La sinergia tra comunicazione online e offline, il ruolo dei social media e del Mobile, le nuove esperienze degli internauti italiani e la necessità di nuove pratiche, linguaggi più freschi e di nuove competenze per i digital fundraiser del domani. Di tutto questo e di molto altro ancora abbiamo parlato ieri a Milano, in compagnia di amici, autorevoli colleghi e compagni di viaggio molto attenti nell’esaminare assieme a noi i risultati di “Donare 3.0 - Barriere e opportunità nell’era digitale”, ricerca promossa da Rete del Dono in collaborazione con PayPal Italia e Duepuntozero Doxa.

La Rete è una realtà, sia in versione Web che su device Mobile; questo il primo dato di fatto. Più che un futuro radioso, i numeri lasciano trasparire un presente consolidato, che però ha bisogno di essere sostenuto con metodi e linguaggi nuovi. E soprattutto studiato nel suo evolversi, come ha auspicato in apertura di lavori Paolo Venturi, direttore di AICCON e moderatore dell’incontro, al punto da suggerire l’ipotesi di un futuro osservatorio sul donare e relative evoluzioni del concetto sulla scorta delle tecnologie digitali.

Gli internauti italiani percepiscono come il canale più comodo e facile da usare per donare, superando di molto i metodi tradizionali come bonifici o bollettini postali.

Quindi, se da un lato l’indagine ci dice che in Italia ogni giorno gli individui connessi tra i 18 e i 64 anni sono 20 milioni (16 usano smartphone e tablet), abbiamo visto che l’83% di loro nel 2014 ha effettuato almeno una donazione. Quanto alla propensione a donare presa in sé, il navigatore medio l’anno scorso ha effettuato 3 donazioni, e il 20% degli internauti ha usato l’online come canale di pagamento.

Il digitale piace, e l’immediatezza del canale è uno dei driver che ci autorizza a guardare con entusiasmo al futuro: i dati, raccolti da Doxa e rappresentativi di circa 20 milioni di italiani, mostrano anche che il 20% degli intervistati ha dichiarato di voler donare di più nell’anno corrente. Le tipologie di Organizzazioni Non Profit che più di altre sono viste con fiducia dagli italiani operano nei settori: Salute e Ricerca, Assistenza Sociale, Ambiente, Cooperazione allo Sviluppo, Arte e Cultura.

Perché si dona? “Perché fare bene agli altri fa molto bene a se stessi”, ha spiegato  Antonio Filoni, Business Executive Manager di Duepuntozero Doxa, sottolineando come molti degli intervistati abbiano espresso la propria spinta a donare con parole come “gioia”, “soddisfazione”, “benessere” o “appagato”.

Piacciono i regali solidali, piacciono moltissimo le gift card. E chi non dona, o ha poca propensione a farlo, motiva la sua scelta parlando “scarsa comunicazione sull’utilizzo delle donazioni”; argomento, questo, che ha acceso il dibattito in sala e offre non pochi spunti a tutte le Non Profit in ascolto. Comunicare bene, integrando canali tradizionali e digitali, è un modo per essere trasparenti. In quest’ottica - come ha sottolineato Valeria durante il suo intervento - “Web e social media non sono solo canali di comunicazione, ma anche e soprattutto strumenti per iniziare un dialogo proficuo con gli interlocutori e coltivare la propria community di donatori, potenziali ed effettivi”.

Non a caso molti internauti, come suggerisce la ricerca, cercano informazioni sulle Organizzazioni Non Profit a cui poter donare. E’ il fatto di non trovarle a fermarli, molto più che la paura di ipotetici problemi nei sistemi di pagamento online, che invece funzionano (si veda il caso di PayPal) e sono ampiamente usati dalle Onlus italiane.  

Un pubblico tecnologicamente avanzato, nuovi canali per esprimere il proprio bisogno di solidarietà e, soprattutto, un legame fortissimo tra la donazione e lo shopping online: questi sono gli elementi chiave evidenziati dalla ricerca. I progetti solidali paiono aver sfruttato bene Internet: più del 25% delle donazioni sono arrivate dall’online. Fondamentale quindi, come ha sottolineato il presidente Assif Luciano Zanin, integrare Web e Mobile all’interno delle strategie tradizionali di comunicazione, e insegnare ai fundraiser a padroneggiare questi linguaggi.

“Trovare nuovi modelli di fundraising significa nutrire e consolidare nuovi modelli di società civile”, ha concluso Paolo Venturi. “Non a caso, i paesi in cui si dona di più sono quelli in cui si utilizzano approcci cross-mediali alla raccolta fondi, a sostegno della costruzione di un più ampio benessere comune".