Fundraising e cultura ancora una volta assieme per un progetto mirato a valorizzare la memoria, il repertorio e le testimonianze di chi ha reso grande la musica del Novecento. Oggi vi parliamo di “Adotta un archivio”, crowdfunding promosso da NoMus, attiva dal 2013 nel campo del recupero degli archivi della Classica. L’associazione è ora al lavoro per recuperare i materiali dell’Autunno musicale di Como. Quarant’anni di musica: 5mila foto in tutto, oltre a 500 programmi di sala, 50 cataloghi, 10 tesi di laurea e ricerche e un database imponente audio e video cui è molto importante dare una seconda vita, creando un database consultabile anche in Rete. L’idea a quanto pare ha smosso le coscienze di addetti ai lavori, appassionati e non, e oggi NoMus è vicinissima a raggiungere il proprio obiettivo di raccolta. Abbiamo intervistato Maddalena Novati, fondatrice di NoMus, per approfondire assieme il percorso compiuto finora grazie a Rete del Dono.

La raccolta di NoMus sta andando molto bene. Come possiamo commentare i risultati ottenuti finora?
Sì, manca pochissimo in effetti! Abbiamo deciso di rivolgerci a Rete del Dono per avviare un progetto di crowdfunding per sopperire alla mancanza di contributi da parte degli Enti pubblici. Come dicevo, siamo molto vicini all’obiettivo dei 5mila Euro e il successo ottenuto ci sta facendo riflettere sull’opportunità di alzare la posta.

Cosa vi ha spinto a utilizzare il crowdfunding?
Beh, la mancanza di fondi pubblici a sostegno di iniziative culturali è cosa nota, purtroppo. Poi c’è da dire che nessuno di noi ha competenze di Fundraising: per questo motivo abbiamo deciso di farci aiutare. Il crowdfunding da subito ci è sembrato qualcosa di nuovo, fresco, attuale. Il sito di Rete del Dono è semplice da utilizzare, oltre che uno strumento molto elegante per gestire le donazioni. Motivo per cui ci siamo detti: “Proviamo!”. Ed è andata bene.
Il crowdfunding ha attivato soprattutto le persone che hanno partecipato ai nostri seminari e agli incontri dell’Autunno musicale di Como. In questo senso, l’esperienza di raccolta fondi - la prima per NoMus - ci ha insegnato l’importanza degli eventi a supporto di una buona causa e delle relazioni dirette con chi ha deciso di sostenerci con la propria donazione. Dirò di più: la nostra esperienza ci ha fatto notare che molte persone hanno donato più di una volta a supporto di NoMus. Credo quindi che il crowdfunding, al netto di tutto, abbia contribuito a far sentire più vicini i sostenitori dell’associazione.

Appunto, come avete fatto conoscere la vostra raccolta fondi?
Principalmente appoggiandoci ai nostri contatti email. In più, abbiamo distribuito volantini che annunciavano il progetto “Adotta un archivio” in occasione dei concerti e degli omaggi ai musicisti presenti nel nostro fondo, tra cui Luciano Chailly, Bruno Maderna, Gino Negri e Bruno Bettinelli, solo per nominarne alcuni. Inoltre, mi preme ringraziare il Museo del ‘900. Grazie al suo supporto è stato possibile organizzare una mostra con documentari, film e foto, tre concerti e tre conferenze, oltre a una giornata di studi.

Ho avuto modo di visitare la vostra sede, che è molto ricca di materiale. Come mai avete scelto proprio gli archivi dell’Autunno musicale di Como?
Tanto materiale da catalogare e digitalizzare. L’archivio è molto vasto - multimedia, foto, partiture e altro - e occorrono professionalità diverse per portare a termine i singoli passaggi di recupero, digitalizzazione e classificazione. Per la qualità del materiale la stessa Sovrintendenza è interessata a renderlo Archivio di importanza storica, conferendo quindi una sorta di “bollino blu” che certifica la qualità del materiale conservato e potrebbe dar vita a un importante circolo virtuoso per l’associazione stessa e le sue attività. Per arrivare a tanto, dobbiamo partire al più presto.

Spesso parlare di cultura ci porta ad approfondire il tema della memoria. Qual è il vostro parere?
La memoria è cruciale, soprattutto in questo momento storico. Ci siamo appena lasciati alle spalle il Secolo breve, che rischia di diventare brevissimo proprio a causa del digitale. Pensiamo ai carteggi tra gli autori, che oggi sono stati soppiantati dalle più evanescenti email, ma pensiamo soprattutto ai formati - quasi sempre deperibili e molto diversi tra di loro - di cui oggi è costituito mediamente un archivio. Conservazione e digitalizzazione sono sempre più difficili da fare e sempre più importanti. Fortunatamente molte persone lo hanno capito e ci hanno sostenuto. A loro va il nostro più sentito ringraziamento!