Ci sono “miracoli silenziosi” che accadono ogni giorno grazie a chi non si arrende alle sfide che la vita ci mette davanti ogni giorno, ma le combatte per andare oltre e raggiungere nuovi orizzonti. Per stimolare l’attenzione al prossimo e alla cultura del dono, nel luglio del 2015 il Senato ha approvato il disegno di legge n.1176, istituendo il 4 ottobre (già festa di San Francesco, patrono d’Italia) come Giorno del Dono, voluto e promosso dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) e grazie al sostegno del presidente emerito e senatore Carlo Azeglio Ciampi, primo firmatario del Ddl. Questa giornata vuole essere un segno forte non per istituzionalizzare la generosità spontanea, ma per valorizzare e coltivare la solidarietà. L'obiettivo è costruire una cultura condivisa del dono, strumento prezioso di condivisione e scambio di idee e valori. Noi abbiamo scelto di celebrarlo insieme a Veronica Yoko Plebani, una persona speciale che non si è piegata di fronte alle difficoltà ma le ha superate, donando sorrisi e grinta.
Veronica, raccontaci chi sei.
“Sono un’atleta paralimpica appena tornata dalle Paralimpiadi di Rio 2016 dove ho gareggiato con la paracanoa, la mia disciplina principale. Ho anche partecipato con il parasnowboard a Sochi 2014. Sono nata a Palazzolo vent’anni fa, vicino al fiume dove amo allenarmi. Yoko è un nome giapponese che significa “bambina solare”: sono una che è difficile tenere ferma, sin da piccola non ho mai avuto paura degli ostacoli. Li affronto, come affronto i cambiamenti: non mi spaventano le fatiche e le sfide. Sono una che ricomincia, sempre”.
Sappiamo che sei impegnata in eventi di raccolta fondi e in manifestazioni sportive per conto dell’associazione art4sport: cosa ti ha spinto a impegnarti in prima persona, a donare il tuo tempo?
“Donare è una forma di impegno, che chiede responsabilità ma ti regala grandi soddisfazioni: proprio come lo sport! Il tempo donato è ancora più prezioso, perché oggi il tempo è il bene più raro e utilizzarlo per gli altri, in occasioni dove ti accorgi che ogni minuto è importante perché significa incontro, condivisione, aiuto reciproco, motivazione, ispirazione… è un’emozione incredibile!”.
Raccontaci del tuo impegno nell’associazione e della tua esperienza su Rete Del Dono.
“Quando – letteralmente – mi sono alzata dal letto dopo la meningite che mi ha colpito 5 anni fa, subito mi sono dedicata allo sport, sostenuta dalla famiglia e soprattutto da mio padre, che è un runner. È stata proprio Rete Del Dono a rendere tutto possibile in modo concreto, grazie ad un’iniziativa di raccolta fondi attraverso la corsa. Così ho ottenuto la mia prima pagaia, e sono partita anche io!".
Cosa diresti a dei giovani tuoi coetanei per motivarli a spendersi in prima persona a donare, come fai tu?
“Una volta ho letto che “Tutto ciò che non viene donato va perduto”. Purtroppo spesso non diamo al donare la giusta importanza: pensiamo ai regali per le “occasioni comandate”, che finiscono lì dove iniziano, oppure ai piaceri e favori per qualche interesse di ritorno. In realtà donare è un meccanismo indispensabile per innescare cose belle, come è stata la prima pagaia per me. A volte basta regalare un po’ di tempo, dare il proprio piccolo contributo, che può dare il via ad altri piccoli contributi: tutti insieme formano sempre qualcosa di grande”.
Come si fa a passare da una semplice donazione ad un impegno maggiore, fino a spendersi in prima persona per una causa come fai tu?
“Il donare innesca spesso una reazione a catena. Chi lo fa si rende conto dell’importanza anche solo di un piccolo gesto e scatena un’energia tale che anche altri piccoli gesti da parte delle persone vicine non tardano ad arrivare. Chi dona una volta apre una porta e facilmente lo rifarà, donando anche di più e più spesso, ed è possibile che arrivi a spendersi in prima persona, donando il proprio tempo: una volta attraversata quella porta, donare diventa qualcosa che fa parte di noi. Fa bene e fa star bene. Crea incredibili occasioni di condivisione ed empatia con gli altri!".
Nei tuoi ricordi, quale definiresti il dono più bello che hai ricevuto?
“La mia prima pagaia, e tutte le occasioni che non mi sono lasciata sfuggire”.
E il dono più bello che hai fatto tu personalmente?
“In realtà è un dono ancora “work in progress”, ed è il dono più bello, impegnativo e intenso che potessi immaginare. Si tratta del lavoro di ristrutturazione completa del Kayak Club di Palazzolo, dove ho cominciato la mia avventura in canoa. Abbiamo raccolto i fondi a livello locale per fare i lavori che lo renderanno un centro sportivo come si deve, adatto a ospitare gli atleti e tutti quelli che come me vogliono affrontare i limiti della disabilità attraverso la pratica dello sport, secondo l’idea dell’associazione art4sport di cui faccio parte. Non vedo l’ora che questo dono prenda forma: sono già emozionata!”.