Come fare crowdfunding senza sprecare forze, tempo e soldi? Conoscendo fin da subito la comunità a cui rivolgersi e come raggiungerla.
La prima delle regole del crowdfunding è individuare la giusta community di riferimento. L’idea che tutti siano interessati a donare al tuo progetto è folle, e per quanto tanti lo raccontino come possibile e la definiscano una delle “potenzialità” del web, succede solo a un caso su mille, spesso legato a un argomento talmente popolare da fare il giro dei programmi tv e dei siti di informazione.
Ma se dare consigli di crowdfunding è facile, molto più difficile è realizzarli. E per capire quale community scegliere, non basta la sensibilità personale o l’intuito: bisogna analizzare le reti e le relazioni tra persone.
La rete di un progetto di crowdfunding: decentralizzata
Spesso si immagina la rete di un progetto con il progetto nel mezzo e tutto il resto – clienti, partner, dipendenti – connessi direttamente, come se tutti questi interlocutori fossero direttamente in contatto con il progetto. Questo è il sistema di una rete centralizzata. Altri pensano che tutto sia molto fluido e tutti siano collegati tra loro o quasi, come nelle reti distribuite. Infine c’è chi pensa che siano decentralizzate; l’azienda è nel mezzo, però clienti e partner non arrivano direttamente a lei, ma attraverso altri punti, detti nodi. Per esempio un cliente fidato che porta dieci altri amici è un nodo.
La rete di relazione di un progetto di crowdfunding, come di una azienda o di una persona, è un misto tra la decentralizzata e la distribuita. Ma per favorire una campagna di crowdfunding bisogna pensarla come decentralizzata. In ognuna delle diramazioni, ci sono persone interessate al progetto. Però si tratta di più pubblici diversi, che tra loro non per forza sono in contatto e che sono divisi in piccole minireti.
Faccio un esempio. Se il mio progetto si occupa di sport per disabili vittime di incidenti stradali, potenziali interessati sono gli appassionati di sport, gli appassionati di sociale, le vittime di incidenti stradali, i genitori delle vittime, i disabili, le associazioni di disabili, e molte altre figure. Queste realtà si ritrovano tutte negli stessi luoghi, negli stessi gruppi? No, ognuna è a sé. Ognuna è una diramazione della mia rete.
Dovrò quindi “disegnare” così la mia rete, segnando i gruppi facebook in cui si ritrovano queste realtà, le associazioni offline, le pagine facebook e i loro amministratori, i vip locali, i vip su twitter ecc. Ma come collegarle al mio progetto? Attraverso un nodo, in questo caso una persona che si fidi di me e che faccia da tramite. Gli associati di una associazione non si fideranno di me che non conoscono, ma di una persona che già è nella loro comunità e che ci mette la faccia per me. Lo stesso per gli iscritti di un gruppo facebook.
Il crowdfunding, gli influencer e la fiducia
Il modo in cui coinvolgere queste persone-nodi (detti anche influencer, perché influenti nella loro rete) può variare dal semplice contatto, all’amicizia, all’offerta di benefit.
Se si vuol costruire una campagna di crowdfunding di successo, conviene quindi avere fin da subito una community di riferimento che sia già affiliata, i cui membri possano fare da portavoce ad altri potenziali donatori. Per questo molte realtà prima creano la propria comunità, poi iniziano a chiedere soldi.
Vengono in mente le ottime campagne di crowdfunding per beneficenza di Humans of New York, il blog più famoso di New York. Dopo aver per anni collezionato fan che si sono legati al fotografo e alle sue narrazioni, è diventato un tale punto di riferimento che ha raccolto oltre 4 milioni di dollari quando ha chiesto un aiuto per due progetti sociali. La gente non conosceva i beneficiari finali, ma si fidava di chi chiedeva il denaro.
Crowdfunding e pr dei fondatori
Spesso le campagne di crowdfunding di successo hanno ideatori molto bravi nelle pr, che fanno già parte di una community forte e nella quale sono molto attivi. Tornando all’esempio, immagino gli ideatori iscritti a tre gruppi facebook molto partecipati per le vittime di incidenti stradali, così come a una associazione e ne sono rappresentanti a livello regionale, ma con ottimi rapporti in tutta Italia. In più uno di loro è attivo anche negli ambienti cattolici a livello diocesano per i disabili, un altro è iscritto a un partito e delegato per le disabilità in provincia. La campagna di queste persone forse avrebbe successo anche offline, ma online potranno chiedere a tutte quelle persone che conoscono di far girare il messaggio ai loro conoscenti e coinvolgerli.
Coinvolgere le persone e avvicinarle al “nucleo della rete”
Il coinvolgimento è la base di ogni comunità, anche nel crowdfunding. Un potenziale donatore può aver bisogno di tempo per convincersi. Magari è arrivato al progetto attraverso vari nodi; un ideatore fa parte di un’associazione, un socio dell’associazione condivide il progetto in un gruppo sportivo, uno sportivo lo fa girare tra gli amici del circolo letterario dove sta il potenziale donatore. In questo caso è importante che lui venga coinvolto in qualche modo per rimanere attaccato direttamente al progetto, senza più intermediari; magari entrando a far parte di un gruppo su Facebook dove si discutono i miglioramenti del progetto, di un gruppo nella vita reale, oppure ottenendo un ruolo o provando un servizio del progetto. La cosa migliore sarebbe che diventasse un contatto diretto di uno degli ideatori, anche solo online. Solo così alla fine donerà e poi sarà talmente convinto della bontà dell’idea da diventare lui stesso portavoce e spingere altri a investire.
La rete di persone è fatta di rapporti. I rapporti tra persone sono più forti di un rapporto tra una persona e un’idea o un sito, o anche con un’azienda o un’associazione. Chi vuole avere un crowdfunding di successo, deve coltivare la propria rete di contatti.