La scorsa settimana, grazie a Elisabetta Gazzola, ho avuto l’opportunità di condividere quanto rilevato ed esaminato durante l’emergenza Covid, dal nostro privilegiato osservatorio. È stata un’ottima scusa per riflettere e fare il punto sugli avvenimenti di questo intenso periodo lavorativo.
Guardando a ritroso nel tempo, la campagna di crowdfunding lanciata dai “Ferragnez” ha segnato un importante turning point, avvicinando con prepotenza le persone al crowdfunding, personal fundraising e donazione online. In quel momento il loro gesto ha catalizzato il desiderio di ognuno di noi di aiutare il nostro paese a contrastare l’emergenza sanitaria.
Da quel momento si è scatenato uno spirito di emulazione che ha spinto tanti a diventare protagonisti e ad attivare una propria campagna di raccolta fondi per aiutare il proprio ospedale e/o la propria comunità. Dalla nostra analisi sono emersi alcuni interessanti trend.
1. Disintermediazione
Ogni singolo individuo ha avvertito il bisogno e il desiderio di aiutare chi era in difficoltà. La reazione più naturale e rapida è stata quella di attivarsi in piena autonomia, in alcuni casi addirittura bypassando l’ente destinatario della propria raccolta fondi.
La maggior parte degli ospedali, non essendo dotato di una funzione fundraising preposta alla raccolta fondi, aveva grandi difficoltà a gestire e indirizzare la generosità dei cittadini. Quindi per il cittadino, attivarsi autonomamente è sembrata la strada più semplice e immediata. I più giovani sono stati i primi ad attivarsi e a donare.
In questo percorso è stato fondamentale anche il ruolo di Assif, Associazione Italiana Fundraiser che insieme a Italia non Profit e Job4good, ha fatto da ponte e messo a disposizione degli ospedali un pool di fundraiser volontari che hanno offerto la propria professionalità pro bono per aiutare le strutture ospedaliere del territorio. Qui intravvedo una grande opportunità, per ospedali e organizzazioni non profit coinvolte, di coltivare la relazione con i numerosi donatori e strutturare una vera e propria politica di fundraising che permetta loro di mettere a sistema un nuovo modus operandi. l'ospedale Buzzi di Milano, ad esempio, ha una Fondazione che è in grado di gestire e indirizzare al meglio tutti i loro donatori.
2. Territorialità
La territorialità ha vinto. La maggioranza degli attivisti si è adoperata per aiutare e sostenere le realtà presenti sul suo territorio.
A titolo di esempio, citiamo la campagna della ASL di Piacenza che ha raccolto oltre 150mila euro, coinvolto svariati individui e gruppi – come ad esempio Piacenza Calcio, Basket Piacenza - che si sono attivati in prima persona raccogliendo fondi (personal fundraising). Complessivamente sulla nostra piattaforma abbiamo attivato 126 campagne per progetti puramente regionali, versus 16 campagne per progetti nazionali (ex Croce Rossa)
3. L’emergenza sanitaria ha fagocitato l’attenzione, distogliendola dalle associazioni che ci sono occupate di assistenza sociale e delle fasce in difficoltà. La protezione civile, ad esempio, ha continuato a raccogliere fondi fino a maggio, anche quando non si parlava più di emergenza sanitaria.
4. Le aziende si sono attivate in modo importante. La maggior parte di quelle attive su Rete del Dono lo ha fatto coinvolgendo i dipendenti e mettendo insieme una vera e propria azione di solidarietà congiunta che ha abbracciato tutti i livelli aziendali. Ospedali e Croce Rossa sono stati i principali destinatari di queste campagne di crowdfunding aziendale, con un raccolto complessivo che ha superato gli 800 mila euro. Le aziende più virtuose, come PWC Italy, hanno coinvolto i dipendenti, rendendoli protagonisti e trasformandoli in veri Ambassador della campagna.
Complessivamente la situazione di emergenza ha fatto emergere 3 grandi verità.
In primo luogo, il grande valore del dono, dono come espressione non solo di solidarietà ma anche di unione e umanità. L’emergenza avvicina e ci rende tutti più umani e solidali.
Vince chi è pronto. Gli ospedali e le organizzazioni che erano pronte a dare una risposta concreta e fattiva a chi voleva aiutarle hanno bruciato sul tempo le altre e permesso un’attivazione immediata: penso all’Ospedale Buzzi, una delle poche realtà ad avere una Fondazione che si occupa di gestire tutte le attività di fundraising per l’Ospedale.
Infine, il digitale ne è uscito vincente. Tutti hanno utilizzato questo strumento per donare e dare il proprio contributo. Si sono abbattute le “barriere” legate all’età e alla disponibilità economica, lo dimostrano le svariate donazioni di importi minimi 6 o 10 euro e l’importante percentuale di over 65 che hanno donato su Rete del Dono, l'11%, uguale a quella dei giovanissimi under 24 e superiore di 3 punti alla media dei baby boomers.