La prima bicicletta a dieci anni, le prime uscite e le prime gare, poi una passione che in età adulta diventa più matura, consapevole e meno esasperata. Ma che non smette mai. Nemmeno di fronte a clavicola rotta nell’agosto del 2014. Questa è la storia di Fabrizio Furnò, 48 anni, ciclista romano, e Fundraiser che quest’anno ha deciso di regalarsi due sfide. Partecipare alla Granfondo Roma e raccogliere fondi per la LILT.
Tu e la bici. Fabrizio, raccontaci questa storia d'amore.
Un amore a prima vista, anzi a prima svista. Ho solo dieci anni e magari potrei scegliere uno sport più “comodo”, meno faticoso e impegnativo. E invece scelgo la bici. E parto subito in quarta, la passione mi contagia giorno dopo giorno. Esco con gli amici, i famigliari, poi mi iscrivo a una squadra e arrivano le prime gare, sono giovane e spensierato.
Oggi cosa è per te la bici?
Oggi ho 48 anni, non più venti, lavoro tanto e non posso allenarmi tutti i giorni. Dunque la bici deve essere prima di tutto piacere, evasione. Zero esasperazioni. E, sapete una cosa? È tutto molto più bello. Esco sui colli attorno a Roma, i miei preferiti, magari ne faccio tre o quattro di fila e alla fine, quando torno a casa, la soddisfazione è immensa. Oserei dire doppia.
Poi arriva la Granfondo Campagnolo Roma. Cosa ti ha spinto a rimetterti il numero dietro la schiena?
Il fatto che fosse una doppia gara. Una contro se stessi stesso, l’altra per sostenere chi ha più bisogno di me. Altrimenti non sarebbe stata la stessa cosa. E forse niente numero dietro la schiena. Trovo che accostare lo sport al sociale sia qualcosa di magico. Ciò che è sfida sul campo a ciò che è sfida nella vita. Mi piacerebbe che Granfondo Roma diventasse un esempio per altre granfondo. Penso che avvicinerebbe molte più persone al ciclismo anche in Italia.
Per chi hai scelto di essere fundraiser?
Tra le 8 organizzazioni proposte da Rete del Dono, piattaforma attraverso cui ci iscrive alla granfondo, ho scelto la LILT. Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Perché trovo che purtroppo il tumore sia un fenomeno che vive subdolamente tra noi. Chi non ha un amico, un parente o un semplice conoscente che ha dovuto lottare contro questa malattia? Prevenire e curare, e aiutare a farlo, è qualcosa alla portata di tutti.
Cosa di dici della tua esperienza con il Fundraising?
Per me è stata la prima volta, in assoluto. E posso dire che, al contrario di quanto si possa pensare, è semplice, motivante, e funziona da subito. Basta vincere la pigrizia iniziale e con un minimo di organizzazione si raggiungono obiettivi impensabili. Io ho raggiunto il tetto minimo delle 250 euro subito, per questo alla Granfondo Roma partirò in seconda griglia. L’11 ottobre pedalerò per tutti quelli che mi hanno aiutato. Un’emozione che vale doppio.
Come hai diffuso la sfida tra amici e conoscenti?
Con il classico passaparola da una parte e i social network dall’altra, soprattutto Linkedin, che uso molto speso per lavoro: qui con soli 2 post ho raccolto quasi tutto. Ho cercato di essere discreto e poco invadente, non ho mandato messaggi privati, non volevo la classica “beneficienza”. E lo sapete il bello? Ho raccolto fondi anche da persone sconosciute, anonime.
Che consigli dai a chi si iscrive alla Granfondo Roma?
Lanciarsi. Raccogliere fondi è facilissimo e immediato. Come andare in bicicletta. E lasciatemi aggiungere che correre una granfondo con un secondo scopo è un’emozione che nessun altra può darvi. I premi in palio sono due, non uno. Nessun pacco gara ti dà tanto.
In più, vi do una chicca dell’ultim’ora: da oggi al 30 settembre si può partecipare anche come “team”: basta trovare 5 amanti della bici e raccogliere ciascuno 125 euro. Una cifra facilissima da raggiungere. Il ciclismo è uno sport di squadra.