Francesca Falsetti corre. Ha iniziato a farlo quando i medici le diagnosticarono un cancro, e da quel momento non si è più fermata. Sulla sua strada ha incontrato tanti compagni di viaggio, dal personale dello IEO di Milano e di Fondazione Umberto Veronesi - “la mia situazione era delicata, devo la vita a loro” ricorda - fino alla valanga rosa che le ha cambiato la vita: il Running Team delle Pink Ambassador di Bologna.
È anche grazie al supporto del suo team infatti se Francesca il 30 agosto è riuscita a concretizzare la Pink in the Wood, una passeggiata non competitiva per podisti e ciclisti nei boschi di Cereglio (BO). Un evento sportivo in favore della ricerca. Francesca si è messa in gioco, raccogliendo oltre 3.500€ e aggiudicandosi il Premio RDD Challenge di settembre.
La forza del gruppo
Non vedevo l’ora di diventare un’ambasciatrice di Pink is Good, il programma di sensibilizzazione promosso da Fondazione Umberto Veronesi” racconta Francesca. “Mi spingeva la gratitudine e la voglia di fare qualcosa per la ricerca contro i tumori femminili. Ho scoperto invece qualcosa in più: la magia della corsa, che è il mezzo per dimostrare a noi stesse, nonostante la malattia, di poter raggiungere obiettivi fisici ambiziosi”. Per arrivare a correre una mezza maratona o una maratona, i 14 team sparsi in tutta Italia si allenano sotto la guida di un coach in grado di dosare gli sforzi per un corpo che ha appena finito le cure o è ancora in terapia, ma anche di portare un approccio motivazionale e positivo. “Correre insieme è come cemento a presa rapida: si sciolgono tanti timori e ci si sente subito a casa, libere di raccontare le nostre esperienze di sofferenza come di non farlo. Ci siamo sostenute molto anche durante il Covid, con tante compagne impossibilitate a portare avanti le terapie. Ma soprattutto quando stai bene insieme agli altri sogni di più e nascono idee e progetti più grandi di te. Come è successo per questo evento”.
Quella bimba che ha “corso” a fianco a lei
Che “nessuno si salva da solo” Francesca è talmente convinta che la Pink in the Wood aveva proprio lo scopo di avvicinare le persone: ““Avvicinarle all’importanza di ricerca e prevenzione, ma anche al tema difficile di aiutare chi sta soffrendo. Il malato si porta con sé un mondo di dolore e paura difficile da sostenere: spesso non si sa cosa dire o cosa fare, ci si sente inutili. Camminare o correre insieme, invece, è un gesto semplice, naturale che non ha bisogno di parole, si nutre di semplici sguardi, incoraggiando i sani a lasciare i propri imbarazzi e suggerendo loro dei modi semplici, gioiosi, colorati di stare vicino a chi sta vivendo una malattia. In fondo un malato prima era sano!”. Un modo per “aiutare ad aiutarti” insomma, che ha funzionato molto bene: “Non mi aspettavo una tale partecipazione e ho visto tutti da subito a proprio agio, perfettamente calati nel contesto. Come donna mi ha emozionato vedere tanti uomini in maglia rosa, ma è stato per me commovente quando ho visto arrivare una mia amica con la figlia di pochissimi mesi: in quella bimba ci ho visto la vita che mi veniva incontro e la speranza che le generazioni future possano crescere in un mondo senza più tumori”.
Mettici la faccia...
C’erano proprio tutti a Cereglio, e questo perché Francesca nella promozione ha messo entusiasmo ed energia, ma soprattutto ha messo se stessa e la sua storia e non poteva esserci testimonial più credibile: “Ci ho messo la faccia, mi sono fatta conoscere, ho parlato con le persone direttamente e non solo sui social. Qualche intervista radiofonica, piccole testimonianze dal vivo o in videocall, Instagram e tanto WhatsApp. Un altro elemento importante di coinvolgimento è stata anche la piattaforma di Rete del Dono, che con la sua trasparenza è stato apprezzatissimo da tutti i partecipanti: era chiaro dove andavano i fondi e le persone hanno avuto la rassicurazione di poter ritirare i propri gadget anche in caso di annullamento dell’evento per pioggia”.
… e chiedi aiuto
Vincere la RDD Challenge è una bella soddisfazione, ancora di più se per Francesca questa era la primissima esperienza di fundraising: “Mi sono buttata, ma sono partita più dalle domande che dalle mie convinzioni: ho chiesto a chi l’aveva già fatto sia per l’uso dei social sia per la scelta dell’evento o la conoscenza del territorio. È stato incredibile il sostegno della Pro Loco di Cereglio e dell’associazione sportiva Teamleggero. Il mio consiglio è di provarci: guardatevi in giro, andate a bussare alla porta, connettetevi con il territorio. Tante volte le persone hanno idee, ma non sanno con chi parlarne e questo è un peccato perché basterebbe, anche qui, la forza del gruppo e di una rete”.
E adesso Francesca ci ha preso gusto e ha iniziato a correre davvero. Innanzitutto la attendono i 260 km che spettano al suo Running Team all’interno della “Staffetta Pink” in programma dal 3 al 18 ottobre, con tappa conclusiva alla Pittarosso Pink Parade; e poi promette che farà il bis: “La mia idea iniziale era di fare una camminata notturna nel bosco, per vedere la realtà in modo diverso. A causa del Covid però era troppo complessa da organizzare… ma l’anno prossimo voglio provarci!”.