Donazioni d’impresa, sponsorizzazioni, cause related marketing, donazioni al checkout, volontariato d’impresa e payroll giving. Le opzioni per coinvolgere le aziende sono tante e ognuna mira a sollecitare un gruppo diverso di stakeholder – management, dipendenti o clienti.
Ma c’è un metodo di raccolta fondi, ancora non largamente promosso in Italia, che permette di coinvolgere diversi gruppi di stakeholder nella stessa attività e allo stesso tempo.  Un metodo che, grazie alla partecipazione attiva, ad un obiettivo condiviso, al sostegno reciproco e all’opportunità di crescita personale, crea un forte senso di comunità e condivisione.

Indovinato! Si tratta di peer-to-peer (P2P), un tipo di fundraising che dà risultati interessanti dal punto di vista economico e relazionale e che funziona sia con gli individui che con le aziende.
Il peer-to-peer fundraising se fatto bene, fa bene. A tutti: aiuta le organizzazioni non-profit a raccogliere fondi raggiungendo nuovi network di supporto, permette di costruire relazioni profonde con i sostenitori e offre a coloro che si appassionano ad una causa l’opportunità di fare di più. Divertendosi!

Una piattaforma come Just Giving utilizzata da 45000 organizzazioni non profit nel mondo ha permesso di raccogliere 4 miliardi e mezzo di dollari dalla sua creazione nel 2000. Virgin Money Giving utilizzata da oltre 14,000 organizzazioni ha raccolto 800 milioni di sterline in dieci anni. Considerando che queste sono solo due delle tante piattaforme disponibili, la dimensione del mercato è davvero interessante.

Peer-to-peer fundraising e aziende prima e durante il lockdown

 

Nel Regno Unito (e non solo) le organizzazioni promuovevano regolarmente eventi di raccolta fondi peer-to-peer ben prima della pandemia. Il lockdown però ne ha aumentato ancora di più la diffusione, in particolare c’è stato un boom di eventi virtuali che hanno attirato e continuano ad attirare l’interesse di moltissime persone.

Anche le aziende coinvolgono da tempo i dipendenti in attivita di peer to peer fundraising, ma negli ultimi mesi hanno dimostrato un interesse crescente. Trovandosi improvvisamente a dover gestire la forza lavoro quasi completamente da remoto, con una grande necessità di tutelare il benessere psico-fisico dei propri dipendenti e limitare l’impatto di stress e isolamento, hanno optato per incrementare attività di team building e wellbeing che si sposano bene con il peer-to-peer fundraising.

Il caso di Operation Smile Uk

 

Ad Operation Smile, sei mesi fa abbiamo creato Miles for Smiles, un evento P2P virtuale per individui e aziende. Simbolo dell’evento: una famiglia di un villaggio remoto del Madagascar che ha percorso 270km affinché le figlie di 2 e 6 anni potessero sottoporsi all’operazione chirurgica necessaria per la correzione della labiopalatoschisi.

Come funziona l’evento? I partecipanti si iscrivono per raccogliere fondi ed aiutarci a raggiungere più famiglie che vivono in villaggi remoti senza accesso alle cure necessarie; scelgono la loro attività (camminata, corsa, bicicletta, nuoto – quello che vogliono!), la distanza che vogliono percorrere e l’arco temporale in cui intendono completare la sfida. Attivano la loro raccolta fondi tramite una piattaforma online con un target suggerito di £150 (l’importo che serve per finanziare un’operazione chirurgica).

In questi mesi, oltre ad individui, quattro aziende partner hanno aderito, ognuna con una modalità leggermente diversa. In un caso, ad esempio, l’evento è stato collegato al 180esimo anniversario dell’azienda (percorri 180km e raccogli £180). Per un’altra azienda è stata un’opportunità per coinvolgere i dipendenti di diversi Paesi d’Europa, includendo Gran Bretagna, Francia, Italia e Olanda. Nel caso piu recente abbiamo personalizzato Miles for Smiles per un’azienda che opera nel settore sanitario e sostiene le nostre missioni mediche e i progetti educativi in Rwanda dagli anni ’90, principalmente attraverso donazioni d’azienda e gifts in kind – et voilà: Race to Rwanda!

Race to Rwanda, marzo 2021

 

L’evento, conclusosi pochi giorni fa, ha coinvolto 75 dipendenti divisi in due squadre. L’obiettivo comune era quello di percorrere collettivamente la distanza tra la sede dell’azienda nel Regno Unito e Kigali in Rwanda (virtualmente!) in un mese. Un totale di 6250 miglia, circa 10.000Km. Ogni dipendente ha contribuito a modo suo, decidendo il proprio target di raccolta, quante miglia fare e come farle.

I partecipanti hanno creato una pagina di raccolta fondi online e, grazie all’integrazione della piattaforma con Strava, hanno documentato le miglia percorse camminando, correndo o andando in bicicletta. Strava è un’applicazione che consente di monitorare l’attività fisica e di condividere aggiornamenti con foto e mappe direttamente sulla pagina di raccolta fondi. Rende la sfida interattiva e coinvolgente sia per chi partecipa che per chi dona, sfruttando il grande potere della condivisione per il successo di una raccolta fondi. Si stima infatti che i partecipanti che aggiornano le pagine personali raccolgano 6–18 volte di piu dei partecipanti che non le aggiornano! (2019, Blackbaud peer-to-peer fundraising study).

I dipendenti hanno messo a disposizione il loro tempo e la loro energia. I loro familiari, gli amici, ma anche altri colleghi, fornitori e clienti, hanno donato per la causa. L’azienda ha raddoppiato i fondi raccolti. Tutti gli stakeholder sono stati coinvolti, uniti dallo stesso obiettivo, tutti parte della stessa comunità!

Con un target totale iniziale di £2650 (raggiunto in soli due giorni e quindi poi aumentato a £6250), i dipendenti hanno concluso la loro sfida raccogliendo £13,500. Con l’aggiunta del match giving aziendale, Race to Rwanda ha generato un contributo complessivo di oltre £27000 - abbastanza per finanziare 180 operazioni!


Ci stai pensando? 5 cose da fare.

 
  1. Identificare il target aziendale. Chi mi vuole già bene? Chi potrebbe iniziare a farlo?
    Il P2P non è un gioco a cui solo grandi aziende con un solido programma di CSR e tanti dipendenti possono partecipare. È un metodo di raccolta fondi democratico e inclusivo, adatto anche ad aziende piccole con budget limitati.  Infatti, la motivazione, il livello di coinvolgimento dei dipendenti e la sinergia con l’organizzazione non-profit sono gli aspetti che principalmente influenzano il risultato. Conviene fare i primi test con aziende che già ci conoscono per poter rodare i processi necessari, ma successivamente il P2P sarà utile anche come proposta per nuove collaborazioni.
  2. Sviluppare l’idea, il brand & lo storytelling. Chi sono i dipendenti dell’azienda a cui mi rivolgo? A quale tipo di attività sono interessati?  L’idea deve nascere da qui, con un approccio supporter-centric. Presenta diverse opzioni come punto di partenza, magari adattando un’idea esistente, e rimanendo aperti alla possibilita di co-produrre un’attività completamente nuova. Serve una storia coinvolgente che motivi i dipendenti e che possa essere raccontata facilmente da loro a familiari, amici e conoscenti quando promuovono la loro raccolta fondi personale. Quindi più semplice e diretto è il messaggio, meglio è. Il brand giusto aiuterà a raccontare la storia.
  3. Fare coaching per i dipendenti-fundraiser. fare coaching significa valorizzare le potenzialità dei singoli individui e accompagnarli lungo un percorso. I dipendenti donano tempo, energie e risorse alla nostra organizzazione, noi in cambio dobbiamo assicurarci che la loro esperienza di raccolta fondi sia positiva, entusiasmante e divertente. Come? Garantendo un supporto personale e personalizzato durante tutta la campagna: prendendoci il tempo di conoscerli e ascoltarli, offrendo loro consigli e strumenti per iniziare e promuovere la raccolta e non dimenticando ringraziamenti e riconoscimenti adeguati (non solo alla fine, anche durante).
  4. Rendere disponibile un fundraising kit. Come per tutte le cose ‘fai da te’, servono un manuale di istruzioni e qualche attrezzo, ovvero un fundraising kit!
    Gli elementi principali da includere di solito sono:
    - informazioni sull’organizzazione e storie dei beneficiari, brevi e semplici cosi i partecipanti possono condividerle facilmente con i propri contatti.
    - consigli e idee sulle attività da intraprendere, includendo le testimonianze di altri che hanno già raccolto fondi
    - gli step da seguire per creare e promuovere la propria raccolta fondi online e offline
    - materiali di supporto, come ad esempio una maglietta, immagini da utilizzare sui social e volantini, a seconda delle attivita promosse (e del budget a disposizione!)
  5. Sfruttare il potere del gioco. Tutti amiamo giocare e adoriamo vincere. Applicare meccaniche ludiche all’attività di raccolta fondi aumenta la motivazione, il divertimento e, di conseguenza, migliora il risultato. Nonostante si parli di obiettivi condivisi e senso di comunità, un po’ di competizione amichevole non fa mai male. Esempi di gamification sono la creazione di squadre e premi in palio. Per Race to Rwanda ad esempio abbiamo condiviso aggiornamenti sulla posizione delle due squadre lungo il percorso sulla mappa ogni due giorni e abbiamo istituito una serie di premi basati sull’ammontare raccolto e sulla distanza percorsa. I premi comunemente offerti dalle organizzazioni non profit sono certificati, badges, magliette e accessori (generalmente con il logo), ma a volte è anche l’azienda a contribuire con dei premi: un giorno aggiuntivo di ferie per il miglior fundraiser, ad esempio, è uno dei premi preferiti dai dipendenti!

Cosa aspetti? Prova!

Raccogliere fondi creando un’esperienza pratica, condivisa, emozionante - quindi memorabile – è il modo più efficace per entrare (e restare!) nel cuore delle persone...e delle aziende!