C'è un modo speciale per compiere gli anni: fare un grande regalo agli altri. Sembra strano, ma il "compleanno solidale" alla fine rende tutti più felici: il festeggiato che sa di aver fatto un gran gesto, gli amici che partecipano a sostenere la realizzazione di un progetto di solidarietà e coloro che si aiuta. Attivarsi è semplice. Basta scegliere la buona causa da sostenere, tra le tante pubblicate su Rete del Dono e avviare una campagna personale di raccolta fondi chiedendo a parenti e amici di fare una donazione per chi ha più bisogno. "Chi ci ha provato è rimasto entusiasta", conferma Valeria Vitali, tra le fondatrici della piattaforma web.
Come funziona il personal fundraising per il compleanno su Rete del Dono?
La procedura è molto semplice: dall'home page del sito si accede alla sezione “progetti”. Una volta selezionato quello che più interessa, ci si mette in gioco in prima persona cliccando il bottone “Diventa fundraiser” (che tradotto vuol dire "colui che raccoglie fondi") sotto la voce “Vuoi fare di più?” Completato il processo di registrazione, si può creare la propria pagina di raccolta fondi con un testo che racconti il progetto, gli obiettivi concreti e la storia del fundraiser. Il nostro team rimane ovviamente a disposizione per ogni richiesta di supporto tecnico relativo alla piattaforma.
Perché scegliere il momento del compleanno per una campagna di raccolta fondi?
Ogni compleanno riceviamo tanti regali e spesso non sappiamo che farcene. Potremmo invece sfruttare quella ricorrenza per chiedere alla nostra rete di amici e parenti di aiutarci a fare del bene: è un modo di festeggiare diverso e molto appagante, perché condividiamo la nostra felicità con chi ha più bisogno. In generale, penso che attivare un progetto di questo tipo sia il modo migliore per coronare i momenti importanti della nostra vita: non solo il compleanno, ma anche un successo personale o professionale, la guarigione da una malattia, il matrimonio. In tutti i casi l'obiettivo è coinvolgere le persone a noi più vicine, non solo per raccogliere donazioni ma anche per attivare nuovi progetti solidali.
Ci sono storie che ti hanno impressionato particolarmente?
Mi è piaciuta molto l'idea di Moreno Lipari, che per festeggiare i suoi 40 anni ha deciso di aderire alla campagna di crowdfunding #givethebeat della Fondazione Mission Bambini. I suoi cari hanno potuto celebrare il suo compleanno donando visite e operazioni al cuore per i bambini di 10 Paesi, dalla Cambogia al Kenya. Per lanciare la sua raccolta, Moreno ha realizzato un video e la sua cerchia di amici e parenti ha risposto alla grande, consentendogli di raggiungere l'obiettivo iniziale del progetto (1500 euro) e raccogliere oltre 1800 euro.
Martina Calliari ha scelto di festeggiare i suoi 30 anni dall'altra parte del mondo in compagnia dei bambini accolti da Compagnia del Perù Onlus. Per il suo compleanno ha attivato una raccolta fondi per la Onlus stessa, un'associazione che aiuta chi ha subito violenze in ambito familiare. I fondi raccolti dal Compagnia del Perù servono per supportare le attività del C.A.E.F., una casa-famiglia gestita da una comunità locale a Trujillo che accoglie bambini dai tre mesi ai 17 anni e garantisce loro educazione e svago. Grazie a progetti come quello di Martina, finanziati dalla comunità di "Rete del Dono", tanti volontari sono partiti dall'Italia per regalare il loro tempo e la loro energia.
Francesco Tranchida ha sposato invece un progetto contro le leucemie del centro Maria Letizia Verga, arrivando a raccogliere il 200% dell'obiettivo iniziale. Crede molto in questa attività e chi lo conosce bene l'ha capito subito: a dare il buon esempio ci hanno pensato i suoi genitori, con una generosa donazione accompagnata da un messaggio commovente sulla piattaforma di “Rete del Dono”.
Perché è preferibile avviare un progetto di “personal fundraising” anziché limitarsi a fare una donazione?
Fare personal fundraising significare sostenere attivamente una buona causa, non limitandosi a donare, ma coinvolgendo parenti e amici nel proprio gesto di solidarietà. Chi decide di avviare tale iniziativa diventa ambasciatore della causa che sostiene e garante della bontà del progetto che ha deciso di sostenere, mettendoci la faccia e promuovendola in prima persona. Partecipare alla realizzazione di un progetto concreto rende il coinvolgimento del proprio network ancora più immediato. Non solo, la possibilità di lasciare un messaggio e di monitorare passo dopo passo l’andamento della raccolta dà ulteriore trasparenza alla raccolta fondi e alimenta il meccanismo di emulazione, rendendo la donazione virale.
Il personal fundraising funziona molto bene nel Paesi anglosassoni. Perché?
È un fenomeno che esiste da molto tempo. Credo sia un fatto principalmente culturale: chi raccoglie fondi si attiva in prima persona e ci tiene a farlo sapere alla sua comunità. La condivisione del gesto è fondamentale e stimola le persone della propria cerchia a fare altrettanto. In Italia, l'individuo ha un modo di donare che è più nascosto, si ha quasi timore a mostrarsi e a chiedere del denaro per una buona causa.
Molti però temono o non conoscono bene il web, è un problema?
Alcune persone non sono così esperte nell'utilizzo dei sistemi digitali di pagamento e per loro può quindi risultare complicato fare una donazione. Si tratta solo di bassa dimestichezza con lo strumento, ma il futuro è dalla nostra parte. I dati di "Rete del Dono" sono estremamente incoraggianti. Ad esempio il numero delle transazioni via mobile è in continua crescita, raggiungendo ad oggi quasi il 30% contro il 24% di un anno fa.
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