Le storie di successo del crowdfunding sono numerose. Si potrebbe quindi pensare che basti esporre il proprio progetto sul Web, e i donatori arriveranno a frotte. Non è così, e i motivi sono evidenti. La rete è uno spazio affollatissimo, e lo sarà sempre più in futuro. Per farsi vedere e ascoltare non basta esserci, è indispensabile porre in atto delle azioni specifiche, che facciano conoscere il proprio progetto al pubblico cui ci si rivolge, e ne risveglino l’interesse.
Per questo, occorre sfruttare in modo consapevole i meccanismi di propagazione delle informazioni in rete, e questo – al di là delle facili generalizzazioni - non è affatto banale.
Qui riassumo alcune semplici linee guida per le ONP che desiderano proporre progetti su Rete del Dono.
1. Dimensionate il progetto in modo realistico.
Questo dovrebbe essere evidente, ma è facile fare errori. Per non togliere credibilità alla proposta, la richiesta deve essere sensata in rapporto agli obiettivi. Non bisogna chiedere 10 quando 5 possono bastare.
Inoltre, è bene che le richieste siano rapportate alla dimensione tipica dei progetti proposti su Rete del Dono. Finora, quelli che hanno raccolto fondi sono abbastanza piccoli: la media è di circa €2.500, solo il 10% ha raccolto più di €5.000, e il 5% più di €10.000. Un solo progetto ha superato €100.000.
Quindi, state bassi: potrete sempre modificare gli obiettivi in corso d’opera. Il totale delle donazioni raccolte su un progetto è sempre visibile, anche dopo la sua chiusura. I progetti che chiudono molto lontani dai loro obiettivi iniziali non comunicano certamente una buona immagine, e diffondono anche una immagine negativa sul portale: ecco perché ora tutti i progetti di nuova pubblicazione su Rete del Dono non devono chiedere più di €5.000, e possono aumentare l’obiettivo solo al raggiungimento dell’80%.
2. Curate con grande attenzione la comunicazione del progetto.
Il progetto deve essere presentato bene. Sembra ovvio, ma questa non è sempre la realtà. Il testo deve essere chiaro e, soprattutto, sintetico: i lettori sul Web (ma ora anche sulla carta) sono sempre più frettolosi. Gli SMS, Twitter e WhatsApp – per non parlare di Facebook - hanno modificato drasticamente il nostro stile di comunicazione. Non prestiamo più attenzione a testi lunghi. Vogliamo capirne il senso in 2/3 righe al massimo – per eventualmente approfondire, se la cosa ci interessa, seguendo opportuni link.
Quindi, diamo un titolo breve al progetto, che faccia capire subito di che cosa si tratta, e diamone una sintesi già nelle prime righe della descrizione, facendo seguire qualche dettaglio e un eventuale link ad ulteriori approfondimenti. L’immagine che rappresenta il progetto comparirà anche sui widget da installare sulle pagine Web (vostre e dei vostri fundraiser). È quindi uno strumento importante per attirare l’attenzione dei donatori: deve far capire subito di che cosa si tratta. Ovviamente, non dimenticate di installare subito i widget sul vostro sito e sulla vostra pagina Facebook.
I video sono molto utili. Devono anch’essi essere brevi - 2/3 minuti al massimo. Conviene incorporarli da YouTube, in modo che anche da lì i visitatori interessati possano arrivare alla vostra pagina.
3. Create una rete iniziale di personal fundaraiser.
Quanto detto sopra è solo l’inizio, e non basta a garantire il successo. Pubblicare la descrizione di un buon progetto in rete è come affiggere un manifesto su un muro: sarà tanto più efficace quanto più risulterà visibile al pubblico cui è destinato. Ma se nessuno passa davanti al muro, chi si accorgerà del vostro progetto? Allora, dobbiamo farlo conoscere con altri mezzi.
Questo è realmente il punto chiave. Se non possiamo supporre che i donatori passino spontaneamente davanti al muro, occorrerà portarceli o, meglio ancora, farceli portare da qualcuno che goda della loro fiducia.
Il modo più efficace è proprio quello di trasformare i nostri amici più presenti in rete in nostri promotori. Non aspettiamo, quindi, che i personal fundraiser si presentino spontaneamente: incominciamo col contattarne un primo nucleo, ben scelto. L’obiettivo è fare in modo che, attorno al progetto, si sviluppi presto una rete di personal fundraiser che lo promuovano presso i loro contatti, in rete e nel mondo reale.
Quanti fundraiser iniziali contattare? Ovviamente, questo dipende molto dal loro livello di coinvolgimento. Un fundraiser molto motivato e con una buona rete di relazioni potrebbe, al limite, raccogliere da solo quanto richiesto. Ma conviene non contarci troppo e, ancora una volta, esaminare qualche statistica.
Finora, il valore medio di una donazione su Rete del Dono è stato di €55. La donazione minima di €5, e quella massima effettuata online di €2.000 (ma una donazione effettuata con bonifico bancario è stata di €11.900!). Tuttavia, le donazioni più frequenti sono considerevolmente più basse: circa €10.
Quindi, per raccogliere €5.000 ci serviranno – diciamo – un centinaio di donatori. Quanti fundraiser ci serviranno? Ovviamente, tutto dipende dalla loro “potenza di fuoco”: un blogger con molto seguito, un personaggio con molti follower su Twitter, o su Facebook potranno, se adeguatamente motivati, innescare quella “reazione a catena” di cui abbiamo bisogno. Facciamo un buon “reality check” considerando le nostre relazioni e, se queste ci sembrano insufficienti, abbassiamo i nostri obiettivi iniziali.
4. Presidiate lo stato del progetto durante la raccolta.
Se i fundaraiser che avete coinvolto inizialmente si danno da fare, il meccanismo delle donazioni si innescherà in modo corretto. Però non potete lasciare che il processo vada avanti da solo: dovrete monitorarlo, per verificarne l’andamento e intraprendere le eventuali azioni correttive: migliorare la presentazione, modificarne gli obiettivi di raccolta, comunicarne l’andamento e, soprattutto, stimolare i personal fundraiser con cui siete in contatto.
Buona raccolta!