Quante volte, di fronte a un problema di un parente, un amico o un conoscente ci siamo sentiti impotenti. La sofferenza che ci tocca da vicino ci fa sentire più responsabili, vorremmo fare di più ma spesso non sappiamo come fare. È per questo che da oggi Rete del Dono permette a chiunque di raccogliere fondi sostenere la realizzazione di un progetto di solidarietà promosso da un’organizzazione non profit, ma anche per aiutare una persona in difficoltà.
Oggi vi raccontiamo la storia di Maria Chiara, la prima fundraiser di Rete del Dono a sperimentare questa nuova innovativa modalità di racolta fondi con risultati assolutamente inattesi.
Camminiamo con Cesare
Qualche mese fa Maria Chiara, i genitori del piccolo Cesare, li conosceva a mala pena. “Quando mi hanno raccontato del danno neurologico derivante dalla sua Tetraparesi Spastica, ho pensato che avrei voluto fare qualcosa di concreto per loro. Anche io sono madre e tante volte rischiamo di non renderci conto della fortuna che abbiamo nell’avere una vita ‘normale’”. Per sottoporre Cesare, 2 anni e mezzo, a un delicato e costoso intervento i genitori avevano programmato un viaggio in Germania. Perché non sostenerli in questa lunga trasferta? “Senza Rete del Dono avrei abbandonato subito l’idea, perché far partire una raccolta fondi da sola è difficile anche solo burocraticamente - racconta Maria Chiara - Per fortuna, però, proprio poche settimane prima avevo scoperto la piattaforma grazie a una email dell’ufficio. Così li ho contattati e, in un attimo, mi sono ritrovata a bordo di quest’avventura”.
Dieci volte tanto
“Non avevo mai fatto nulla di simile, ma Rete del Dono mi ha supportato con passione e puntualità. Alla fine mi sono detta: tutto qui? Non avrei mai pensato che sarebbe stato così facile”. La sorpresa più grande però doveva ancora arrivare: “In accordo con la famiglia di Cesare, avevamo posto il primo obiettivo a 3000 euro, convinti che non ne avremmo raccolti più di 500. Tre giorni dopo il lancio della campagna, invece, i genitori mi chiamano per dirmi che avevamo superato l’obiettivo! Così lo abbiamo alzato a 5000, poi 10000, 20000 fino a 30000”. Un traguardo ancor più sorprendente se pensiamo che i donatori sono ad oggi oltre 400: “È bastato un Whatsapp per attivare la rete sociale che gravita attorno alla famiglia, poi una condivisione su Facebook ha allargato ancor di più la cerchia: la corale del paese, le maestre di Cesare, una palestra che ha persino organizzato una giornata di sport di raccolta fondi”.
Da donatrice a fundraiser
Maria Chiara in passato ha sostenuto i progetti di alcune organizzazioni non profit, “Questa volta però è stato diverso, la storia di Cesare mi ha toccato da vicino, mi sono detta: se non lo faccio io, chi ci penserà? E alla fine non ho fatto nulla di eccezionale, ho solo aperto la pagina su Rete del Dono. In tanti hanno detto alla famiglia che stavano già pensando di aiutarli, ma erano un po’ in imbarazzo a farlo. Insomma, io ho solo dato l’occasione alle persone di dare il loro contributo. È stato un mese intenso, ma mi ha dato una carica incredibile. A riempirmi il cuore sono stati i sorrisi e gli abbracci che Cesare e i suoi genitori hanno dato e ricevuto quando, prima di partire, hanno voluto salutare e ringraziare tutti. Al di là della cifra raccolta, penso che la più grande vittoria sia sia aver aggregato l'intera community di amici e parenti e offrendo loro l’opportunità di dare concretezza al loro gesto di solidarietà facendo una donazione. É stato un bel modo per dimostrare ai genitori di Cesare che non erano soli, che un’intera comunità era lì per loro a fare il tifo. Il mio consiglio è per attivarsi. Basta poco: tempo, volontà e tenacia! L’importante è buttare il cuore oltre l'ostacolo!”.