Pensi alla moto e pensi alla libertà, ai viaggi, a nuovi territori tutti da scoprire. Ma moto può voler dire anche solidarietà, come ci insegna Stefano Micco, centauro del Motoclub Endurology, sodalizio da 40 soci nato nel gennaio 2009 in nome dell’amore per l’Enduro e per le sfide. Dalle colline piacentine ai grandi rally africani e alla Dakar, Micco e i suoi si sono via via messi alla prova cercando di esplorare territori poco conosciuti, rendendo omaggio con impegno e passione al senso di avventura che li accomuna. La loro è un’esplorazione senza sosta: andiamo ovunque - scrivono sulla loro pagina Facebook - finché ci sarà terra da mettere sotto le ruote. E senza dimenticarsi degli altri, di chi ha bisogno.
Per questo e altri motivi, Micco e cinque suoi alfieri hanno organizzato EnduroMOCI. Un viaggio estremo - dall’Egitto al Sudafrica - con una tappa importantissima in Rwanda, dove nel 2014 avevano finanziato il progetto “Una culla per l’Africa”, progetto per la sopravvivenza e lo sviluppo della prima infanzia. Scopo di questa traversata, toccare con mano i risultati della propria attività solidale e aggiornare personalmente tutti noi sul nuovo progetto per il 2015: acquistare terreni coltivabili da donare alla popolazione locale. Ecco come è andata.
Ci puoi descrivere il vostro viaggio dall’Egitto al Sud Africa? Come mai avete scelto questo tipo di percorso?
Per descrivere il viaggio servirebbe un romanzo. 41 giorni in moto attraversando un continente, 12 nazioni, 14.500 km, diversi deserti, alcune catene montuose, laghi piccoli, medi ed enormi, fiumi (giusto il Nilo e lo Zambesi) ed una quantità di paesaggi indescrivibile. E non ho ancora considerato le persone incontrate: decine, centinaia, migliaia. Un viaggio incredibile, indimenticabile, forse unico.
Abbiamo scelto l'Africa perché siamo motociclisti amanti del fuoristrada. Probabilmente l'Africa è il continente in cui è ancora possibile percorrere il numero massimo di km in fuoristrada. Selvaggio e incontaminato, è anche stato lo scenario di alcune tra le più affascinanti gare motociclistiche di sempre, entrate nella leggenda. E poi l'Africa è l'Africa, non per nulla moltissimi viaggiatori soffrono del famosissimo "Mal d'Africa", un dolore inspiegabile se non ci sei stato. Un magnete che ti riporta ad attraversare il Mediterraneo appena ne hai la possibilità.
Quali sono le caratteristiche di un buon pilota di Enduro? Trovi ci siano similitudini con il lavoro di chi fa raccolta fondi?
La costanza, l'impegno, il sacrificio. Il fuoristrada è costellato di ostacoli che devono essere superati per raggiungere l'obiettivo. La coesione del gruppo è fondamentale per arrivare tutti alla meta.
A scriverla così non si capisce davvero se si stia parlando di Enduro o di volontariato e raccolta fondi. Probabilmente, entrambe.
Quando vi è venuta l’idea di coniugare moto e solidarietà? E quali progetti avete sostenuto finora?
Il viaggio ci è sembrato da subito una grande impresa che avrebbe certamente attirato l'attenzione di molti. Un grande vetrina. La nostra vicinanza al MOCI, ai progetti realizzati soprattutto in Rwanda, che avremmo certamente attraversato, ci ha immediatamente fatto pensare di coniugare le due cose. Non potevamo fare scelta migliore.
Abbiamo potuto dare riscontro a tanti donatori che durante la raccolta fondi associata alla Milano City Marathon 2014 avevano sostenuto il progetto "Una culla per l'Africa", dimostrando nel modo più diretto come erano stati spesi i soldi raccolti.
Abbiamo poi lanciato il nuovo progetto “Una corsa per…nutrire il Rwanda” che sarà associato alla prossima Milano City Marathon 2015. Noi abbiamo dato il nostro contributo avviando la raccolta fondi, anticipando a tutti coloro che vorranno sostenerci quale sarà il progetto a cui saranno dedicati i fondi raccolti quest'anno. Il nostro è stato una sorta di testimone che passeremo a tutti gli altri maratoneti per la prossima imminente campagna. A proposito, noi non ci fermiamo qui. Il nostro Team EnduroMOCI parteciperà alla prossima maratona, e stavolta senza moto!
Cosa ci puoi dire di "Una culla per l'Africa?". So che siete stati in visita al progetto che avete sostenuto nel 2014: cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
Uno dei momenti più belli è stato appunto quando ci hanno mostrato le incubatrici in cui riposavano diversi bambini. Pensare che la loro salute possa dipendere anche dal nostro contribuito ci ha resi orgogliosi e felici. Abbiamo subito cercato di trasmettere queste emozioni a tutti i nostri sostenitori. Ci auguriamo che, grazie alle potenzialità dei social network, qualcosa sia arrivato anche qui.
Qual e’ il bilancio del viaggio? Lo rifareste? Il fatto di averci collegato una raccolta fondi l’ha reso più appagante?
Abbiamo deciso di organizzare questa grande avventura per festeggiare i nostri primi 40 anni. È stato il regalo più bello che potessimo farci, e ci auguriamo tutti di non dover aspettare ancora 40 anni per concederci un’altra occasione. Siamo già pronti ad organizzarci per i 45!!!
Siamo tutti grati al MOCI Milano per averci concesso la grande occasione di portare in giro per il mondo una loro iniziativa. La forza di quest’associazione è trasformare direttamente l’impegno dei volontari italiani nella raccolta fondi in progetti concreti, reali, immediati. Abbiamo avuto il privilegio di essere testimoni di questa realtà meravigliosa. Il MOCI è una cosa fantastica e noi siamo orgogliosi di aver contribuito, sperando di poter avvicinare sempre più persone a questa bellissima iniziativi.