare un esempio piccolo ma concreto di come si possa fare beneficenza mettendosi in gioco in prima persona. Se molte persone non doneranno, alcune effettueranno donazioni sostanziose. In ogni caso, non bisogna mai giudicare male chi non risponde con una donazione. Ognuno ha la sua storia personale e senza dubbio questi sono tempi di crisi economica; inoltre, tante persone già sostengono altre associazioni. Allo stesso tempo, e’ utile far capire che anche una donazione di qualche euro aiuta e si può donare ad esempio il proprio caffé di una giornata, anche in modo anonimo.
Naturalmente effettuare per primi una donazione sulla propria pagina e’ uno degli esempi più importanti, così come é fondamentale ringraziare sempre i donatori con un messaggio personale e tenerli informati sui progressi della raccolta. Quando si scelgono le persone a cui inviare la richiesta di partecipazione alla raccolta fondi consiglierei di non essere troppo selettivi. Ogni volta vengo sorpresa da donazioni da parte di persone che non vedo da molto tempo o semplicemente conoscenti o colleghi con cui non lavoro a stretto contatto. Ho ricevuto una risposta un po’ brusca solo una volta. Dal canto mio, ho cercato di rispondere brevemente in modo cortese e farò attenzione a non inserire più questa persona nelle future richieste di donazioni.
Se da un lato questa e’ un’attività che può occupare parte del nostro tempo libero per un po’ di settimane, tutta la piccola fatica verrà pienamente ripagata e quando le donazioni continueranno ad arrivare anche il giorno dell’evento sportivo sarà davvero emozionante e si riceverà una vera e propria spinta in più sui pedali. Sono sicura che anche questa volta mi commuoverò al traguardo, grazie anche allo straordinario supporto che sempre si riceve dagli altri partecipanti durante il percorso e dalle numerosissime persone che ti accolgono con applausi all’arrivo.
A chi ha ancora qualche dubbio poi dico: non siamo sempre in cerca di come mantenerci in forma? Quale occasione migliore per fare sport promuovendo allo stesso tempo un’attività di beneficenza? Cosa aspettate? Ma fate molta attenzione: il Fundraising sportivo non nuoce affatto alla salute e creerà sicuramente dipendenza! Happy fundraising a tutti!