Le aziende hanno bisogno di avvicinarsi al mondo della solidarietà coinvolgendo prima di tutto i dipendenti. Non è più il tempo del management che decide dove andare in termini di impegno sociale dell'impresa (la Csr) ma è importante scegliere insieme una buona causa con i lavoratori e coinvolgerli in prima persona per portarla avanti.

C'era tanta gente ad ascoltare l'incontro “Crowdfunding, un nuovo strumento di Csr”, durante il Salone della Csr 2016 all'Università Bocconi. Nel panel anche la presidente di Rete del Dono, Valeria Vitali, oltre a Elena Shneiwer, head of corporate responsibility & thought leadership di AXA Italia, Valentina Puglisi, responsabile raccolta fondi da individui di Dynamo Camp, Lamberto Agostini, responsabile dipartimento project management Italia e Emea Southern Europe di Cushman & Wakefield. Il coordinamento era affidato a Ivana Pais, professore associato di sociologia economica dell'Università Cattolica di Milano e tra i più noti studiosi del settore.

Appare chiaro che le nuove tecnologie e le nuove metodologie stiano cambiando le aziende anche al loro interno, non soltanto nei confronti dei clienti. “L'esempio migliore è utilizzare il crowdfunding per portare avanti non solo una sfida sportiva, ma una sfida solidale; unire la partecipazione a una gara alla raccolta per una causa comune per tutti quelli che si impegnano” spiega proprio Valeria Vitali.

Due regole sono alla base di un successo, secondo Rete del Dono: “Il progetto per cui ci si impegna deve avere un impatto positivo sul territorio dell'azienda e una community di riferimento chiara e interessata direttamente, sia all'interno della società che tra clienti o fornitori coinvolti”.

il pubblico al salone della Csr

Stakeholder engagement

“Abbiamo iniziato la partnership con Rete del Dono perché ci aiutava a garantire trasparenza e a creare relazioni tra persone. Cercavamo una strada per diventare partner dei clienti e allo stesso capire come cambiano i bisogni della società di oggi e dialogarci” Elena Shneiwer di Axa Italia ha spiegato che per questo hanno pensato al Personal Fundraising “Con i 10 progetti di Cuore in Azione arriviamo a un crowdfunding locale, in cui apriamo un ponte tra azienda e clienti e spingiamo i nostri agenti a impegnarsi per raccogliere fondi per progetti sociali, mettendo al centro le persone e l'incontro”.

Team building con il crowdfunding

Il Team building resta uno dei punti principali di campagne di questo tipo “Dovevamo far incontrare i dipendenti all'interno dell'azienda, per migliorare il lavoro e i risultati – ha raccontato Lamberto Agostini di Cushman & Wakefield – Abbiamo convinto i lavoratori a partecipare a una maratona raccogliendo su Rete del Dono. Alla fine abbiamo coinvolto anche i nostri clienti, creando staffette con almeno una donna e un cliente. Siamo andati ben oltre il team building e il crowdfunding, abbiamo sviluppato motivazione e relazioni forti”.

Un fundraising esperienziale

Il Crowdfunding e il Personal Fundraising sono strumenti utili anche per le Onlus, un'esperienza di vita personale per il sostenitore che si legherà con più forza alla causa e aiuterà ad avvicinare altri conoscenti. La conferma è arrivata da Valentina Puglisi di DynamoCampDynamoCamp, ricordando la partnership con Pfizer, che ha portato oltre 400 persone a iscriversi alla Milano Marathon 2016 per sostenere Dynamo. Tra queste, il colosso farmaceutico ha schierato ben 19 staffette e 4 maratoneti. “Tutto è nato da una volontaria e abbiamo concluso raccogliendo su Rete del Dono 22.000 euro. È un fundraising esperienziale, che funziona bene se c'è un obiettivo concreto da raggiungere con la raccolta. Per questo continuiamo a mandare report e informazioni sullo svolgimento del progetto per cui tante persone si sono date da fare”.

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