Nato nel 2014 per sostenere soprattutto interventi di manutenzione e restauro di beni culturali pubblici, l’Art Bonus negli anni si è evoluto e da maggio 2020 si applica a nuove categorie del mondo dello spettacolo dal vivo. E grazie a Rete del Dono ora

anche una campagna di Crowdfunding a sostegno di un progetto culturale può avvalersi dell'Art Bonus

 

Che cos’è l’Art Bonus e le novità 2021

L’Art Bonus è un’agevolazione fiscale istituita dal DL 83/2014 volta a incentivare le donazioni a favore della cultura, dello spettacolo e del patrimonio artistico. Permette ai donatori di recuperare come credito d’imposta il 65% di quanto donato nei tre anni successivi alla donazione, nei limiti del 15% del reddito imponibile per persone fisiche ed enti non commerciali e del 5 per mille dei ricavi annui per i soggetti titolari di reddito d’impresa. Il DL 34/2020 ha ampliato l’elenco degli enti pubblici e non profit che possono offrire questo beneficio fiscale, che ora comprende: enti pubblici titolari di un bene pubblico, soggetti privati concessionari di beni culturali pubblici, fondazioni lirico-sinfoniche ma anche teatri di tradizione, istituzioni concertistico-orchestrali, teatri nazionali o di rilevante interesse culturale, festival, imprese e centri di produzione teatrale e di danza, circuiti di distribuzione, complessi strumentali, società concertistiche e corali, circhi e spettacoli viaggianti.

4 motivi per cui l’Art Bonus può favorire la ripartenza

Gli ultimi dati dicono che l’Art Bonus ha superato i 550 milioni di euro di erogazioni raccolte a partire dal 2014 grazie alle donazioni di oltre 21.000 mecenati verso 2.000 enti beneficiari per oltre 4.000 interventi. “Numeri  incoraggianti soprattutto se aggiungiamo che di questi oltre 80 milioni di euro sono stati raccolti nel corso del 2020, in pieno lockdown” dice Marianna Martinoni di Terzofilo Fundraising per lo sviluppo del non profit. Che il dono per la cultura sia il dono del futuro lo abbiamo capito proprio durante il Covid sulla base di almeno 4 elementi:

  1. I sostenitori della cultura ci sono eccome. “I donatori hanno ormai preso confidenza con l’idea di sostenere anche progetti culturali e il numero di donazioni verso questo comparto è aumentato proprio durante il Covid, quando le persone hanno capito che era il momento di non abbandonare le organizzazioni del settore. Questo è dovuto anche a quegli enti culturali che, una volta ferme tutte le attività primarie, hanno saputo investire le energie sugli strumenti digitali sia per la raccolta fondi sia per mantenere i rapporti con i propri pubblici”.
  2. L’interesse verso la cultura è in aumento. Non solo il popolo di affezionati, ma anche l’area dei potenziali interessati è più ampia del previsto: “Dopo le prolungate chiusure, anche coloro che una volta erano semplici fruitori ora sentono grande bisogno di tornare a fare arte e cultura - spiega Massimo Coen Cagli Direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma - Chi infatti durante il Covid non si è fermato e ha avuto il coraggio di chiamare a raccolta i donatori ha avuto risposte davvero positive”.
  3. L’impatto psicologico delle attività culturali. “La cultura - prosegue Coen Cagli - è poi un fattore trainante della ripresa anche per l’impatto sulla qualità della vita delle persone nei suoi risvolti sociali e psicologici”.
  4. L’asset principale per l’Italia. “Il Paese deve riprendersi soprattutto a partire dai suoi maggiori asset strategici: la cultura è il principale di questi, capace di generare 250 miliardi di euro di valore contando anche indotto e posti di lavoro”.

 

Art Bonus e Crowdfunding per Biblioteche e Pubbliche Amministrazioni

Le Pubbliche Amministrazioni (PA) sapranno cogliere l’opportunità dell’Art Bonus per sperimentare le prime campagne di Crowdfunding? “Sempre più, a fianco dei contributi di aziende e fondazioni, cresce il peso delle donazioni di singoli cittadini proprio grazie a questo strumento, che rende ancora più includente la cultura per le persone” risponde Massimo Coen Cagli. "Non tutti i cittadini si riconoscono nel tradizionale “ideai-tipo” del mecenate, spesso legato ad una immagine di persona ricca e facoltosa o ad investitori nel mercato dell’arte. Senza nulla togliere all’importanza dei “mecenati”, credo che il Fundraising per la cultura debba essere in grado di attrarre verso il fenomeno della donazione culturale le grandi masse fatte da cittadini comuni ai quali, troppo spesso, non ci si rivolge pensando che non siano propensi a donare. Teniamo presente che, secondo una recente ricerca condotta da Giampiero Giacomel di “FIlantropiaculturale”, che la propensione al dono e la cifra media che gli italiani sono disposti a donare per la cultura è quasi il doppio di quella dei britannici, per cui non si dica più che non c’è mercato e si inizi a coinvolgere anche questa fetta di potenziali donatori”.

Le Biblioteche poi hanno tutte le carte in regola per fare ottime campagne di Crowdfunding: “In 4 anni abbiamo circa 50 biblioteche e l’Art Bonus ha sempre dato risultati significativi, perché sono un servizio quotidiano e vicino ai cittadini con un popolo di sostenitori affezionati e fidelizzati”.

Art Bonus: come farsi trovare pronti

Lo strumento, però, non basta: “L’incentivo fiscale da solo non crea donatori - ricorda Martinoni. Ecco perché è essenziale che prosegua il processo di cambiamento interno alle organizzazioni”:

1.     Semplificare i passaggi burocratici. Per gli enti pubblici (meno per le non profit) l’Art Bonus è l’occasione per ridurre gli ostacoli amministrativi e burocratici al fundraising: “Alcune amministrazioni ad esempio non hanno autonomia gestionale e finanziaria” spiega Coen Cagli. In questo, dice Martinoni, Rete del Dono può venire in aiuto: “Il portale - oltre a offrire ai donatori molti canali diversi di donazione - risolve molti tecnicismi e questioni burocratiche come la trasparenza, la tracciabilità della donazione e la rendicontazione mensile richiesta dal Ministero. È infatti possibile garantire il credito d’imposta previsto dall’Art Bonus anche ai donatori che donano digitalmente sulla piattaforma e non solo direttamente sull’iban dell’ente beneficiario”.

2.     Lavorare per progetti. Lanciare una campagna di Crowdfunding poi costringe le organizzazioni a cominciare a ragionare per progetto: “È necessario identificare un progetto per cui chiedere fondi, definire dei cost example validi anche per i piccoli donatori, porre un obiettivo di raccolta realistico. Non sempre le organizzazioni culturali e dello spettacolo hanno una chiara pianificazione strategica in questo senso e doverlo fare per lanciare la campagna può essere di aiuto” spiega Martinoni.

3.     Sviluppare le competenze di Fundraising. Sollecitare il dono vuol dire dotarsi di competenze di comunicazione e di strumenti digitali adeguati come landing page e profili social: “Su Rete del Dono - spiega Martinoni - è possibile “conoscere” i propri donatori e entrare in relazione con loro, seguire l’andamento della campagna e imparare a fare un donor care immediato."

Coinvolgere le aziende

Sul fundraising culturale rivolto alle aziende bisogna ancora lavorare molto: “Le aziende faticano a vederne i vantaggi se non ne guadagnano in visibilità, ma le erogazioni liberali legate ad Art Bonus non sono sponsorizzazioni, quindi la logica della visibilità del logo viene meno” spiega Martinoni. “Bisogna trovare insieme nuove strade!”.

“Deve aumentare la consapevolezza - aggiunge Coen Cagli - di quanti milioni di visitatori hanno alcune grosse istituzioni culturali pubbliche, ma anche che grande impatto possono generare sul proprio territorio le piccole o medie organizzazioni e istituzioni culturali: in questo modo il Crowdfunding triangola facilmente con le aziende, sempre in cerca dei progetti che riscuotono grande successo in termini di engagement”.