Attraverso la pagina Facebook dell’associazione, inviando email di ringraziamento personalizzate, aggiornando sugli sviluppi tramite un articolo dettagliato sul proprio blog ma anche brindando insieme durante un festeggiamento ad evento concluso: i modi per mantenere un legame con i propri fundraiser e donatori una volta finita la raccolta sono diversi. Ma, qualunque sia la modalità scelta, si tratta di attenzioni importanti per far sentire chi è stato presente nel momento clou partecipe anche del “dopo - raccolta”, quando i suoi sforzi (atletici o economici) acquisiscono sostanza. Nel caso di #RUNFOREMMA il risultato di chilometri macinati e donazioni è stato un pullmino per una bimba molto speciale, mentre per l’associazione Dianova hanno preso la forma di forni per fare il pane nelle diverse strutture della comunità presenti sul territorio nazionale. Ecco le loro storie, e come sono riusciti a tenere vivo il filo che li ha legati a tutte le persone coinvolte.
#RUNFOREMMA: Feste di ringraziamento e lotteria
Marco Motola è un broker quarantenne di Milano che ha iniziato a correre per diletto, fino a quando non ha incontrato la “corsa solidale”, ovvero mettersi in gioco per raccogliere fondi per una buona causa. Nel 2016 ha affrontato la Milano Marathon per Emma, una bimba costretta in sedia a rotelle da una malattia rarissima (non esiste in letteratura medica una casistica simile). L’obiettivo era di acquistare per la famiglia di Emma (papà Alessandro, mamma Mariagrazia e due sorelle, compagne di scuola della figlia di Marco) un furgoncino dotato di una pedana speciale, per consentire alla bambina in carrozzina spostamenti più agevoli. Con l’aiuto dell’associazione Ventizero8 ha costruito il progetto di raccolta fondi legato al Charity Program di Milano Marathon. Il budget era di circa a 30mila euro: il team ne ha raccolti 46mila (Marco da solo ne ha portati 14mila, guadagnandosi il titolo di TOP fundraiser di Milano Marathon 2016): per il progetto #RUNFOREMMA hanno corso ben 76 staffettisti e 4 maratoneti, di cui una iscritta alla maratona di Parigi lo stesso giorno che, come tutti gli altri atleti, ha indossato la divisa d’ordinanza: la maglietta fucsia del team #RUNFOREMMA.
Marco, come siete riusciti a mantenere un contatto aperto con i fundraiser e i donatori una volta finita la raccolta?
“Innanzitutto abbiamo tenuto la raccolta aperta fino al 31 maggio, 2 mesi dopo la fine della Maratona, continuando a raccontare per settimane l’evento con foto e aneddoti della giornata. Questo ci ha permesso di coinvolgere emotivamente anche chi non aveva partecipato e di raccogliere fondi anche dopo la Maratona. A conclusione del progetto, abbiamo inviato a tutti i donatori, tra cui 4 aziende, una mail di ringraziamento e di update su come sono stati utilizzati i fondi raccolti e la pagina Facebook è sempre stata aggiornata e arricchita con foto e news. I nostri supporters hanno dimostrato di apprezzare molto questa modalità 2.0, ringraziandoci con commenti entusiasti e condivisioni sulle loro pagine. Per poter rivedere chi ha contribuito al successo del progetto, abbiamo organizzato una festa di ringraziamento invitando tutti. Ai fundraiser è stato dedicata una piccola cerimonia di premiazione con consegna di una pergamena. Abbiamo proiettato il video dell’evento e grazie ai premi offerti dalle aziende sponsor siamo riusciti ad organizzare anche una lotteria".
Come vi è stata d’aiuto la piattaforma di Rete del Dono nella vostra impresa?
“È stata fondamentale, perché con un semplice link avevo la possibilità di raggiungere tutti i miei contatti e invitarli a donare. Lo rifarò sicuramente anche quest’anno”.
Che consigli vuoi dare ai runner solidali come te?
“L’unico consiglio che mi sento di dare è che scendere in pista per una cosa solidale dà delle emozioni inarrivabili. Non mi basta più correre una gara per il solo gusto di farla: di quelle solidali, non me ne perdo neanche una”. Il team infatti anche quest’anno non si ferma: la nuova impresa di Marco e soci sarà un nuovo progetto solidale: #RUNFOREMMA…& friends, il 2 aprile alla Milano Marathon 2017 per poter donare un pullmino per Gabriele, un bambino di 8 anni sveglio, intelligente e curioso, affetto da Sma di tipo 2, una malattia degenerativa che gli impedisce di camminare e svolgere anche le azioni più semplici, come alzare una bottiglia d’acqua o dare un abbraccio. Sostienili a questo link!
Iscrizione agli eventi: ecco la nostra piattaforma, facile e funzionale
DIANOVA: “Thank you party” e mail personalizzate
Per la Onlus Dianova, che in Italia da oltre trent’anni si occupa di dipendenze e disagio sociale, la corsa alla Milano Marathon, con tanto di testimonial del calibro degli ex campioni olimpici Jury Chechi e Antonio Rossi aveva come traguardo la realizzazione di forni per il pane e l’avvio di laboratori di panificazione con docenti qualificati. Trentamila gli euro raccolti, che sono serviti ad aiutare la Comunità di Ortacesus (Ca) e il gruppo appartamento per minori “La Villa” a Palombara Sabina (Rm).
Come siete riusciti a mantenere un dialogo costante con i vostri supporters, fundraiser e donatori, quando è calato il sipario sulla Milano Marathon?
“Il giorno dopo la corsa ogni azienda e persona singola partecipante è stata ringraziata via mail. Poi abbiamo organizzato un “Thank you party”, per continuare dal vivo, nella comunità terapeutica di Garbagnate il 15 giugno con la presenza di Antonio Rossi, dei runner, dei donatori e degli utenti/operatori della comunità. È stato un modo per dire grazie e per iniziare la fase di aggiornamento sugli obiettivi raggiunti. Dianova crede fortemente nella rendicontazione, infatti da oltre 15 anni pubblica un bilancio sociale. Mantenere i contatti con i donatori è un aspetto importante per costruire legami di fiducia: per la Milano Marathon e questo progetto gli uffici fundraising e comunicazione di Dianova lavorano praticamente tutto l’anno mantenendo aperte le relazioni e aggiornando costantemente sull’evoluzione dei progetti proposti. Utilizziamo i canali relativi ai nostri social e scriviamo mail personali e newsletter dedicate, inoltre i colleghi dell’ufficio fundraising mantengono vivi i rapporti anche per altre iniziative con i donatori “fedeli”. Il rapporto diretto ha fatto sì che le richieste di evoluzione del progetto avvenissero quasi direttamente attraverso momenti sia formali che informali. Molti hanno poi condiviso o fatto ulteriori domande tramite i social. Crediamo che sia un dovere di chi raccoglie dare informazioni su ciò che è stato fatto con i fondi, pertanto non hanno avuto bisogno di chiedere espressamente in quanto ci siamo impegnati per informarli costantemente. Sul sito c’è una sezione permanente dedicata alla partecipazione alla Milano Marathon, dato che quest’anno per Dianova sarà la terza edizione (Qui il link al nuovo progetto).
Come vi è stata d’aiuto la piattaforma di Rete del Dono nella raccolta fondi?
“Nonostante la raccolta fondi online sia abbastanza poco usuale nel nostro paese, la piattaforma è stata utile per coinvolgere i colleghi delle nostre sedi che non si occupano dell’attività di raccolta fondi che hanno potuto in questo modo coinvolgere anche i loro contatti e amici nel progetto”.