Il fundraising per la cultura non sta cambiando, è già cambiato. Le tradizionali sponsorizzazioni, dove l'azienda si limita a versare un contributo per un progetto, hanno lasciato spazio a una nuova visione, che inizia dalla partnership, per arrivare alla co-progettazione o al crowdfunding. Partner, azienda e ente non profit si contaminano, si uniscono e collaborano, scambiandosi conoscenze, competenze e positività. Non solo, allargano il loro accordo ad altre realtà del territorio, dalle università alle scuole, fino alla comunità intera, creando una rete che porta crescita economica e brand reputation da una parte e coinvolgimento e soddisfazione dall'altra.
Questo tema è stato al centro di un incontro dal titolo “Arte, Economia, Impresa: investire in cultura conviene” a cui ho partecipato in occasione de Il Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale, presso l’Università Bocconi di Milano. Uno dei temi affrontati è il ruolo che le imprese possono giocare in una campagna di crowdfunding.
Secondo la nostra esperienza la fase di progettazione è fondamentale per avere una chiara visione degli obiettivi, dei fondi che si vogliono raccogliere e dei tempi necessari per portare a termine la campagna. In questa fase le imprese possano giocare il ruolo chiave di mentor e sostenere l'ente culturale nel suo percorso. Ma non solo. Anche nella fase di promozione e narrazione del progetto l’impresa può offrire supporto operativo, dando visibilità al progetto sul territorio, coinvolgendo la community, sensibilizzandola e avvicinandola all’iniziativa culturale in essere. L’impresa può sicuramente contribuire ad avvicinare il cittadino e in senso lato il territorio alla cultura.
Infine l’impresa può stimolare ulteriormente la community studiando un’operazione di matching a fronte della buona riuscita del progetto, concordando a priori una donazione al raggiungimento di un determinato target di raccolta fondi. Ciò significa per l’azienda impegnarsi, a fronte di un pari impegno da parte della community.
Ed è proprio in questo contesto che si inserisce il
Premio Rete del Dono per la Cultura. Grazie anche alla collaborazione con UBI Banca, premieremo con una donazione di 3.000 euro, i primi 3 progetti candidati che avranno raccolto di più (minimo 6mila euro) dal 1 ottobre al 31 gennaio 2020. In gara ci sono ben 24 progetti, che verranno affiancati e indirizzati dai nostri mentor per mettere a punto una campagna di successo.
Oltre la sponsorizzazione

La Fondazione Bracco ha portato l'esempio del progetto di restauro del Piccolo Violino di Lorenzo Storioni del 1793, un gioiello di liuteria cremonese. Invitata a sostenere economicamente l'operazione, ha deciso di intervenire coinvolgendo un laboratorio dell'Università di Pavia, la scuola di Liuterapia, il museo del violino e il corso di laurea in restauro, tutti con compiti e ruoli diversi: “Così facendo abbiamo creato conoscenza e valore – spiega Elisabetta Patti, responsabile progetti culturali della Fondazione - con una ricaduta sul territorio molto forte e un coinvolgimento di diverse istituzioni in un'ottica pluriennale, non fermandosi a un semplice incontro sporadico”.
Uno scambio imprese-ente culturale
“Le imprese oggi ci chiedono uno scambio di conoscenza, noi possiamo garantire un ritorno che va ben oltre l'immagine – assicura Alexia Boro, direttrice della comunicazione del museo Guggenheim – L'originalità della nostra proposta culturale si unisce a una contaminazione di idee per i dipendenti, che aiuta a crescere”. Inoltre tra incontri e approfondimenti per valorizzare insieme gli obiettivi del progetto di collaborazione “l'azienda diventa parte della vita del museo”.
Misurare i risultati non è solo possibile, è obbligatorio

A chi dice che le partnership culturali non sono valutabili, tutti i relatori hanno confermato che questo è un errore. “Tutto è valutabile, anche l'investimento in cultura. Ma serve un modello di misurazione condiviso, che spesso non c'è. Eppure noi in università li abbiamo e li usiamo” assicura la professoressa Stefania Romenti, dell'Università Iulm. L'interesse a investire in cultura è forte anche per le piccole e medie imprese, spiega Patrizia Alma Pacini di Confindustria Pisa. “Il ritorno di immagine è forte, ma gli strumenti come l'art bonus non sono adatti per le Pmi, perché troppo grandi e senza ritorni fiscali immediati. Le piccole e medie imprese non riescono a lavorare su archi temporali molto lunghi”. Comunque Confindustria a Febbraio presenterà il primo bilancio di sostenibilità e impatto nel piano strategico 2020.
Parlando di impegno sul territorio, in prima fila ci sono da sempre le banche che aiutano i progetti culturali, piccoli o grandi che siano. Silvia Foschi, direttore del patrimonio artistico di Intesa SanPaolo, segue un progetto con le sovrintendenze per selezionare le opere da restaurare e poi presentare al pubblico. Quest’anno Banca Intesa festeggia il trentesimo anniversario del Progetto Restituzioni.
Per Eugenio Tangerini di Bper Banca, la cultura è anche motore di sviluppo per l’economia. Progetti, come Sognalib(e), il premio letterario per promuovere la lettura e la scrittua negli istituti penitenziari, o quelli per favorire la lettura nelle famiglie con bambini in età prescolare, sono esempi pratici del nostro impegno a sostegno di una cultura sempre "solidale”, che contamini ed arrivi dentro dentro le case di ogni singolo cittadino.
Il prossimo passo per la crescita è un’ attenta valutazione dei risultati perché , ad oggi, sono ancora pochi gli isitituti che riescono a fare anche una valutazione a posteriore degli impatti ottenuti grazie a questi progetti.