Un passato glorioso, ricco di trofei e successi, e un futuro legato solo alla buona volontà dei giocatori (e al crowdfunding online): è quello che sta accadendo al Santa Lucia Basket, la squadra più blasonata del nostro sport per diversamente abili (“La Juventus del basket”, come la definiscono affettuosamente i suoi tifosi). Ventuno scudetti, 12 coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 3 Coppe dei Campioni: questi i riconoscimenti collezionati nel corso degli anni, che non sono però bastati ad arginare la frana che si è abbattuta sul dream team nell’estate del 2016: l’Istituto di cura a carattere scientifico “Santa Lucia” di Roma - (un centro sanitario di eccellenza nazionale e internazionale per la neurologia e la riabilitazione), - proprietario della squadra non riceve abbastanza fondi dalla Regione Lazio, e ha dovuto arrendersi. Ma i giocatori no, loro non hanno gettato la spugna: hanno acquisito la società, ceduta a titolo gratuito dalla precedente presidenza, e si sono iscritti alla stagione 2016/2017. Ora la sfida più grande è continuare ad esistere: per questo hanno aperto un crowdfunding su Rete del Dono. Ne abbiamo parlato con Mohamed Sanna Alì, classe 1972, attuale presidente della squadra e giocatore dal 1992.
Ci racconti la storia di questa squadra?
Nel 1960 dopo le Olimpiadi di Roma inizia l’attività sportiva del Santa Lucia e nel 1978 inizia la storia del basket in carrozzina. Con il passare degli anni il Santa Lucia Basket diventa una delle squadre più titolate del basket nazionale e internazionale. Il team è sempre stato sponsorizzato dall’ospedale, ma l’estate scorsa i finanziamenti sono terminati. Noi giocatori siamo andati dall’ex presidente per capire come risolvere la situazione e anche per ringraziarlo per l’impegno da lui dimostrato negli anni e lui ci ha regalato le quote della società.
Perché avete scelto di portare avanti questa battaglia per la sopravvivenza della squadra?
Io sono nato in Somalia e sono sulla sedia a rotelle da quando avevo 3 anni per via della poliomelite. Sono venuto in Italia a 5 anni per essere curato, e ho da sempre avuto una passione per il basket che potevo vedere solo in tv. Alle superiori ho avuto la possibilità di andare al Don Orione, un collegio dove si fanno attività sportive, e iniziare a giocare a basket ma è grazie al Santa Lucia che ho spiccato il volo. Oramai sono 40 anni che vivo in Italia ma per i ragazzi di oggi nella mia situazione le condizioni non sono migliorate: tenendo viva questa squadra vorrei poter continuare a dare ai giovani l’opportunità di fare attività sportiva. Noi ci siamo passati per primi e vogliamo dare ai ragazzi questa possibilità.
Adesso state cercando sponsor per andare avanti?
Attualmente stiamo cercando un campo per il prossimo campionato senza barriere omologato per la serie A. In prima squadra i giocatori sono 14, a cui si sono aggiunti 5 ragazzi nuovi che ci hanno trovato su Internet. Il nostro progetto è trovare sponsor per la prima squadra e tenere aperta la parte giovanile. Lo staff attualmente è di tutti volontari: quando abbiamo riaperto a settembre 2017 eravamo solo in 5 della vecchia squadra a crederci (tra cui io e il capitano Matteo Cavagnini), e trovare uno staff di 2 medici e 3 terapisti pronti a supportarci ci ha dato la spinta per andare avanti. Abbiamo scelto scelto la strada più difficile: potevamo scegliere di andare in un’altra società ma abbiamo deciso di rimanere.
Avete trovato un buon appoggio nella piattaforma di Rete del dono?
Quando abbiamo preso in mano le quote della società, abbiamo riaperto la pagina ufficiale su Internet, abbiamo rianimato i social e abbiamo contattato Rete del Dono: cercavamo una piattaforma per il crowdfunding, soprattutto per la parte giovanile. Ci siamo trovati bene, anche se inizialmente le donazioni hanno fatto fatica a decollare, ma era estate. Grazie ad un articolo su La Stampa e a due servizi televisivi (tg3 e tg5) le donazioni sono aumentate: puntiamo sul nuovo anno.
Ad aiutarvi non sono solo i vostri tifosi, giusto?
Le donazioni a dire il vero arrivano da tutta italia: ci aiutano tanti tifosi nostri che conosciamo, ma anche tante persone che sono venute in contatto con la nostra storia. Per i nostri tifosi abbiamo fatto una serata charity il 30 novembre, un caro amico che lavora in un ristorante stellato ci ha dato una mano.
Come aggiornate i fundraiser e i donatori sugli sviluppi della squadra?
Scriviamo sui social appuntamenti e partite, usiamo le mail dei donatori per mandare inviti delle partite, le novità, le foto di ringraziamento.
Che piani avete per il futuro?
Stiamo lavorando sugli sponsor: per tornare ai livelli che questa società aveva in passato abbiamo bisogno di sponsor importanti: per noi questo è l’anno zero. A tutti i lettori faccio un appello: giochiamo tutti i sabati alle 17: seguiteci, venite a vederci per toccare con mano quello che siamo capaci di fare!