Le storie che raccontiamo sul nostro blog ce lo insegnano: uno dei più grandi ostacoli di una campagna di crowdfunding è semplicemente quello di decidersi a iniziarla. Un dilemma insomma che si risolve da sé. La domanda si fa però più significativa quando ci si occupa di cause legate alle migrazioni: con un tema spesso divisivo, sentito lontano dalle persone e con pochi volontari sul territorio ha senso per un’organizzazione tentare la strada del crowdfunding? Lo abbiamo chiesto a chi negli ultimi mesi, sulla nostra piattaforma, ha intrapreso delle raccolte fondi di successo.
Una Clinica sulla frontiera dimenticata
In Val di Susa, a pochi chilometri da Torino, ogni anno almeno 10.000 uomini, donne e bambini attraversano le montagne a piedi. Dopo mesi di prigionia in Libia o di viaggio lungo la Rotta Balcanica, è l’ultimo sforzo per giungere in Francia o in altri Stati europei, ma viene affrontato spesso in condizioni fisiche precarie e senza l’attrezzatura adeguata. Una realtà che conoscono in pochi, e che DRC Italia ha voluto far conoscere sostenendo il progetto della prima Clinica di Frontiera sulle Alpi, per offrire assistenza medica gratuita grazie al lavoro di medici e infermieri volontari dell’ONG Rainbow 4 Africa, in collaborazione con la Croce Rossa e nei locali offerti dall'associazione Talita Kum. “Siamo la neonata sede italiana del Danish Refugee Council e degli oltre 40 paesi dove operiamo siamo gli unici, oltre alla casa madre, ad aver lanciato una campagna di crowdfunding” spiega Giulia Spagna, Direttrice Paese. “Per noi è stata la prima occasione per farci conoscere sui social, ma anche per creare una rete con le tante associazioni locali che già affrontano il problema in maniera molto seria”.
Una presa di posizione chiara per una community più coesa
Proprio la presenza di una comunità circoscritta, ma già molto forte attorno a questo tema ha permesso all’organizzazione di colmare il gap di notorietà in Italia. Il resto lo hanno fatto i social e i canali più diretti: “Con un database ancora da ampliare, abbiamo spinto da un lato sui contatti personali via telefono, email e Whatsapp e dall’altro su Facebook per allargare la base”. Rispetto al tema divisivo, a premiare è stata proprio la presa di posizione chiara della campagna, ma anche un approccio più razionale che emotivo: “Certo parlare del problema in inverno, nel momento più critico, ha avuto un impatto ma non abbiamo usato un tono emergenziale: abbiamo rischiato non mettendo le immagini di persone ma i container, però volevamo mostrare che si tratta di un progetto concreto che già esiste e che è lì, sulle nostre montagne”.
Il segreto per coinvolgere le persone
Senza una rete capillare di sostenitori sul territorio che possono diventare Personal Fundraiser, è stato ancora più importante curare la relazione in primis le cerchie più vicine: “La campagna di crowdfunding è una cosa viva, da seguire costantemente. Non puoi aprirla e lasciarla lì. Con del personale dedicato ci siamo fatti i primi alleati, persone esterne all’organizzazione che si sono innamorate del progetto e che hanno legittimato il nostro lavoro presso i propri contatti. I loro feedback ci hanno aiutato a capire come siamo percepiti come nuova organizzazione e se stiamo andando nella direzione giusta. La campagna poi è stata un ottimo biglietto da visita anche per creare partenariati e cominciare a cercare dei volontari. Però le aziende ancora latitano: la politicizzazione di questo tema non aiuta il mondo corporate a sostenere queste cause”.
#Bastamortiinmare, gli influencers in prima linea
SOS MEDITERRANEE salva vite nel Mediterraneo dal 2016. Per continuare a farlo ha bisogno di un nuovo RHIB, ovvero un gommone a chiglia rigida per il soccorso in mare. “Abbiamo pensato alla campagna #Bastamortiinmare - racconta Greta Granzini, Responsabile Fundraising Individui - insieme allo youtuber Giuseppe Bertuccio d’Angelo, protagonista del ‘Progetto Happiness’, che lo scorso aprile è salito a bordo della nostra nave Ocean Viking per documentare il nostro lavoro. Oltre a un salvataggio, ha assistito anche a un tragico naufragio di un barcone, rendendosi conto di quanto, in mare, pochi minuti possano fare la differenza tra la vita e la morte di centinaia di persone. La sua diretta Twitch, seguitissima, ci ha portato molti nuovi followers su Instagram ma anche l’idea di volerli subito attivare in qualcosa di concreto”.
Un pieno di nuovi donatori
La comunicazione è passata molto dai social, coinvolgendo in dirette Instagram anche altri youtuber come Barbascura X: “L’obiettivo era raggiungere un pubblico che non fosse già nostro donatore, e per questo il crowdfunding è stato ottimale così come i rewards, che hanno fatto branding soprattutto presso i giovani e chi non ci conosceva”. Il risultato è che di 230 donatori la metà circa sono nuovi, i quali hanno fatto registrare una donazione media di 56€: una cifra elevata sia come prima donazione sia in confronto alla media di una campagna di crowdfunding. “Accanto a ciò abbiamo coltivato il rapporto con i nostri donatori tramite DEM e con i middle donors via telefono, Whatsapp e email personali. Il rischio che, nel periodo natalizio, la campagna cannibalizzasse le altre raccolte fondi non si è verificato e anzi c’è chi ha donato due volte”. E gli haters sui social? “Sui social in realtà la nostra gestione della community è minimale, perché il più delle volte sono i nostri stessi followers che, in caso di messaggi negativi, intervengono in difesa della nostra mission”.
Tema divisivo? Perfetto per il Personal Fundraising
A superare la diffidenza verso un tema così difficile, sganciandolo da letture politiche, è stata la forza di una testimonianza diretta come quella dello youtuber. “In vista della Milano Marathon è con questo coinvolgimento diretto, dai nostri volontari agli influencers, che vogliamo arrivare alle aziende ancora distanti”. Non è da sottovalutare però la ricaduta positiva di un tema che richiede una netta presa di posizione: “Il dono per noi diviene fortemente identitario e i nostri sostenitori sono più militanti e disposti a metterci la faccia. Lo abbiamo notato anche dai messaggi sulla pagina di donazione: c’è chi ci esorta ad andare avanti anche in suo nome e chi quasi ci ringrazia di avergli permesso di donare per questa causa”. Insomma fare crowdfunding per cause legate ai migranti si può. Paga essere chiari e diretti sulla posizione che tenete e sugli obiettivi concreti.