Da Torino a Roma in sella a una mountain bike per sostenere AIRC e la lotta contro il cancro. È l’impresa che è valsa a Ciro Russo, 28enne campione di lotta greco-romana delle Fiamme Oro, il premio Rete del Dono Challenge di luglio, la gara di solidarietà che fino a settembre premia i personal fundraiser che riescono a raccogliere più fondi e coinvolgere più donatori con la propria iniziativa. Per una volta ha lasciato la sua amata pedana e ha inforcato i pedali. E anche in questo caso, ha raggiunto il suo obiettivo, anzi il suo doppio obiettivo.

Una sfida nata per gioco

Pedalare 960 km sarebbe stato difficile per chiunque, figuriamoci per chi doveva portarsi dietro oltre 80 kg di muscoli e non era praticamente mai andato in bici prima di quel momento: “Durante i mesi di lockdown i miei allenamenti erano solo pesi e circuiti chiuso in casa a Torino, in videochiamata con il mio coach. Così, appena i decreti lo hanno consentito, ho rispolverato la mia vecchia bicicletta per tornare un po’ all’aria aperta e un giorno ho scherzato con un compagno di squadra sulla possibilità di tornare a Roma, dove da 10 anni lavoro e mi alleno, proprio sulle due ruote. Chissà se ce l’avrei fatta, mi dicevo. L’unico modo era provarci per davvero”.

Perché #pedalandocontroilcancro

A Ciro, però, arrivare a Roma non bastava: “Con i consigli di mio padre, ciclista amatoriale, ho diviso il tragitto lungo la via Francigena in 10 tappe. Normalmente ci vogliono 15-20 giorni, ma ho voluto sfidarmi e associare questa avventura a una causa che mi sta molto a cuore: mi chiamo come il nonno che non ho mai conosciuto proprio a causa di un tumore che se lo portò via nel 1991. Nel 2014 poi ho perso anche la nonna che mi aveva cresciuto e, più di recente, ho accompagnato spesso mio nonno materno a fare radioterapia. Lui la sua lotta per ora l’ha vinta, e per me era ora di fare qualcosa in più e passare da donatore a fundraiser per AIRC”.

Sport e solidarietà: una motivazione nuova

La spinta extra di cui aveva bisogno è arrivata proprio dalla causa benefica: “Rispetto ai miei incontri di lotta, la fonte della motivazione qui non è stata la competitività, ma qualcosa di diverso e forse più intenso. Ero di fronte a una sfida che davvero non sapevo se avrei superato, e sentire il supporto di tante persone mi ha dato la carica soprattutto nei momenti più difficili, in cui la testa e il cuore fanno la differenza più delle gambe. Come durante la salita verso il passo della Cisa, sotto il sole e con 1800m di dislivello da affrontare: avevo l’App di Rete del Dono sul telefono e ogni notifica di una nuova donazione era un’iniezione di forza”.

Il tifo di tutte le Fiamme Oro

E di sostegno ne è arrivato davvero tanto: oltre 5000 euro di donazioni da amici, da tanti lottatori italiani e stranieri ma non solo. “Mi sono rimasti impressi i messaggi di tante persone che non conoscevo che mi hanno raccontato della loro lotta contro il cancro. La gioia più bella è stato però l’appoggio attivo dei colleghi, allenatori e compagni di squadra e dell’intero corpo di Polizia, che mi ha fornito l’attrezzatura delle Fiamme Oro. La mia dirigente è anche venuta a Siena a trovarmi al termine della tappa e ha partecipato a una delle mie dirette social, in cui parlando con esperti e ascoltando testimonianze di chi ha affrontato la malattia ho capito quanto la ricerca negli ultimi 20 anni abbia fatto passi da gigante”.

 

La sorpresa in Piazza San Pietro

Il 21 giugno l’agognato traguardo in piazza San Pietro: “Non mi aspettavo un’accoglienza simile, mi sono commosso: c’erano la mia squadra, la mia dirigente, la mia famiglia e la mia ragazza da Torino”. E naturalmente anche un’orgogliosa Federica Gargiulo, di Fondazione AIRC: “La voglia di ripartire tradotta in energia positiva e il convinto impegno a supporto della missione di Fondazione AIRC ha reso la sfida di Ciro particolarmente emozionante, e il suo successo è diventato il successo di tutti. L’abbiamo seguito passo passo attraverso il suo profilo Instagram, abbiamo vissuto con lui l’emozione di questa impresa fino al suo arrivo dove ero presente come tifosa del campione e del fundraiser. Ciro ci ha dimostrato che con la giusta determinazione si può raggiungere ogni obiettivo!”.

Sfidate voi stessi

È stata una sfida improvvisata quella di Ciro, ma la rifarebbe? “Consiglio a tutti di buttarsi: uscite dalla vostra comfort zone per fare del bene. Quel bene, che è il vostro fine, sarà anche il vostro mezzo, che vi darà quel qualcosa in più per superare i vostri limiti e valorizzare al massimo i vostri sforzi. Sono riuscito a coinvolgere le persone essendo me stesso, se siete persone serie e credibili nella vostra rete sociale siete già testimonial credibili. E tradurlo sui social è stato facile anche per me, che non ero nemmeno attivo sulle mie pagine e avevo pochi followers. E poi la piattaforma di Rete del Dono, su cui mi ha indirizzato AIRC, è veramente semplice e intuitiva da usare”.

Il sogno olimpico con tanti tifosi in più

Lui ora non vorrebbe più smettere di pedalare per AIRC: “A breve parteciperò a un giro turistico di Roma in bici, per sensibilizzare sulla lotta contro il cancro. Mi piacerebbe in futuro organizzare un’iniziativa benefica di lotta”. Adesso però è proprio il suo sport a chiamare: Ciro, dopo 5 ori ai Campionati Italiani e le partecipazioni a Mondiali ed Europei, sogna l’Olimpiade. Dovrà tornare in forma, dato che il ciclismo ha richiesto una preparazione totalmente diversa e ha perso ben 6 kg di massa. “A livello fisico questa esperienza mi ha tolto qualcosa, ma ho allenato la forza di volontà e sperimentato davvero il rischio di non farcela. Ho affrontato una sfida più grande di me, un po’ come i malati di tumore che non sono mai preparati di fronte alle difficoltà della malattia. Ma arrivare a Roma è possibile!”.

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