Sono appena partiti per il viaggio in India tanto atteso e sognato e hanno già raccolto 4mila euro. Neppure il tempo di atterrare a Guwahati e iniziare il tour della solidarietà che li porterà a Calcutta, Varanasi e Nuova Delhi che l'obbiettivo che si erano preposti è stato raggiunto.

Loro sono i The Goodfellas, 10 amici dai 27 ai 29 anni, per la maggior parte toscani, che nel 2013 hanno deciso in intraprendere un viaggio da Arezzo alla Mongolia a bordo di un pulmino e una volta arrivati a destinazione hanno donato il pulmino a GoHelp, un'associazione benefica che lavora in Asia centrale.

Tre anni dopo si rimettono in viaggio, questa volta però su mezzi pubblici, per vedere le tigri, organizzare un matrimonio indù e insieme raccogliere fondi per la "Fondazione L'Albero della Vita"  e il progetto “Day Care Center” rivolto a 50 bambini di Baruipur (a sud di Calcutta) con disabilità fisiche e mentali. Di questa nuova impresa ne abbiamo parlato con Cristiano, biologo marino e guida subacquea; proprio lui 3 anni fa ebbe la prima scintilla che li portò a salire su un pulmino e partire.

 

Com'è iniziata l'avventura dei Goodfellas?

Anni fa avevo letto il diario di viaggio di un gruppo di ragazzi che erano andati in panda da Torino al Senegal per beneficenza. Per mesi e mesi ne ho parlato con alcuni amici con cui studiavo all'università a Firenze. Ci entusiasmava l'idea di fare un viaggio tutti insieme, di imbarcarci in quest'avventura e di farlo anche per una buona causa. Abbiamo trovato l'associazione giusta e cominciato a raccogliere soldi per comprare il pulmino che poi abbiamo donato una volta giunti a destinazione.

Abbiamo avuto un sacco di seguito. Uno di noi aveva un amico giornalista che ha parlato di noi sulla stampa, un altro una conoscenza che ci ha permesso di organizzare un evento in un locale. Abbiamo fatto le magliette col nostro logo, per vendere e tirare su soldi, un altra persona c'ha donato 200 bottiglie di vino, ci abbiamo messo il logo e abbiamo venduto anche quelle.

I The Goodfellas saltano davanti al pulmino che li ha portati in Mongolia

 

Perché questa nuova avventura in India?

Dopo la Mongolia volevamo rifarlo, rivivere un'avventura come quella. Però l'università è finita e abbiamo cominciato a lavorare, così sono passati 3 anni. La destinazione era quasi scontata: tutti volevamo visitare l'India, io voglio andare sui loro treni, guidare per le loro strade e vedere le tigri. Restava solo da trovare la causa giusta: riuscire a dare una mano aveva reso il primo viaggio eccezionalmente più bello.

Non è solo viaggiare. Il viaggio in Mongolia è stato unico proprio per il fatto di aver coinvolto tante persone nel donare. Così finalmente abbiamo deciso e siamo partiti. Anche se per organizzare il viaggio abbiamo tenuto conto che due di noi, Daniele e Lucia avevano organizzato il matrimonio per il 30 luglio, quindi siamo partiti il primo agosto. Insomma faranno la luna di miele in 10. Anzi, nel corso di questi 20 giorni stiamo preparando una bella sorpresa: organizzeremo un matrimonio indù per i due sposini.

Uno dei 50 bambini di Baruipur con disabilità fisiche e mentali aiutati da Fondazione L'Albero della Vita


Come avete conosciuto e scelto Fondazione L'Albero della Vita e i loro progetti in India?

La prima volta abbiamo avuto un anno per organizzare il viaggio, sto giro solo due mesi e mezzo. Avendo così poco tempo abbiamo pensato che sarebbe stato meglio trovare una organizzazione che già opera in India e aiutare loro chiedendogli direttamente di cosa avevano bisogno.

Abbiamo conosciuto così i ragazzi dell'Albero della vita. Siamo andati da loro e abbiamo detto “Andremo in India, vorremo aiutarvi, vorremo andare a visitare quello che fate là, tiriamo fuori un'idea”. E così è nata l'idea di supportare il "Day Care Center", un progetto a sud di Calcutta per realizzare attività a favore di minori con disabilità fisiche e mentali.

Loro vogliono raccogliere 15mila euro con la campagna #BeatoLui, noi ci siamo accollati una parte di questa raccolta fondi (5mila euro). Noi diamo loro visibilità, sproniamo le persone a donare. Ma non solo. A loro serviva anche materiale informativo per mostrare cosa fanno in quei luoghi e penseremo anche a questo: realizzerò un reportage fotografico e un diario di viaggio sui loro progetti.

I The Goodfellas seduti davanti ad un tempio nel loro viaggio verso la Mongolia

 

La raccolta fondi sta andando molto bene, come ci siete riusciti?

Abbiamo usato la visibilità sui social ottenuta dal primo viaggio. Poi abbiamo organizzato tre mostre fotografiche ad Arezzo, Firenze e Milano con 50 foto dell'avventura in Mongolia, si intitolava “Lungo la via della seta”. Queste mostre erano la scusa per parlare del nuovo progetto in India e per vendere il nostro merchandising (magliette e shopping bags) a favore del Day Care Center di Fondazione L'Albero della vita. Hanno funzionato. Offline e online insieme portano più risultati.

 

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