Se la pandemia di coronavirus ha messo a dura prova gli ospedali e le organizzazioni non profit che si occupano di povertà, lo sport ne è uscito piegato. Non parliamo della serie A, ma di tutto quello sport che coinvolge dilettanti e volontari, giovani e meno giovani. Insomma, lo sport del campetto o del parco.

Proprio da quei campi di periferie, vuoti per mesi, c'è chi oggi vorrebbe ripartire. Fondazione Mediolanum i campi sportivi di Milano li ha visitati e capito che dietro il silenzio, si nasconde una crisi profonda: decine di piccole società non potranno ripartire senza un aiuto. Centinaia di famiglie non potranno permettersi di mandare uno, due, tre o più figli a giocare, comprare le scarpe o le mazze.

Da questa presa di coscienza è partito “Milano Torna In Campo”, una campagna con l’obiettivo di recuperare fondi per acquistare materiale sportivo da destinare alla ripartenza dello sport di base, con particolare riferimento al sostegno di 100 famiglie in difficoltà economica. Sara Doris, Presidente di Fondazione Mediolanum, ci ha spiegato come è partita l'idea.

 

Si è parlato poco di sport, se non del calcio. Da dove comincia questo impegno per lo sport di quartiere?

Nasce tutto da un’idea di un fotografo, Filippo Solibello che durante il periodo di lockdown ha realizzato una serie di scatti fotografici, utilizzando un piccolo drone, per documentare lo stato così irreale di immobilità della città di Milano e dei campi. Queste strutture sportive versano ora in gravissime condizioni economiche perché centinaia di piccole attività, dai ristoranti alle piccole aziende, non potranno più sponsorizzare le squadre a causa della crisi economica. Insieme a Filippo e a Fondazione Laureus Italia vogliamo riempire di nuovo i campi e tornare a sentire le voci dei ragazzi che si allenano. Lo sport unisce, educa, fortifica. È importante per tutti e lo è ancora di più per i bambini che devono crescere. Vogliamo garantire a 100 di loro, che vivono in contesti di fragilità sociale, la possibilità di frequentare una attività bisettimanale per un anno, provvedendo al pagamento delle visite mediche e delle quote di partecipazione.


"Milano torna in campo" ha avuto il sostegno di un fotografo e del programma radiofonico Caterpillar. Quanto è importante fare rete su progetti sociali di questo tipo?

A noi di Fondazione Mediolanum piace fare le cose insieme, crediamo fortemente sia importante fare rete, sempre. Filippo Solibello ha evidenziato un problema importante, noi abbiamo coinvolto gli amici di Fondazione Laureus Italia per intervenire dove le famiglie sono più in difficoltà e poi abbiamo studiato con Rete del Dono il modo migliore per coinvolgere le persone nella raccolta fondi online. Flowe, la neonata Società Benefit del Gruppo bancario Mediolanum, che ha come obiettivo quello di costruire un nuovo ecosistema, si è impegnata a contribuire all’iniziativa sostenendo le associazioni affinché possano rientrare in campo il prima possibile nel pieno rispetto delle norme sanitarie vigenti. Infine, Filippo si sta dando un gran da fare per promuovere l’iniziativa raggiungendo risultati incredibili con grandi aziende come, ad esempio, Under Armour che ha sposato la causa e ha deciso di donare 100 palloni da basket e 100 palloni da calcio.


Come si lega "Milano torna in campo" con il vostro impegno sul lato sanitario durante il Covid, sempre per realtà della città di Milano, e sempre per i bambini.

Con “Insieme per la Terapia Intensiva del Buzzi” abbiamo voluto dare una mano alle terapie intensiva dei vari ospedali che erano drammaticamente sotto pressione. Eravamo concentrati sugli ospedali milanesi ma poi abbiamo esteso l’aiuto ad altre strutture, su tutto il territorio nazionale, che ci sono state segnalate dai consulenti di Banca Mediolanum.

Siamo intervenuti insieme a Fondazione Buzzi perché la nostra priorità sono i minori e, a emergenza rientrata, le attrezzature che siamo riusciti a donare resteranno in dotazione al nuovo grande Ospedale dei Bambini Buzzi.

Con “Milano Torna in Campo”, invece, vogliamo supportare quelle famiglie che, alla ripresa delle attività a settembre 2020, non saranno più in grado di pagare le rette per iscrivere i propri figli a fare sport. Inoltre, con i fondi che riusciremo a raccogliere, vogliamo dotare le strutture sportive di tutte le attrezzature necessarie.

Parlando del matchgiving che realizzate, per chi non conosce come funziona, è anche un bel messaggio da parte vostra di impegno e coinvolgimento. Considerando anche le passate raccolte, i donatori hanno apprezzato la scelta?

Questa scelta nasce sempre dal desiderio di fare le cose insieme: il nostro intervento di raddoppio valorizza le donazioni e consente di aiutare più bambini, che è l’obiettivo principale; non soltanto i donatori ma anche le associazioni con cui portiamo avanti i progetti si sentono di poter essere più incisive e questo crea un bel circolo virtuoso.

Il messaggio è stato così ben compreso che, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento delle raccolte fondi pari al 30%.


La vostra ultima raccolta su Rete del Dono in occasione dell’emergenza ha raccolto oltre 56 mila euro a sostegno della Terapia Intensiva dell’Ospedale Buzzi di Milano: avete coinvolto solo dipendenti o avete esteso la call to action?

Abbiamo coinvolto più persone possibili, sia all’interno che all’esterno del mondo Mediolanum perché era importante che ognuno riconoscesse l’importanza di attivarsi, chiaramente secondo le proprie possibilità.

I fondi raccolti su Rete del Dono, unitamente ai contributi dei Family Banker di Banca Mediolanum, sono stati raddoppiati da Fondazione Mediolanum e da Fondazione Vittorio Polli e Anna Maria Stoppani, partner del progetto: in totale, quindi, sono stati erogati oltre 164.000 euro per acquistare le apparecchiature destinate agli ospedali Buzzi e Sacco di Milano, all’ospedale Villavernia di Alessandria e agli ospedali di Cosenza, Siena, e Olbia che si aggiungono ai consistenti aiuti della Banca per importanti ospedali italiani.