Dopo 3000 anni di storia economica in cui parlare di denaro ha significato parlare di moneta contante, tutto è cambiato nelle ultime decadi. Carte di credito, pagamenti digitali in varie forme e, in ultimo, le criptovalute stanno producendo una velocissima rivoluzione nel modo in cui ci si scambia valore.
Chiunque si occupi di fundraising, in particolate per il Terzo Settore, non può esimersi ovviamente dal monitorare con attenzione questo fenomeno, oggi non solo per le conseguenze che ha sui canali di raccolta fondi, ma anche per l’impatto che questa rivoluzione avrà sulle fasce più deboli e sulle modalità con cui le risorse raccolte verranno redistribuite.
Il contante ha i giorni contati
È ormai assodato come tutti i Governi dei Paesi avanzati abbiano dichiarato guerra al denaro contante, per due principali motivi:
- La disincentivazione dell’uso del contante è considerata come un efficace strumento per contrastare il riciclaggio del denaro “sporco” derivante da attività illecite ed evasione fiscale.
- La circolazione del denaro contante è un sistema di scambio di valore altamente inefficiente (si calcola che nelle economie avanzate assorba fino al 5% del PIL).
A ciò si aggiunga il fatto che il sistema finanziario globale, di cui la circolazione di contante è parte integrante, si stia rivelando sempre di più inefficiente, costoso e non inclusivo di ampie fasce della popolazione.
Le spinte di accelerazione al processo che mira a trasformare il contante in qualcosa di residuale sono quindi molteplici e il tutto trova nei Millenial dei formidabili alleati: infatti in questa fascia di popolazione l’utilizzo dei pagamenti smaterializzati (tra digital payment, e-payment e mobile-payment) sfiora ormai il 90%.
Per quanto riguarda la riduzione dell’utilizzo del contante si assiste nei diversi paesi a un processo che ha varie velocità (interessanti i dati della Svezia, dove le transazioni in contanti sono calate dell’80% in 10 anni, o della Cina dove i pagamenti digitali sono passati dal 4% al 34% in soli 2 anni).
E in Italia?
Lo scambio di contante in Italia è tra i più elevati in Europa (ogni 100 euro scambiate, 86 sono in contanti, contro la media europea di 79). Tuttavia, siamo uno dei paesi dove il trend di cambiamento è più veloce in questo momento (le sole carte di credito hanno visto un incremento nell’utilizzo del 10% tra il 2017 e il 2018).
Ad oggi in Italia il tipo di pagamento con il tasso di crescita più elevato è quello relativo ai pagamenti in prossimità da mobile, soprattutto dove c’è ricorsività della transazione (parcheggi, bike e car sharing, utenze e servizi pubblici).
SWG ha effettuato un sondaggio tra un campione di 1500 individui maggiorenni a luglio 2019 e ha scoperto che il 58% degli intervistati è in linea di principio d’accordo sull’utilità di ridurre drasticamente l’uso del denaro contante.
Un’indicazione importante che ci fa capire come il passaggio da un tipo di pagamento ad un altro non è qualcosa che gli italiani stanno subendo “ob torto collo”: c’è ormai una consapevolezza diffusa sui benefici che possono derivarne sia per l’individuo che per la collettività.
Un'opportunità per il Terzo Settore
Quali spunti possono trarre da tutto ciò coloro che come noi lavorano per il Terzo Settore ed in particolare nella raccolta fondi?
Certamente non possiamo più dire che il digital payment è il futuro: è invece ormai un presente la cui penetrazione è velocissima, e richiede un grosso impegno sia in termini di comunicazione che in termini di adeguamento tecnologico delle infrastrutture per far fronte alla domanda ormai diffusa di utilizzo di questi canali di donazione.
Sicuramente nello scenario attuale, in cui si è ancora lontani da vedere un consolidamento nel mercato dell’offerta di servizi di e-payment e mobile, gli sforzi di integrazione e adeguamento sono continui e importanti.
Tuttavia questo scenario rappresenta per il Terzo Settore un’opportunità: ponendosi come un soggetto attivo, e non come uno spettatore del cambiamento, può aiutare gli operatori a focalizzare e soddisfare le specifiche esigenze del settore, dalla richiesta banale (ma per nulla scontata) di riportare la dicitura “donazione” anziché “pagamento” sulle ricevute, all’adeguamento delle fee, dei device e del tipo di tracciamenti dei dati: clienti e donatori quando usano il digitale si assomigliano, ma non in tutto.