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Il charity program è un programma con finalità solidali per raccogliere fondi per persone o enti. Per ottenere il massimo da  questa attività occorre mettere in campo diverse azioni, online e offline. Ecco quali

Il charity program è un programma di solidarietà attraverso il quale i partecipanti possono scegliere una delle associazioni non profit aderenti e diventarne ambasciatori. Un esempio è la Milano Marathon, ma rientrano nei charity program anche i campi di volontariato ed altre iniziative volte a sostenere una causa benefica. Quando una non profit si iscrive al charity program per raccogliere fondi, gli obiettivi di comunicazione sono due. Aumentare il numero di iscritti disposti ad impegnarsi per la raccolta e aumentare il numero di donazioni. per buone cause Per entrambi gli scopi, i social media sono indispensabili. Ecco come utilizzarli in modo efficace.

Che cos’è e come funziona

Il charity program è un’attività mirata alla raccolta fondi per enti, associazioni, persone, cause e al coinvolgimento di enti e organizzazioni che operano nel campo del sociale e della beneficenza. Storicamente associato al settore sportivo, il charity program si presta anche ad altri ambiti, ad esempio quello culturale o artistico. In ogni caso, grazie al potere di richiamo che caratterizza questi eventi e all’apprezzamento che ottengono, i charity program rappresentano una strada che porta grandi soddisfazioni e risultati concreti.

Gli eventi di charity program prevedono di solito una quota di adesione, il contributo per la causa che si vuole sostenere. L’elemento centrale è però il coinvolgimento dei partecipanti, che devono sentirsi parte di una grande azione collettiva. Per questo è fondamentale appassionarli e informarli costantemente, prima, durante e dopo l’evento, sfruttando anche, come vedremo, i social network.

Il ruolo del personal fundraising in un charity program

I personal fundraiser sono importanti nella realizzazione di una colletta online e nell’attivazione di un charity program perché permettono di allargare la propria rete. Il donatore sarà più propenso a donare se a chiederlo è una persona di cui si fida. Grazie ai personal fundraiser è possibile raggiungere utenti che probabilmente non avremmo mai raggiunto da soli. Infatti,  pensando ad un grande evento come una maratona, molti di coloro che conoscono un runner “promotore” potrebbero non conoscere l’associazione, ma donano perché legati al volontario. Il runner ha però bisogno d’aiuto e di essere seguito. Occorre dunque attivare un vero e proprio programma di solidarietà.

Prima di tutto la linea editoriale deve essere chiara e definita attraverso un calendario condiviso con i personal fundraiser. Tra i contenuti programmati, meglio puntare su quelli che interessano sia i potenziali donatori che i potenziali fundraiser. Ad esempio le interviste ai partecipanti già coinvolti nel progetto. Saranno loro a coinvolgere altri donatori, offrendo il proprio punto di vista. Ma anche coloro che stanno portando avanti la raccolta fondi hanno bisogno di contenuti efficaci da condividere sulle bacheche social. Sono ottimi, ad esempio, i post che contengono approfondimenti sul progetto oppure gli articoli di giornale che ne parlano.

WhatsApp e gruppi per aiutare i fundraiser

Per aiutare i fundraiser, è una buona idea organizzare un workshop online durante il quale rispondere a tutte le domande sul charity program. Si può pensare anche ad un servizio di consigli via WhatsApp “1-a-1”, oppure tramite Telegram, un app in costante crescita. Lo stesso vale per i gruppi Facebook, che permettono agli utenti di conoscersi e di scambiarsi consigli. Da valutare anche la possibilità di valorizzare le testimonianze dirette dei fundraisers, che potranno inviare dei video-selfie o delle immagini. Il concetto è semplice: lasciamo che siano i nostri sostenitori a parlare per noi.

Invitate i personal fundraiser a condividere la propria storia e le proprie motivazioni. Sarà un modo per creare empatia con gli amici. . Il charity program non termina alla fine della giornata dell’evento, ma continua online proprio tramite il racconto dei partecipanti, con video, immagini, testimonianze. È importante dare vita ad una comunità unita attorno ad un obiettivo comune, un gruppo di cittadini attivi che, facilmente, saranno predisposti a impegnarsi personalmente anche per altre cause. Infine, non dimenticate di ringraziare pubblicamente sui social chi dona.

Coinvolgere gli influencer nel charity program

Qualora fosse possibile raggiungere facilmente degli influencer sui social o dei personaggi famosi potenzialmente interessati alla causa, bisognerebbe fare di tutto per coinvolgerli nel charity program. Invitarli a correre una maratona solidale o a prendere parte ad un altro progetto di volontariato sarebbe il massimo, ma si può anche proporre solo la condivisione dei messaggi sui loro canali. Il loro gesto sarà un modo per rendere affidabile l’associazione e motivare i partecipanti.

Facebook per le relazioni, Instagram per le storie, YouTube e TikTok per i video

Un canale come Facebook permette di creare forti relazioni sociali e consente una forte segmentazione del pubblico: non è nuovo, ma risulta ancora efficace. Instagram è una piattaforma in forte crescita ed è perfetta per raccontare storie attraverso le immagini. Un personal fundraiser può parlare della sua attività condividendo foto e video oppure pubblicare le immagini create dalla non profit che sostiene. Da sfruttare anche stories e reel, che permettono di raccontare un evento in tempo reale e ottengono solitamente alti numeri di visualizzazioni. Non dimentichiamo i video, che rappresentano il veicolo più potente ed efficace sul web, più dei testi e delle immagini. YouTube è la piattaforma privilegiata per questo formato e consente di creare un proprio canale personale che i sostenitori possono seguire. Da non sottovalutare, infine, le potenzialità di TikTok, il social network più amato e utilizzato dai giovani, che in Italia conta più di 10 milioni di utenti mensili e consente di raggiungere, attraverso video rapidi e ad effetto, una fascia di pubblico molto interessante.

 

Francesca Gervasoni

Laureata in Filosofia presso Università degli studi di Milano, ha un’esperienza di 15 anni nel mondo delle agenzie di comunicazione per il mondo profit. Nel 2012 cambia vita e approda su Rete del Dono, dove mette in pratica quello che ha imparato nella precedente vita professionale, per aiutare ONP e aziende ad attivare campagne di raccolta fondi non profit. In Rete del Dono, ricopre il ruolo di Head of Charity Program e si occupa dei rapporti con le aziende.

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