“Dobbiamo tornare al concetto di cultura come bisogno sociale. Se riusciamo a comunicarne il valore, ha senso poi fare fundraising in ambito culturale e didattico. Diversamente, è semplice partnership”. E’ il commento di Francesco Pilia, direttore della Scuola civica di musica di San Sperate, provincia di Cagliari, che abbiamo sentito per un commento sull’iniziativa “Un pianoforte per la civica”, che in soli 5 mesi ha già raccolto il 50% dell’obiettivo prefissato, oltre a riscuotere consensi e molta visibilità nei confronti di partner, media e anche tra molte persone che normalmente non vivono, per così dire, “in prima linea” l’ambiente della musica classica.

Tutto nasce dalla necessità di trasferire da Udine a Cagliari, e poi restaurare, un pianoforte a coda Bechstein donato alla Civica. Da lì l’idea di affidarsi al crowdfunding per finanziare l’iniziativa, ma soprattutto di iniziare una battaglia culturale molto importante, volta a alimentare il senso di appartenenza e partecipazione e al contempo sottolineare l’importanza del patrimonio culturale come bene comune cui tutti sono chiamati a contribuire.
 

Francesco, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. L’iniziativa sta andando molto bene. La commentiamo assieme?


Non potrebbe andare meglio. Già alla vigilia avevamo la percezione che la comunità avrebbe risposto al meglio e così è stato. Aver superato il 50% dell’obiettivo iniziale in soli 5 mesi per noi è molto importante e alimenta grandi speranze per raggiungere l’obiettivo finale.
 

Cosa ha fatto la differenza secondo voi?

Il porsi in ottica di servizio. Prima di prendere la decisione di affidarci al crowdfunding siamo partiti da un’analisi interna. Siamo una scuola di musica e oggi, dato il contesto non certo sereno, chiedere aiuto economico è poco meno di un’impresa. Per non dire che settori quali Salute, o Assistenza ai bisognosi attirano più fondi della Cultura, questo è un dato di fatto. Eppure avevamo voglia di dare un messaggio chiaro: la scuola va rimessa al centro della comunità, come strumento per combattere l’impoverimento culturale che purtroppo spesso nasce già tra i banchi.
 


Spiegaci meglio il concetto di “servizio”..

Riteniamo che la cultura sia un bisogno sociale. Quindi, abbiamo trasformato il pianoforte in un simbolo forte in grado di sensibilizzare le persone. Ma per farlo occorre erogare un servizio: per questo motivo, nella prima fase e fino al giro di boa, abbiamo pensato a una rassegna musicale “Back to Bech - un pianoforte per la civica”, con la realizzazione di un CD cui hanno partecipato sei musicisti residenti in Sardegna. Il passo successivo sono stati i concerti che abbiamo tenuto, i quali implicitamente contenevano il messaggio: “Abbiamo bisogno di voi e quindi vi proponiamo delle attività per godere dei nostri servizi educativi”. Questa prima fase è stata sostenuta dalla comunicazione tradizionale su stampa, da attività sui social media, dall’invio di mailing indirizzate a quegli interlocutori “lontani” dall’ambito musicale.
 

Quali pensi siano i punti di forza di questo approccio “diffuso”?

Prima di tutto l’originalità. A pari merito, aver comunicato al meglio il brand del pianoforte, e l’aver provato a far leva in modo coerente sull’aspetto culturale e storico e, non da ultimo, emotivo.  Ma più di tutto ha funzionato il messaggio implicito che abbiamo trasmesso agli interlocutori: in un momento in cui non ci sono molti soldi, noi li chiediamo perché abbiamo un progetto chiaro, che riguarda tutti. E ha funzionato.
 

E ora tocca alla seconda fase del progetto. Ci puoi raccontare qualcosa?

Certo! Da fine marzo al prossimo settembre abbiamo organizzato una lunga serie di concerti che spaziano dal Barocco al repertorio del ‘900, e vedranno protagonisti associazioni culturali, organizzazioni di spettacolo, sponsor privati e amministrazioni comunali che si sentono in linea con la nostra iniziativa. Il nostro format, per così dire, è chiaro: la Scuola può offrire un concerto, in cambio chiede di incontrare le persone che fanno parte della rete. Ma attenzione! Non chiediamo direttamente sostegno economico. Chiediamo ai nostri interlocutori di aiutarci a parlare a quante più persone possibile del nostro messaggio. Il concerto, quindi, diventa un’operazione di storytelling per parlarvi della mia progettualità e del valore sociale di cui è portatrice. La logica è creare community, altrimenti non funzionerebbe.

E non finisce qui: in ottobre vogliamo organizzare una maratona musicale con artisti e studenti, chiamati a suonare il pianoforte restaurato. In novembre chiuderemo l’iniziativa di crowdfunding e, nello stesso mese, in corrispondenza dell’apertura del nuovo anno scolastico, inviteremo i pianisti che hanno suonato nel nostro CD a tenere un concerto pubblico, aperto a tutti coloro che hanno donato. Verrà suonato tutto il repertorio del CD, ma soprattutto sarà l’occasione per annunciare l’avvio di una nuova campagna di crowdfunding sulla piattaforma di Rete del Dono.

Questa splendida esperienza ci sta dimostrando che il crowdfunding deve diventare una strategia permanente, che deve creare nei nostri portatori di interesse l’abitudine a sostenerci sempre.
 

Quali saranno i prossimi progetti da sostenere tramite Rete del Dono?

Uno su tutti: nel 2016 vogliamo attivare una campagna di crowdfunding per permettere ai bambini della primaria di studiare musica gratuitamente.