“Abbiamo appena superato l’obiettivo di raccolta!” ci dice Sabrina Pedrini non appena la raggiungiamo al telefono. È lo stesso entusiasmo che l’ha portata, qualche settimana fa, ad imbarcarsi in un’impresa che non avrebbe mai immaginato prima: lanciare Insieme per Patrizia, una campagna di crowdfunding, in favore di una sua studentessa.
Una email inaspettata
Sabrina, docente di Economia all’Università di Bologna, un giorno ha ricevuto un’insolita email: Patrizia, studentessa del suo corso, la contattava per dirle che rischiava di dover abbandonare gli studi non potendo accedere a una borsa di studio. “Di fronte a una email possiamo cestinarla o aprirla. Io ho deciso di non ignorarla, quella richiesta era rivolta proprio a me e a nessun altro. La sua situazione non mi ha fatto dormire la notte, perché la ragazza, madre single, fatica a trovare lavoro a causa della pandemia e vede nello studio un’occasione di riscatto. E se arriva a scrivere a un docente vuol dire che vuole lottare per un diritto allo studio che la gran parte degli studenti dà per scontato. Non potevo permettere che il Covid le portasse via il futuro, così ho deciso di farmene carico e trovare un modo per aiutarla”.
Pensare fuori dagli schemi
Il modo lo ha trovato nel giro di qualche giorno: “Non sono stata l’unico docente ad essere contattato da Patrizia. Sono stata semplicemente l’unica a cui è venuta l’idea giusta. Non potevo agire tramite gli uffici dell’università, la burocrazia e le regole avrebbero reso difficile valutare nello specifico il suo caso. L’unica cosa da fare era raccogliere dei fondi e, quando un’amica mi ha parlato di Rete del Dono, ho capito che era la strada giusta. Detto fatto, nel giro di due giorni la mia pagina era online!”. Una cosa totalmente nuova per Sabrina, che, da donatrice per diverse cause, è diventata personal fundraiser. “Non mi ero mai convinta, anche perché non sono molto social ed ero timorosa delle possibili reazioni. Sorprendentemente, personalizzando la comunicazione a modo mio è andato tutto a gonfie vele”.
Una campagna “su misura”
Sabrina infatti Facebook l’ha usato pochissimo, affidandosi invece ai canali a lei più congeniali e dove si sentiva maggiormente a suo agio: “Ho cominciato contattando via Whatsapp e email la prima cerchia sensibile, come i miei amici stretti o i compagni di corso di Patrizia, poi man mano ho allargato il giro. Uno per uno, un messaggio alla volta e ogni tanto anche con qualche telefonata alla sera. Nei messaggi ho usato il mio stile, con tanta ironia e poco pietismo”. E la strategia, cui ha contribuito attivamente anche Patrizia, ha funzionato: 132 donatori hanno coperto le tasse universitarie, prendendosi cura così del futuro di una persona. “Non me lo sarei mai aspettato, probabilmente tanti hanno donato perché si sono fidati di me e hanno pensato che, se mi stavo attivando in prima persona, la causa valesse davvero la pena”.
Superate la paura di chiedere
A stupirla, oltre all’ottima risposta dei suoi colleghi ricercatori, sono state le donazioni più inattese, come quelle di tanti suoi ex studenti o di un’amica che non vedeva da tempo, con un messaggio che l’ha commossa: "Perché avrei voluto essere anch'io una studentessa dell'Università di Bologna, fare scienze politiche, vivere l’esperienza di indipendenza, ma non ho potuto per le risorse”. Ultimo ma non ultimo, il bel dono del Professor Zamagni che ha commentato dicendo “Studiare è sempre una priorità”. "Basta davvero poco per fare tanto: superate l’imbarazzo di disturbare le persone”, chiosa Sabrina. All’inizio mi dicevo che non sarei mai riuscita a mandare la seconda email, a chiedere soldi a questo o quello. Però, quando mi sono decisa, le parole sono uscite naturalmente e la solidarietà ha vinto”.