Quando la crisi Covid-19 è esplosa ed è arrivato il lockdown, Marco Vegliante aveva appena superato le cure per il tumore al testicolo e stava concludendo gli studi. Il 20 marzo si laurea, a distanza, e iniziano giornate di attesa, anche di noia. “Soprattutto di noia, perché venivo da mesi di lotta contro la malattia e poi questo ennesimo stop”, conferma lui stesso. Così l'idea: organizzare un viaggio, di quelli che ti porti dentro e che un giorno potrai raccontare ad amici, figli e nipoti. “Ho deciso che sarei partito a luglio, per attraversare l'Italia. 1500 km dalla Lombardia a casa mia, nel Cilento. Voleva essere una esperienza di speranza, per me e per i tanti che affrontano e affronteranno quello che ho vissuto io”.
Il risultato è stato un successo per questo ragazzo di 28 anni, su tutti i fronti: 20 mila euro, oltre 220 donazioni e il premio Rete del Dono Challenge, come migliore sfida di fundraising per il mese di agosto 2020.
Un gruppo di amici dietro a Marco
Marco ha capito che non poteva fare tutto in solitaria, che non era solo un viaggio per se stesso, uno di quelli che lui amava fare in tutto il mondo. “Ho contattato Fondazione Airc perché volevo raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro, che ha colpito me e anche mio padre. Ma volevo fare le cose in grande e allargare fin da subito l'impegno”.
Allora contatta un gruppo di amici che si occupano di diverse attività, per portarli con sé, anche se a distanza. “Ho chiesto di darmi una mano con le grafiche e i social, ad altri di mandare i comunicati alle testate nazionali e locali per raccontare la storia. Abbiamo fatto molto rumore, ho avuto interviste e articoli di giornali di zona e si è parlato molto del mio viaggio. Sapevo che per raccogliere, bisogna coinvolgere tante persone. Era necessario allora arrivare a più persone possibile, anche sconosciute. E poi volevamo davvero diffondere il messaggio, perché arrivasse a tante persone che stanno vivendo quello che ho vissuto io”.
Una sfida per portare la speranza a tanti altri malati
Mentre era ricoverato, per non perdere la speranza lo hanno aiutato le storie personali di campioni e non solo che ce l'hanno fatta a ripartire dopo il tumore: “Nel mio piccolo volevo dare un messaggio di speranza anche io, per questo ho pensato che fosse necessario mandare i comunicati e fare le interviste. Se potevamo dare un po' di spinta a chi si trova in uno dei momenti più difficili della propria vita, dovevamo farlo”.
Alla fine la notizia della raccolta fondi ha fatto il giro anche di Padula, il piccolo comune in provincia di Salerno da cui arriva Marco, e dove pochi sapevano della sua storia. “In tanti mi hanno scritto sorpresi. Raccontarsi non è stato problematico, è un ricordo che non posso rimuovere dalla mia testa, è un ricordo che ho e che è vivo. Ho pensato fosse meglio farlo uscire fuori, che magari potevo aiutare altri”.
Il premio Rete del Dono Challenge è solo la ciliegina su una esperienza che è diventata ogni giorno più grande e piena di significato. “Avevamo deciso di metterci tanto impegno, e ci eravamo detti che dovevamo raggiungere i 10mila euro, visto quanto ci siamo dati da fare. Vincere il premio è stata una ulteriore soddisfazione per me e per tutto il team”.