Unire una sfida personale a una causa che va oltre se stessi e amplia l’impatto dell’esperienza che si sta vivendo: le raccolte fondi in occasione di pellegrinaggi e cammini di lunga percorrenza sono in aumento, e questo grazie anche a tante donne che negli ultimi anni hanno scoperto questa forma di slow tourism. Ecco perché questo movimento sta diventando sempre più femminile.
 

La riscoperta dei cammini

Nata nell’Europa del Centro-Nord, da qualche anno la passione verso i cammini è arrivata anche in Italia: “La miccia è stata la Via Francigena, la prima su cui è stato fatto un investimento capillare a livello nazionale e internazionale” ricorda Ilaria Canali, fondatrice della Rete Nazionale Donne in Cammino e del Gruppo Pubblico Ragazze in Gamba. “Dopo il Coronavirus c'è stata un’ulteriore accelerata, perché si tratta di un turismo low cost e a contatto con la natura e ha risposto a una rinnovata attenzione alla sostenibilità ambientale delle nostre abitudini”.
 

Per ritrovare se stessi

A detta di guide e operatori turistici, il boom è dovuto soprattutto alla partecipazione femminile: “Forse ormai le donne hanno superato gli uomini. La nostra Rete conta circa 50.000 persone, ma alcuni post ne raggiungono milioni. I motivi? Perché lungo un cammino avviene una sorta di rinascita, una catarsi quasi terapeutica: è un’occasione di riscoperta della natura e delle cose essenziali, ma anche un modo di mettersi in gioco e ritrovare la voglia di vivere. Le nostre iscritte ci parlano spesso della voglia di ritrovare coraggio e serenità, in particolare dopo una malattia, una perdita o un periodo difficile come il Covid-19”.
 

Mai da sole

Voler superare i propri limiti e viaggiare con pochi mezzi e strumenti parla anche di empowerment femminile: “C’è chi preferisce affrontare un cammino non in gruppo, ma da sola per celebrare la propria autonomia”. Anche queste camminatrici, però, sentono forte il desiderio di condividere la propria esperienza: “Mi è stato chiaro fin dalla nascita della Pagina che questa community non sarebbe rimasta virtuale: la passione per il cammino unisce e scardina le regole dei social. Le persone si incontrano per davvero e camminano insieme, propongono nuovi itinerari, si scambiano informazioni ma soprattutto emozioni come storie e diari di viaggio. Perché quando guariamo, più o meno metaforicamente, abbiamo voglia di comunità e condivisione”.


 

Mettiti in cammino

Perché allora mettersi in cammino? “Perché in cammino avviene una trasformazione. Garantito. Per questo consiglio, per prepararvi, di concentrarvi più sulle vostre motivazioni che sugli aspetti tecnici. Scegliete certo un percorso adatto alla vostra preparazione fisica, ma sappiate che c’è sempre qualcosa che potete fare. Nel gruppo c’è un argomento intitolato ‘I miracoli accadono’ che spazza via le paure di un principiante. Non esiste ‘non sono allenata, sono sovrappeso’ ecc.: fai lo zaino perché quello che non pensavi di poter fare, lo farai. E concludere qualcosa che si è iniziato è la soddisfazione più grande”.
 

In cammino per il Personal Fundraising

Una marcia in più: secondo Ilaria, chi cammina per una causa benefica riesce a tirare fuori risorse inaspettate. “Fare un cammino per Personal Fundraising noto che dà una motivazione extra: senti dietro di te la spinta di un’intera comunità, il sostegno di tanti tra beneficiari e donatori. Il carico emotivo è forte e ciò traspare anche dalla incredibile capacità di comunicare tutto ciò: le camminatrici solidali trovano sempre le parole giuste, sono ispiratissime nel raccontare la propria esperienza e i progetti che sostengono”.
 

Margherita per il Cammino di San Francesco Caracciolo

Proprio la forza comunicativa è stata l’arma vincente di Margherita Rizzuto che - all’interno della campagna più ampia di Nicola Caracciolo e della Cooperativa Con la mano del cuore - ha coinvolto 100 cuochi per costruire il Cammino di San Francesco Caracciolo. “Sono partita da alcuni cuochi amici che hanno subito sposato la causa dedicata proprio al patrono dei cuochi. Ci vuole tempo, prima di ricevere devi dare ed emozionare: ho dedicato un post ad ogni donatore parlando della sua storia e delle sue motivazioni e poi si è innescata una reazione a catena che ha visto anche cuochi operanti all’estero attivarsi in prima persona e rilanciare la campagna. Abbiamo raggiunto l’obiettivo di mappare i primi 90 km di un percorso che, una volta completato, collegherà Loreto a Napoli ripercorrendo i 550 km che furono l’ultimo viaggio del santo”. La campagna di Personal Fundraising è stata anche la prima occasione per conoscere e mettere in rete i comuni interessati al progetto, che ora punta a coinvolgere dal basso sia i residenti ma soprattutto le comunità di camminatori: “Vorremmo lanciare una sfida tra camminatori lungo i primi 90 km di percorso per far conoscere il tracciato e continuare la nostra opera”.