“Siete riusciti a far sentire il biker parte integrante di un grande progetto, pensato e portato avanti molto bene”. A dirlo è Stefano Manili, ciclista solidale che il prossimo 11 ottobre correrà la Granfondo Campagnolo Roma sostenendo Agop Onlus, che descrive con entusiasmo la sua esperienza nella raccolta fondi. “Inoltre, grazie a Rete del Dono e ai tool online messi a disposizione è stato possibile facilitare l’esperienza utente e, quindi, il processo di donazione”.
Stefano, grazie per la disponibilità. Raccontaci del tuo rapporto con il ciclismo..
Sono un triatleta amatoriale. Il mio rapporto con il ciclismo si è consolidato qualche mese, dopo aver fatto parte di una delle staffette che hanno corso l’Iron Man 70.3 di Pescara. In quell’occasione ho corso la mezza maratona, maturando la decisione di correrlo tutto da solo, già nel 2016. Finora la bicicletta è stata per me una parte del triathlon; la possiamo definire una passione recente che rientra in una sfida più grande.
Quale ruolo ha la Granfondo Campagnolo Roma in questo processo di riscoperta delle due ruote?
E’ la prima competizione di puro ciclismo che faccio. Una specie di iniziazione e allo stesso tempo una sfida con me stesso. La gara per me è un modo per aggiungere valore alla quotidianità, alla vita di ogni giorno.
Che cosa ti piace del concetto di sfida?
Corsa e bicicletta richiedono “testa”. Si corre con il fisico, ma anche con la mente. Le due ruote in più hanno dalla loro un elemento di aggregazione, creano comunità di appassionati e, spessissimo, danno vita a vincoli di amicizia.
Qualcosa di simile, pur con tutti i dovuti distinguo, accade anche nel Fundraising. Tu come ti sei avvicinato alle raccolte fondi?
Conoscevo già il Fundraising perché, avendo lavorato per anni in una multinazionale, ero entrato in contatto con colleghi inglesi e statunitensi. Diversi tra loro avevano avuto esperienze di Fundraising e, parlandomene, mi hanno fatto conoscere questo mondo. Quando si è saputo che la Granfondo di Roma distribuiva solo pettorali solidali, alcuni miei amici volevano lasciar perdere. Proprio perché conoscevo il Fundraising, ho insistito e li ho convinti a iscriversi. E ho avuto ragione: il Fundraising è organizzato molto bene, in modo professionale. Le Onlus del charity program sono molto proattive e il sito per donare è semplice, permette di sapere in modo trasparente dove vanno i soldi e consente un’esperienza utente fantastica. Ti racconto questi due aneddoti: venerdì scorso un mio amico ciclista mi ha inviato via email la sua pagina. Ricevo il messaggio di posta sul cellulare e in due minuti, in modo molto semplice, avevo già donato. Il secondo riguarda un mio collega che si sta sposando e vorrebbe devolvere in beneficenza i soldi delle bomboniere. Grazie a me è entrato in contatto con Agop Onlus, così potrà gestire questa operazione, e di rimando ha donato a mio favore, sostenendomi in vista della Granfondo Roma.
Perché hai scelto Agop?
Ho due bambine piccole e, se sei genitore, temi del genere ti colpiscono molto di più. Poi il progetto ha un carattere di concretezza che, senza nulla togliere al resto, mi è piaciuto molto. Quando dico concretezza intendo dire che so di contribuire alla realizzazione di un progetto definito, la costruzione della Casa a Colori. E quindi, in qualche modo, so che la mia goccia va ad alimentare un mare un po’ più delimitato.
Quale messaggio hai tratto da questa esperienza sportiva e solidale?
Come ho già detto, mi sento al centro di un progetto. A tutti coloro che vogliono cimentarsi nel Fundraising dico: fidatevi, perché i vostri interlocutori - Granfondo, le Onlus coinvolte, Rete del Dono - sono professionali. Andate avanti: mal che vada, raccoglierete meno del previsto, che è comunque qualcosa. In ogni caso non rischiate nulla, ma vi concedete l’opportunità di fare del bene.