La lunga rincorsa dell’edizione 2020 del Premio per la Cultura Rete del Dono e UBI Banca sta giungendo alle battute conclusive. Tra coloro che finora stanno facendo meglio, ci sono tre realtà molto diverse fra loro che hanno trovato la loro personale chiave del successo. Agli altri progetti in gara, però, suggeriamo di non arrendersi perché nella volata finale verso il 15 gennaio 2021 il periodo natalizio potrà giocare un ruolo decisivo.

Premio per la Cultura Rete del Dono e Ubi Banca 2020

 

La IV edizione del Premio per la cultura, ideata da Rete del Dono in partnership con UBI Banca per promuovere il crowdfunding nel settore culturale e artistico, si è aperta il 15 ottobre 2020. I tre progetti che raccoglieranno più fondi entro il 15 gennaio 2021 (superando la soglia minima di 6.000 euro) riceverannno una donazione aggiuntiva di € 3.000, una consulenza di una giornata da parte di Fondazione EY Italia Onlus e una partecipazione gratuita al corso “Cultura e Fundraising. Strumenti di sostenibilità per le organizzazioni culturali e creative” di The Fundraising School. Quest’anno però le organizzazioni non profit vincitrici saranno quattro. Il progetto che saprà creare modalità innovative e digitali di fruizione di contenuti e luoghi artistico-culturali si aggiudicherà, infatti, il “Premio Innovazione Digitale e Comunità”, che oltre al premio di € 3.000 regala la partecipazione gratuita ad un corso intensivo di comunicazione della Fondazione Fitzcarraldo.

Metal in Fonderia per ripartire dalla musica live

 

Il Sole Nero - Metal in Fonderia è un progetto del Gruppo Caronte, che dal 1987 reinterpreta con strumenti “classici” i successi internazionali del pop e del rock. “Questo progetto - spiega Elena Trovato - unisce l’hard rock e il metal con un luogo di produzione industriale: vogliamo realizzare un disco e un concerto nel maggio 2021 presso la Fonderia VDP di Schio, durante il quale la storica dell’arte Cinzia Pasini interverrà illustrando l’uso dei metalli nell’arte”. Invitare ad un evento dal vivo in questo clima di incertezza non è facile, ma Elena vede nel risultato di questa campagna una speranza: “Senza concerti sono calate molto le persone che ci seguono sui social, allora i nostri collaboratori, sparsi in diverse città d’Italia, si sono mossi “porta a porta” con piccole sotto-raccolte. Ci siamo accorti di quanto il nostro legame stretto con il pubblico, coltivato con impegno e tempo in questi anni, stia pagando. E la voglia di cultura è davvero tanta! Per l’evento di maggio attiveremo il ticketing di Rete del Dono e siamo sicuri che funzionerà molto bene”.

 

Museo Bottacin Padova, una campagna per fare community

 

Se cimentarsi nel crowdfunding non è banale per un’associazione, lo è ancora meno per un ente pubblico: il Museo Bottacin di Padova, però, è l’esempio che basta un pizzico di intraprendenza. “Un'altra faccia di Canova - spiega Federica Franzoso, Dirigente del settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche di Padova - punta a rinnovare le sale del museo, noto per la collezione di monete ma ricco anche di quadri e sculture, a partire dalla valorizzazione di un capolavoro giovanile di Antonio Canova. Quando gli eventi di raccolta fondi sono saltati a causa del Covid, potevamo rassegnarci e aspettare improbabili finanziamenti pubblici oppure provare con Rete del Dono”. Una scelta vincente, perché la campagna è il pretesto per creare una comunità attorno a questo museo meno noto in città: “Tutti i dipendenti si sono sentiti coinvolti, sono stati i primi a crederci. Con costanza e a più riprese stiamo comunicando su tutti i nostri canali e stiamo raccogliendo dai 10 € del frequentatore della biblioteca ai 100 dell’estimatore statunitense di Canova. I musei non sono mausolei, vanno vissuti dalle persone; e i fondi pubblici non fanno comunità, il crowdfunding sì. Serve un cambio di mentalità a partire dai dirigenti: dovremmo pensare di più come se fossimo dei privati”.

 

Associazione Trillargento e il sogno delle nuove sedi

 

Quando è scoppiata la pandemia, l’Associazione Trillargento di Genova ha trasferito online tutti i suoi corsi di musica, rivolti anche a ragazzi di famiglie fragili: “Era importante mantenere un legame e combattere la solitudine. Adesso invece, con C’era una svolta, puntiamo a tornare in presenza in 3 sedi sparse per la città che però vanno ristrutturate” dice la Presidente Lara Camia. “Non avevamo mai fatto crowdfunding perché lo pensavamo dispendioso in termini di tempo, ma qui il bisogno era urgente e non potevamo aspettare un bando: è stata l’occasione per rendere più costante la nostra comunicazione social, ma anche per mettere mano al database e profilare tutti i contatti. Insomma, se anche non avessimo raccolto 1€, sarebbe stato comunque un successo!”. Invece il risultato è sorprendente: “Alcune donazioni arrivano proprio da quelle famiglie che sosteniamo e i messaggi ci dicono quanto il nostro lavoro sia apprezzato: ci sta tornando indietro un po’ il frutto del nostro operato. Ci dicevano che eravamo dei pazzi a chiedere donazioni durante la pandemia, e invece le persone hanno fame di cultura”. E di futuro: forse immaginare insieme a loro le nuove sedi li sta facendo un po’ sognare.